La Mosca Bestia
L'aria settembrina è sì dolcissima e ambrata, ma anche piena di roba in sospensione, soprattutto insetti e ragnatele.
È dunque appropriato che in questo mese miracoloso sia infine arrivato tra noi il gioco dei miracoli, Hollow Knight: Silksong, tutto ambientato nel regno degli insetti. Reduci dalla pausa estiva, avevamo tanto altro di cui parlare, ma... Fermate le rotative!!! L'editoriale di oggi sarà monopolizzato da questo titolo, così piccino eppure colossale.
Esserci.
Questa è la parola d'ordine della nuova annata che andiamo a incominciare... Esserci e partecipare. Nonostante la vecchiaia incipiente, o forse proprio perché noi vecchi sentiamo la vita scorrer via e le occasioni mancate fanno più male.
E dunque anche io ero tra la massa dei Compratori del Giorno 1, il 4 settembre scorso, quando alle ore 16.00 Silksong è divenuto disponibile all'acquisto.
Io c'ero. E sono stato parte del problema.
Tutti i negozi digitali, di tutte le piattaforme e in tutti i paesi, hanno ceduto sotto il peso immane della calca; uno dopo l'altro i giganti come Steam sono caduti, per riprendersi solo qualche ora dopo. È stato bello esserci: alla fine non s'è fatto male nessuno, chi voleva il gioco l'ha avuto, e ora siamo qui con un'esperienza da raccontare ai nipotini (?).
Esserci.
Gli acquisti digitali ci hanno reso “una sparsa dinastia di solitari”, per cui dobbiamo far tesoro di questi rari momenti comunitari, tutti insieme nel momento di far clic col ditino sul tasto “Paga”, ciascuno nella solitudine della propria cameretta eppure uniti in un rito collettivo di tributo e partecipazione.
La fatica insolita di quel clic su “Paga” ci ha fatto sentire la presenza spettrale gli uni degli altri, la calca e la ressa incorporea, presente solo in spirito. Milioni e milioni di persone che avevano la stessa idea nello stesso momento: tutti presi dalla smania di giocare Silksong.
Ma come mai tutta questa smania? Perché proprio per un giochetto piccino del genere più vecchio del mondo, quello dove si salta sulle piattaforme nella tradizione di Metroid e Castlevania (titoli che i giovinetti di oggi conoscono solo per sentito dire)? Quando uscirà GTA6, è ovvio, ne parleranno i telegiornali che ascolta pure vostra zia: ma questo qui no, è solo un piccolo insetto disegnato a mano... Perché ha rotto l'intera infrastruttura videoludica mondiale?
Ma perché sì: se siete videogiocatori lo sapete già. C'è ancora spazio per i miti che sorgono dal basso, non gonfiati da un reparto marketing.
Hollow Knight è stato fatto da quattro tizi australiani e ha venduto oltre 15 milioni di copie: un bel bottino da spartirsi in quattro. Altri avrebbero fondato uno studio in centro città e assunto un centinaio di persone, oppure si sarebbero ritirati a sgranocchiare toast all'avocado a Bondi Beach: questi sono rimasti in quattro, e hanno continuato a fare esattamente quello che facevano prima.
Solo con più serenità. I racconti della gestazione di Silksong sono ormai una tradizione orale leggendaria, che amiamo ripeterci l'un l'altro ad nauseam, aggiungendo ogni volta nuovi dettagli sempre più incredibili. Sette anni di silenzio stampa: non è una cosa che si vede spesso in quest'industria. Ci sta che la gente mormori.
Ma infine il gioco è arrivato, la gente l'ha comprato, e ora lo sta giocando. E “il numero delle cose fatate a questo mondo è diminuito di uno”... la realtà ha preso il posto del mito: di solito non va a finire bene (ne sa qualcosa il Grande Gatsby).
E invece Silksong è un trionfo. Stimati recensori se ne sono innamorati, e la firma di punta di Multiplayer lo ha premiato col massimo dei voti. Tra il pubblico, tutti lo giocano... ma non tutti lo amano.
Perché, ahi ahi, Silksong è uno di quei Giochi Difficili.
Più di Hollow Knight, che io stesso su queste pagine dichiarai esser stato sopravvalutato nella sua difficoltà da ragazzetti che forse non avevano mai giocato un platform per Megadrive dei vecchi tempi. Hollow Knight sono riuscito a completarlo perfino io (tranne gli ultimi boss opzionali e il Path of Pain, ovviamente), e dunque è alla portata di tutti i giocatori. Silksong... non credo.
Ho mosso appena i primi passi nel nuovo gioco e finora mi è parso severo ma giusto, ma già ho cominciato a lambire certe aree proibite e certi boss (la famigerata MOSCA BESTIA SELVAGGIA!) che si prospettano una sfida ostica.
Dei Giochi Difficili ho già parlato tanto in un trittico di editoriali a proposito di Elden Ring (I, II, III). Vale tutto anche a proposito di Silksong. Non condivido questa levata di scudi contro la difficoltà del gioco, o meglio questo belato di pecore: il gioco è consapevole di chiedere tanto al giocatore ma sa ricompensarlo, allettarlo, blandirlo con certe amorevoli carezze.
Qualcuno pensa che una selezione della difficoltà (o delle opzioni di accessibilità come si chiamano oggi) permetterebbe proprio a tutti di goderne. Del resto il prezzo è quello di una pizza a domicilio, il gioco gira su tutto... l'unica barriera rimasta è la difficoltà.
Eppure... la Necessità di Diventare Bravi ha un suo gusto acquisito, non per tutti i palati, ed è ciò che caratterizza il gioco. Se ti senti escluso, è perché gli autori di Silksong non avevano in mente te mentre facevano il loro gioco: mettiti il cuore in pace, guarda e passa.
Un checkpoint lontano 30 secondi dal boss può essere un errore di design, una svista, oppure una scelta consapevole. Anche in Silksong ce ne sono un paio, ed è parte della sua visione artistica: dobbiamo crederlo, perché questi tizi ci hanno lavorato sette anni senza nessun editore che gli stava addosso.
Questa traversata di 30 secondi contribuisce all'atmosfera e alle tematiche del gioco, ci immedesima nella protagonista, è un sottile escamotage per rilassarci un attimo prima di ributtarci nello scontro, per sciogliere la tensione... bisogna saper cogliere le sfumature, e avere un po' di fiducia nell'Autore.
Se siete abituati a consumare video da 5 secondi uno dopo l'altro, Silksong forse non vi dà la gratificazione immediata che le vostre ghiandole ormai bramano. Vi chiede di fare un respiro profondo, di essere lì nell'antico regno degli insetti, di adattarvi voi al gioco e non viceversa, di aver la pazienza di imparare a fare le mosse, la curiosità di esplorare tutti gli strumenti. Accettare il dolore, ma senza soffrire. (Mi vien da ridere a usare così la parola “dolore”: si scherza.)
Silksong non è per tutti ma non è nemmeno un bip-bop senza costrutto: i suoi fondali dipinti a mano sono magici, le sue animazioni incomparabili, la sua colonna sonora un classico moderno, e le irresistibili canzoncine canticchiate dai tanti personaggi sono ormai scolpite nella memoria collettiva. Il tempo investito viene ricompensato da tutta questa arte che arricchisce l'anima, al di là di allenare i polpastrelli.
È questo che mi ha spinto a una pazzia insolita per me, ovvero giocare un gioco appena uscito: partecipare all'entusiasmo collettivo, e ammirare l'arte. Gli autori hanno già messo in chiaro che continueranno imperterriti ad arricchire il loro gioco (che tanto ha arricchito loro).
La famosa paura del saggio.
Mi fermerò, credo. Ma per ora non ci riesco: tanta è la magia di questo giochino.
Le letture per bambini
Quest'estate Topolino ha fatto un'iniziativa piuttosto buffa che mi ha molto colpito, tanto da decidere di segnarmela per dedicargli un editoriale. Ha allegato al giornale consueto un altro giornale, chiamato Il mio primo Topolino ovvero un Topolino, si però per bambini il che suona necessariamente come un paradosso anche se, guardandoci in faccia, dobbiamo accettare che non lo è affatto.
Topolino, come tanti altri prodotti degli anni 90, sa perfettamente che una grossa fetta del suo pubblico è tutt'oggi formata dai bambini trent'anni fa, ovvero "quarantenni che non hanno avuto il coraggio di smettere di leggerlo" (mi ci metto anch'io). Il processo che ha portato a formarsi questa platea è stato assolutamente inerziale, a un certo punto i bambini hanno un po' smesso di andare a cercare giornalini delle edicole (con tutti i problemi che questo ha portato alle edicole, altri argomento da trattare), mentre quelli un po' più grandicelli hanno continuato a procurarsi il giornalino. Se lo sono sempre scentemente procurato sapendo di non essere più il target dei suoi contenuti, consapevoli di non poter trovare il Topolino la complessità di altre storie o anche certi contenuti duri che, necessariamente, a un certo punto entrano a far parte di ciò che si guarda e legge raggiunta una certa maturità. La cosa ha però funzionato un po' come un elastico, nel senso che a un certo punto, tira tira, più il divario tra chi leggeva Topolino e il suo target si allargava più la redazione di Topolino veniva a patti con questo fatto e pian piano diventava sempre più ammicante nei confronti di questo pubblico "nascosto".
Oggi Topolino è tutt'oggi una lettura adattissima ai giovani, continuano a non esserci persone morte, alcol, sesso o altre cose proprie degli adulti, ma allo stesso tempo ci sono tanti piccoli aspetti che sono cambiati e sono maturati con effetti bizzarri. Sotto l'ultima direzione editoriale, per esempio, le storie sono diventate sistematicamente più lunghe, tanto che è ormai quasi impossibile avere un numero con storie divise in parti che finiscono la settimana successiva. Questo può sembrare solo un trick per costringere a continuare l'acqusito, ma è anche e soprattutto un modo per lasciare agli sceneggiatori più spazio, così da permettergli di trattare gli argomenti con più respiro, facendo finire topi e paperi in situazioni più articolate. Addirittura siamo arrivati ad avere storie che, al contrario, nella loro lunghezza sono diventate rarefatte, con lunghi episodi in cui non succede quasi niente, ma i personaggi si lasciano andare a malinconici momenti e tavole a tutta pagina. Non c'è niente di male in questo, tali momenti sono molto spesso gestiti molto bene, ma sono cose per una sensibilità un po' più "adulta" di quella che ci si aspetta da un bambino di 10 anni.
Allo stesso modo ci sono personaggi completamente pazzi come la Ziche che infilano nelle storie parodie e citazioni che è assolutamente impossibile cogliere prima di aver raggiunto almeno i trent'anni.
In questa prospettiva l'idea di tornare al Topolino "per bambini" è un'esplorazione di marketing necessaria. Siamo soliti dirci che i bambini di oggi hanno troppa tecnologia per rivolgersi a *cosa a piacere dei decenni passati, ma questo non vuol dire che a una certa età non si possa anche riscoprire il piacere della carta e di letture spensierate. La cosa paradossale è che leggendo il Topolino "per bambini" non è che si sente poi questa gran discontinuità rispetto al Topolino normale, per dire come l'evoluzione del media sia stata sottile, quasi in punta di piedi (anche perché ben sappiano quali draconici vincoli ponga alle sue storie Disney).
Il punto interessante (su cui chiudo) è per me questo fenomeno, allargato, in cui la mia generazione, che era la generazione target per le cose per adolescenti di vent'anni fa, continui a esserlo e ci sia un vero e proprio spostamento verso di me dei media. Lo abbiamo visto negli anime con protagonisti i trentenni falliti, lo vediamo in Topolino, lo vediamo, in parte, anche nella continua proposizione di capitoli nuovi di videogiochi relativi a brand vecchissimi come Resident Evil o Metal Gear Solid.
Questo atteggiamente per me è ottimo, io sono rimasto giovane dentro e sono proprio al centro di queste dinamiche, anzi, questo mercato è l'unico che, oltre a essere ruffiano come tutti i mercati, riesce ancora a parlarmi senza sembrare che mi stia fregando. Quello che però mi preoccupa è quali siano i riferimenti delle generazioni dopo la mia. Non hanno niente di loro perché nessuno glielo fa o perché loro stessi non lo vogliono?
Cymon: testi, storia, site admin“Come se non bastasse le smoccorane infestavano ogni chiazza umida, bestemmiando come marinai. La loro specie era nata per gioco e si era moltiplicata come un'epidemia. Qualche fata ci aveva rimesso la bacchetta, per quello scherzo di pessimo gusto.”