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989, 07/11/2020 - Il prossimo sprint
989
07 . 11 . 2020

Baby Yoda piccolo combinaguai

In ottemperanza agli editti annunciati dai menestrelli di corte, anche Neo è ritornato a Lavorare Da Casa™. Lo Stagista invece a quanto pare no: essendo stagista, la sua vita è sacrificabile.
Arrivasse un V anche in questo nostro Novembre, a stravolgere lo status quo con i suoi attacchi dinamitardi e i suoi motti arguti! O forse di stravolgimenti ne abbiamo avuti sin troppi, ultimamente?
Arriveranno, questo è certo, le Console di Nuova Generazione (TA TA TA DA!): le prossime settimane entreranno nelle vite come cuccioli bisognosi d'affetto, ma anche come Gremlin a cui avete dato da mangiare dopo mezzanotte.
Avremo modo di parlarne... Spoiler: chissenefrega, sono solo scatole vuote e lo andiamo ripetendo da sempre. Mortalmente noiose esse in quanto pezzi di hardware, e tristissimo lo spettacolo delle fazioni che polemizzano intorno ad esse, come se il mondo non fosse già abbastanza polarizzato, e servisse un altro terreno di scontro sterile...

Ma no, almeno su queste pagine cerchiamo di sfuggire alla noia e al circolo vizioso della polemica. I reami incantati in cui rifugiarci non ci mancano.
In genere per sentir parlare di serie e miniserie e affini dovete rivolgervi alla colonna qui di fianco, e alla penna salace di Cymon. Ma ogni tanto guardo anch'io qualcosina, e naturalmente sono ansioso di esternare la mia opinione... ma che dico, la mia Legge. Del Mandaloriano ho già parlato molto bene all'epoca del suo esordio, ma ora devo rincarare la dose.
I primi due episodi di questa seconda stagione mi hanno incantato come tutti gli ultimi film non sono riusciti a fare: e fin qui non è un gran traguardo, potevo anche guardare crescere una piantina di basilico.
Ma l'incanto è profondo, è come se Disney avesse trovato, nei meandri da incubo delle sue fabbriche ciclopiche, la formula per distillare Lo Spirito Della Mattina Della Vigilia Di Natale Di Tanti Anni Fa™. Basta inalare una singola dose di The Mandalorian, in una comoda capsula da 20-30 minuti, per essere risucchiati attraverso un meato nello spaziotempo fino alle mattine festive della nostra infanzia, quando eravamo già in vacanza ma senza i regali, e guardavamo episodi di cartoni e serie e film meravigliosi che potrebbero o potrebbero NON essere mai esistiti...
Ma quello che conta è l'emozione, quella che sentivamo allora e che ci viene restituita dalle avventure spensierate del Mandaloriano. Divertimento a ruota libera senza imposizioni di sorta: soprattutto niente stramaledetti Misteri da rivelare nell'arco di dieci stagioni.
Difficile dire quanto sia liberatoria questa cosa: non mi ero reso conto di come l'imposizione del Mistero a tutti i costi avesse reso soffocanti le serie di intrattenimento, finché non è arrivato il Mandaloriano a spezzare le nostre catene! Il Mandaloriano è un pistolero di poche parole, che conduce una vita semplice e ha desideri semplici. Il filo conduttore delle sue avventure (che sono AVVENTURE, non tristi vicissitudini) non è tanto l'inseguimento di Misteri che si accumulano senza soluzione: è più che altro la celebrazione dell'eroe pieno di risorse, che si caccia nei guai e ne esce sempre per il rotto della cuffia.
Tutto nel Mandaloriano è già stato fatto da altri in altri tempi. Ma riproporlo oggi è dirompente. Il samurai rinnegato e braccato dagli assassini ninja, con figlioletto al seguito, è ovviamente l'intera trama della serie di Kozure Ôkami, quei filmacci giapponesi pieni di sangue e musiche che spaccano (il film-compilation è questo, ed è uno spettacolo da non credere). Le inquadrature e le situazioni sono il succo di tutti gli spaghetti-western mai fatti. L'azione a rotta di collo ricorda i fumetti di Flash Gordon... ma non sono forse tutti questi esattamente le fonti di ispirazione originali di George Lucas?
Ma sì che lo sono, e infatti The Mandalorian è la cosa più vicina a Guerre Stellari (1977) che si sia vista negli ultimi quarant'anni. Le serie a cartoni animati 2D e 3D di Rebels, mi dicono, erano molto carine, ma anche loro commettevano il difetto di darsi una trama vera, di voler raccontare un'epica lunga e seria che coinvolgeva la Galassia intera.
Il Mandaloriano al massimo si preoccupa di arrivare a domattina.

E poi c'è Baby Yoda: quel piccolo bastardo aveva ammaliato persino me, tanto che gli avevo affidato questo 2020 (!). Abbiamo visto com'è andata.
E in effetti quel birbantello verde in questa seconda stagione si è tolto la maschera, rivelandosi una peste combinaguai.
Ecco, The Mandalorian è la serie in cui sei curioso di vedere in che guaio si cacceranno i nostri eroi la prossima settimana. Né più né meno. Quanto mi sei mancato!

Lo-Rez: arte, storia, web design
07 . 11 . 2020

Scrivere senza sosta

Certi flussi aziendali possono anche apparire come giochi di società e come in certi giochi di società il buon giocatore sa come non ottenere massimo risultato col minimo sforzo, a volte anche usando certi trucchi che agli autori del gioco non sono venuti in mente. A parte gli scherzi il test-driven programming è una cosa seria, probabilmente l'unica modalità sensata per fare le cose e uno dei pochi step evolutivi di cui bisogna effettivamente fare tesoro tra le varie riflessioni che si sono avute nel mondo dell'informatica negli ultimi decenni. Noi sviluppatori software rimaniamo molto giovani e quindi acerbi per quello che riguarda le tecniche di progettazione delle nostre architetture, le poche cose efficaci che esistono bisogna impararle e applicarle senza farsi troppe domande.

Novembre è un mese piuttosto strano. Innanzitutto a Novembre ci siamo finalmente lasciati indietro tutti gli strali di Halloween che sembrano ammorbare con la loro aura di orrore tutto ottobre, in modo che sta diventando ipertrofico. Oltre a ciò sembra il mese in cui la gente deve dedicarsi a qualche impresa. Poiché è un mese non poi così festoso stanno tutti a cercare qualcosa per celebrarlo. Ci sono in questo senso iniziative un po'... uhm... personali, ma io sarei qui per parlarvi di un altro progetto.

Quest'anno, infatti, visto che il tempo libero in solitudine sembra essere... ehm... sovrabbondante, ho deciso di lanciarmi nel Nanowrimo. Ora lo vedete con questo sito fancy e tutto il mechandising intorno, ma in realtà è una cosa che è nata nel 1999, rustica come il web rustico del tempo. Stiamo parlando del National Writing Month, una sorta di gara contro sé stessi tutta muscoli e tastiera che però ha anche un suo valore formativo se siete degli scrittori o volete diventare tali.
La regola del Nanowrimo è abbastanza semplice: tra il primo e l'ultimo giorno di Novembre dovete scrivere 50.000 parole, l'equivalente di un libro di dimensioni normali (il riferimento è il Grande Gatsby). Ovviamente parliamo della prima stesura, l'importante è che ci siano 50.000 fottute parole.
Come sapete l'internet ha avuto un certo ruolo, in ogni sua incarnazione, nell'espandere le opportunità di scrittura creativa. Dopotutto gli scrittori hanno sempre desiderato un canale per farsi leggere e l'internet di qualsiasi epoca è sempre stato adatto a trasmettere parole. Se non fosse per lo spazio che fisiologicamente occupano, i diari personali, le fanfiction e i romanzi a puntate buttati qua e là rappresenterebbero una grossa fetta del totale dei dati in rete, anche così, però, basta andare in giro un po' per capire di quale mondo sterminato stiamo parlando. Ma l'internet non è solo esposizione, l'internet è anche arena e allora molti di questi posti dove gli scrittori in erba prosperano sono anche posti dove sfidarsi, confrontarsi affrontarsi. Se non vi sentite scrittori in erba, se non avete proprio quel fuoco, se non sentite di voler aderire alla razza senza se e senza ma, ecco... state lontani da certi posti. Gli scrittori in erba, dall'alba dei tempi, sono una delle categorie di internauti tra le più feroci.

Il Nanowrimo però non ha di queste peculiarità perché, ripetiamolo, è necessariamente una sfida con sé stessi. Vive di numeri, cose che non si possono truccare e su cui il giudizio è inappellabile. Non si tratta di scrivere bene o male, cogliere la traccia o essere incomprensibile. Le parole sono 50000, sul vostro word processor preferito queste devono essere, alla fine del gioco: 50000. Non so se avete dimestichezza con i numeri della scrittura creativa, ma permettetemi di dire che 50000 parole in un mese (o, come il Nanowrimo gentilmente ricorda, 1667 al giorno) è fottutamente tanto. Io mi considero un buon mulo e ormai a digitare vado abbastanza svelto, ma fate conto che anche così mi ci vuole almeno un'ora per raggiungere la quota giornaliera. Un'ora che dovete mettere in conto per tutto novembre, tutti i giorni e senza sconti, pena fallire il gioco.

Il Nanowrimo concede agli scrittori di progettare l'opera prima di iniziare il mese. Questo rappresente un altro degli aspetti più insidiosi dell'impresa. Potete anche avere buoni muscoli, come dicevamo, ma state pur sempre lavorando a una storia e le storie, si sa, non è detto che vadano necessariamente come vogliamo. Magari trovate il tempo tutti i giorni, magari scrivere sulla tastiera non vi pesa, magari avete trovato un wordprocessor che vi rende tutto comodo però non sapete cosa scrivere, la grande pagina bianca non si cura dei vostri obiettivi. Per ovviare a questo la progettazione è molto utile, ma deve essere una violenza che fate a voi stessi. Spesso lo scrittore, quando arriva a progettare i dettagli di quello che si accinge a scrivere sente quasi come se si stesse spoilerando la storia che ancora deve venire. Nella scrittura a volte c'è anche il piacere di scoprire "in corsa" cosa accade. Questo però ci espone al pericolo che, a un certo punto, non accada nulla ovvero la scena che abbiamo allestito non abbia una via d'uscita visibile. Questo è sempre angosciante, ma pensate quando succede con un orologio come quello del Nanowrimo a ticchettare sopra le vostre teste.
Io l'ho presa un po' incosciente. Di solito quando scrivo ho un progetto minuzioso e dettagliato da ingegnere, per me però il Nanowrimo è un gioco e una sfida di tipo differente, per questo ho deciso di affrontarla da pantser, senza rete, vedendo giorno per giorno cosa usciva. Questo mi ha portato a indugiare molto di più e divagare molto di più. Se non puoi fidarti della trama, ma hai un obiettivo di 1667 parole da raggiungere, quello che puoi fare è decidere semplicemente che i tuoi personaggi facciano qualcosa, anche qualcosa non necessario, e descrivere l'interazione tra loro. E' una pratica che può essere divertente per lo scrittore (a seconda di quanto si diverte con i suoi personaggi) e non necessariamente noioso per il lettore, perché alla fine anche ciò che non serve ad arrivare verso il finale, se è fatto bene, può essere una lettura piacevole. Pensate a quante scene inutili di tanti libri vi sono rimaste impresse, di certo lì lo scrittore ha deciso di prendersi il suo tempo, senza stare a farsi sottomettere dalla maledetta trama.

Bene! Chiudiamo l'editoriale quindi con la domanda che aleggia dalle sue prime righe: riuscirò? Non lo so, se dovessi dire come va la gamba ora risponderei sì, ma come in tutte le corse lunghe può sempre capitare, quando meno te lo aspetti, un momento in cui il fiato ti viene a mancare e tutto si fa nero. Allora e solo allora, da come riuscirai ad andare avanti o da come ti arrenderai, si capirà quale sarà realmente il tuo risultato.

“Sagani: Come va la mano?
Eder: E' sul viola. Forse dovrò tagliarla.
Sagani: Ti avevo detto di non accarezzarla.
Eder: Ma se non va accarezzata, perché è così morbida?”

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