Strip
serie
877, 28/07/2018 - Con le cuffiette
877
28 . 07 . 2018

A long long time

Quando uno coltiva ossessioni così decisamente osteggiate dal Mondo, come Neo in questa strip, canticchiare ad alta voce è davvero un errore da principianti.
Sarà colpa del caldo, che si insinua persino tra i cubicoli climatizzati, che inceppa gli ingranaggi del nostro cervello con quei maledetti barbagli di luce solare. Perfino volare al Nord, in una delle mie consuete migrazioni stagionali, non è servito a nulla: l'estate mi ha raggiunto perfino lassù, dove quei poveri omaccioni biondi grandi e grossi in ciabatte sbuffano nel caldo anomalo, e raddoppiano le loro razioni di birra chiara nel tentativo di sfuggirle.

Vi svelo un segreto: non funziona molto bene.

Viviamo un'estate globale, rassegnamoci. E che estate sarebbe senza il consueto appuntamento con l'arte di Falcoon... sin dal 2003!
Il grandissimo illustratore nipponico, che nella realtà assomiglia in modo straordinario a un maiale molto grasso, ha prodotto un'interpretazione di Mai Shiranui che, WOW! In occasione del quarantesimo anniversario di SNK. Buon anniversario, SNK, e altri 40 di questi giorni. Ma solo se farai altri giochi belli come quelli dei primi 25, altrimenti puoi anche sparire nel nulla per quel che mi riguarda.

Non sarà in produzione da 40 anni, ma poco ci manca: è l'ultimo film della quadrilogia del Nuovo Evangelion, che uscirà infine nel 2020. Intanto hanno mostrato un primo filmato di pochi istanti, da cui si capisce subito che varrà la pena di aspettarlo.
Il titolo è Shin Evangelion 3.0+1.0. Un sottile indizio sulla natura ciclica della storia, che alla fine si ricongiungerà al suo inizio? O solo l'ennesima sparata senza senso a cui EVA ci ha abituato da trent'anni? Potrebbe sembrare una sciocchezza, stare a scervellarsi su questa roba... ma questa è proprio la definizione di geek, che è proprio quello che siamo sempre stati. Cerchiamo di non dimenticarlo!
Meno male che allora ci vengono in aiuto quei simpatici svitati di Distopia Evangelion, che da vent'anni tengono in piedi un sitarello proprio come facciamo noi, e lo riempiono delle loro ossessioni a tema: Neon Genesis Evangelion.
Una lettura estiva consigliatissima.

Lo-Rez: arte, storia, web design
28 . 07 . 2018

Il senso del bello

Ho le cuffie in questo momento. E sto canticchiando a voce alta.

Sono videogiocatore da vent'anni oppure (lo chiariremo a breve) sono stato videogiocatore per vent'anni. Una cosa che ho ribadito piuttosto spesso in questi luoghi, però, è che non gioco più. Si può parlare di mancanza di tempo, ma è un problema più articolato. Il tempo c'è, ma non ho la forza di impiegarlo in un'attività come giocare. Mi sembra che mi chieda sempre troppo rispetto a quello che gli voglia dare e, forse, che mi dia indietro troppo poco. Non sto parlando del fatto che i giochi di oggi fanno più schifo di quelli del passato perché volendo avrei un mucchio di giochi del passato, di qualunque epoca gloriosa, per ovviare a questo problema, è un discorso molto più generale e personale. Voi sarete anche giovani (o anche no, mi immagino) e quindi potete ancora essere autorizzati a credere che non farete questa fine, ma la verità è che i videogiochi usualmente colpiscono in un'età talmente tumultuosa, per quello che riguarda i cambiamenti, che è inevitabile che l'atteggiamento verso di loro cambi negli anni.

L'altro giorno, però, mi interrogavo su un'altra questione, strettamente legata a questa, ovvero perché, visto che ufficialmente non gioco più, continuo a stare su FTR e, soprattutto, sento sempre quella spinta, quell'impulso strano quando mi vedo davanti un videogioco. Se tanto non mi azzarderò mai a prendere in mano un joypad (o meglio, a imparare a usare un joypad) per giocare questo o quest'altro titolo, se mai installerò la tal cosa e via andare, perché magari invece mi soffermo a osservarne il trailer, a volte perdo persino del tempo a leggere la recensione o a capirne le meccaniche?

La conclusione a cui sono giunto, alla mia veneranda età, per mettere in pace la coscienza, è una sola: i videogiochi sono belli. E "belli" è esattamente la parola giusta da usare, la parola più stupida, più basilare, più lineare. I videogiochi non sono "opere d'arte", i videogiochi non sono "una gioia per gli occhi", i videogiochi non sono "intelligenti". I videogiochi sono semplicemente belli.
Dove il senso del bello è esattamente quel moto profondo che senti intorno allo stomaco quando gli si avvicini, quel senso di piacere che in fondo non riesci ad appiccicare a nessuno dei cinque sensi, quella cosa semplicemente tra te e la tua esistenza. Se vogliamo estendere un po', è la stessa cosa che personalmente mi capita con i libri, con gli oggetti libri, è una semplice risonanza, una crepa, nel guscio del mio io, da cui entra un raggio di luce.

Non è stata, questa, un'epifania. E' qualcosa che ho sempre saputo, anche se non ho mai focalizzato abbastanza la questione da dirmela o, pure, da scriverla in un editoriale. Eppure, nella sua semplicità, è un pensiero che fa veramente piacere, soprattutto nel momento in cui ti siedi a scrivere l'editoriale di FTR, fuori spira una dolcissima brezza e tu stai con su le cuffie. Canticchiando a voce alta.

“Mediante il tributo di milioni di morti, l'uomo ha acquisito il suo diritto di vita sulla Terra, ed essa è sua contro chiunque venga per conquistarla. Sarebbe ancora sua, anche se i marziani fossero dieci volte più potenti di come sono, perché gli uomini non vivono e non muoiono invano.”

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