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26/04/2k25 - Princess Elzebub: Princess Elzebub!
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26 . 04 . 2025

I francesi

Calpestaci, o Principessa Elzebub, coi tuoi artigli di drago! Doveva arrivare per le festività pasquali e invece, da brava principessa capricciosa scongelata dal suo sonno giurassico, la malvagia Elzebub emerge oggi a sorpresa, con una settimana di ritardo.
La Principessa Demonio, anche nota come Mamma Drago (Daeneris può accompagnare solo), fa la sua prima e unica comparsa in Infra-man (1975), un film che affascina tutti i poveri derelitti che osano guardarlo. Precursore di tutto il filone dei costumi di gommapiuma che si prendono a ceffoni, questo film mirabolante si spinge talmente in là nel territorio del ridicolo da suscitare un moto di entusiasmo sincero nello spettatore: un'opera stranamente ben fatta, data la materia che più bassa non si può, capace di ridurci a bimbetti urlanti ogni volta che entra in scena Infra-man.
Un film in cui la malvagia Principessa Elzebub, la demoniaca mamma dei draghi (non ci sono draghi nel film), risvegliata dalle profondità della terra in cui era imprigionata dall'epoca preistorica, alla fine è il personaggio più sobrio e assennato.

Con questa illustrazione dunque ho adempiuto al voto che feci un anno fa su queste colonne. Questo coniglio è lento ma arriva sempre (?).
Buffo constatare come proprio in quell'occasione commentavamo l'annuncio di Assassin's Creed: Quello Con I Ninja.
A distanza di un annetto, il gioco è uscito e Ubisoft non è ancora finita a zampe all'aria: ma è solo questione di tempo, secondo alcuni. Noialtri attendiamo trepidanti: speriamo che Ubisoft esploda con la forza di mille soli, e che da questa eucatastrofe cosmica si sprigionino tutte le energie creative che erano intrappolate nelle malefiche grinfie della ditta francese... come una Fontana Bianca che (ci insegna il Ciclo del Nuovo Sole) è l'esatto opposto di un Buco Nero.
Perché è questo che mi indispettisce: il pensiero di ventimila persone costrette a produrre carrube per i porci. Abbiamo auspicato molte volte questa esplosione cosmica: la liberazione delle energie creative di innumerevoli team di sviluppo internazionali, ridotti a ignobili mestieranti dalla dittatura miope della Fabbrica dei Francesi.

Esagero? Come sempre. Ma guardate cos'è capitato questa settimana, e ditemi se non c'è un fondo di verità nei deliri di questo vecchio. È uscito Claire Obscur: Expedition 33. Il gioco fatto da 30 fuoriusciti da Ubisoft.
Trenta personcine talentuose e determinate che si sono stancate di girare a vuoto in una megacorporazione senza una visione artistica, e hanno tentato un salto della fede. Il risultato è un gioco meraviglioso, acclamato dalla critica, venduto a prezzo ridotto, sostenibile finanziariamente, con una visione artistica che ci aggredisce con ferocia. Con una premessa che ti azzanna alla gola e poi non ti molla più per la quarantina di ore che serve per arrivare al finale.
La direzione artistica è piuttosto lontana dai miei gusti, ma non posso che elogiarla. Dannazione, perfino i chara-design di Final Fantasy XVI erano piuttosto lontani dai miei gusti... e non dovrei dare una chance a questi francesi impertinenti, che si son voluti fare il loro Final Fantasy a casa loro, completo di Torri Eiffel distorte, baguette sotto braccio, e personaggi longilinei e androgini con tanta poesia nei capelli riccioluti.
Le musiche sono state acclamate all'unanimità, altro requisito necessario per entrare nell'olimpo degli RPG Giapponesi. Brindiamo a champagne.

Ma questa settimana il fato ha voluto accanirsi con particolare sadismo contro la malconcia Ubisoft. Non bastava la beffa bruciante di un capolavoro prodotto dai tizi che Ubisoft ha fatto scappar via, ci si è messo pure il nuovo filmato di Ghost Of Yotei.
Un gioco che è la copia sputata di Assassin's Creed 2025: sempre ambientato in Giappone, sempre open-world, sempre con protagonista una donna assetata di vendetta e brava con le lame. Cose che capitano, tre due aziende in bancarotta creativa.
Questo nuovo gioco è il seguito di un titolo banalissimo e noioso, un altro rappresentante della categoria Mangime per Porci... un titolo che aveva beffato Ubisoft scopiazzando Assassin's Creed e ambientandolo in Giappone prima di lei.
Eppure Ghost of Yotei, con tutti i limiti che certamente avrà a meno di un miracolo, mi sembra avere un guizzo di vita nei suoi occhi da pesce “di seconda freschezza”: è un Assassin's Creed che ha riflettuto un istante prima di gettarsi a testa bassa nell'impresa di ricreare il Giappone feudale un centimetro alla volta, con enorme dispendio di mezzi, senza chiedersi a che pro.
Questo almeno ha pensato di infondere i suoi scenari di una bellezza iperrealista, che trasforma ogni fotogramma in una cartolina idealizzata di un Giappone turistico da Pubblicità Ingannevole.
A che pro? Elevarci lo spirito con paesaggi fiabeschi e fluenti sete variopinte. Né più né meno. È già un inizio incoraggiante.

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26 . 04 . 2025

Drifting away

Non si capisce proprio come possa nascere un progetto come quello di Sonny boy. Voglio dire, difficile pensare a un'attività creativa più imbrigliata nel concetto di industria della produzione di anime, ti aspetteresti che ogni progetto è dettagliatamente studiato per fare soldi, seguendo regole di mercato e strategie di marketing. Invece no, quella roba lì la fa Netflix per rimanere a galla, negli anime invece uno può avere lo schiribizzo di mettere insieme un'opera totalmente fuori di melone, dargli la direzione artistica che più gli aggrada, mandarla fuori senza che abbia realmente un luogo dove arrivare e, in qualche modo, avere successo.

I protagonisti di Sonny Boy sono un gruppo di ragazzini che, assieme al loro liceo, vengono trasportati senza motivo apparente in una dimensione dell'assurdo. Inizialmente si trovano all'interno di un vuoto completamente nero, dopodiché finiscono catapultati su un'isola deserta e infine iniziano a viaggare per un multiverso senza senso, inseguendo i loro sogni, ma più spesso, le loro paure. Sempre senza una logica alcuni di questi ragazzini hanno acquisito dei superpoteri che gli fanno fare cose incredibili, che un po' li isolano, un po' li mandano in confusione. Vorrebbero usarli per avere una rivalsa sulla realtà, a volte solo per potersene stare per conto loro senza preoccuparsi del mondo, a volte per ottenere qualcosa che, però, non potranno mai avere.
E in tutto questo l'unica logica che rimane, puntata dopo puntata, è proprio il fatto che ci troviamo davanti a dei ragazzini e che la confusione e l'assurdo non sono solo l'universo in cui sono finiti, ma anche quello che hanno dentro la loro testa, a pochi mesi dal momenti in cui si diplomeranno e lasceranno il liceo, a pochi mesi cioè da quando la vita li verrà a prendere e ucciderà tutti i loro sogni. Non dite che non avete avuto anche voi, in quel preciso momento della vostra vita in cui l'adolescenza finiva, il desiderio di andare alla deriva, scomparire in un mondo che non potesse imbrigliarvi nella sua logica, sperimentare la libertà senza regole, anche quando questa diventa senza senso. Questa spaventosa opportunità è quella che hanno i personaggi di Sonny Boy, ma è anche la possibilità che non hanno così come non la avete voi, perché alla fine quelli che sono finiti nell'assurdo non sono veramente gli studenti del liceo, ma delle loro proiezioni, delle loro copie, forse proprio i loro sogni. E a questo punto l'assurdo reale non è tanto trovarsi a vedere una partita di Baseball tra scimmie oppure assistere al duello tra due gemelli che non riescono a stabilire chi ha più capelli in testa. L'assurdo reale è desiderare tornare indietro che è quello che faranno il protagonista della vicenda, Nagara, che forse è responsabile di questo incredibile viaggio (ma non siamo tutti responsabili dei nostri sogni?) e Mizuho, che ha sempre cercato di tenersi lontana da tutti e alla fine è anche l'unica che non riesce a staccarsi dal mondo reale.

Sonny Boy si presenta con una palette di colori accecanti, un cielo azzurro così intenso come si vede solo nelle belle giornate con tanto vento e nei sogni dei bambini e con delle linee così nette, asettiche, tagliate col coltello da far dubitare del suo intero impianto fantastico. E' una serie di silenzi e discorsi convoluti, lunghi monologhi deliranti e situazioni alienanti. E' una serie in cui la metafora prende molto spesso il sopravvento sulla storia e ogni episodio è un piccolo racconto Ai Confini della Realtà, anche quando tutto si lega ai personaggi principali e al loro vagare infinito tra le epoche.

E' una serie che è stata definita lynchana per il modo in cui è sospesa tra il sogno e la realtà e come non si fa problemi a presentare l'assurdo. E' un termine che però dovete usare con molta cautela, perché con tutti i suoi distinguo rimane una serie GIAPPONESE, quindi con tutti i temi del caso e gli alfabeti che, comunque, sono abbastanza noti a tutti noi che seguiamo i loro cartoni animati da anni. Sarebbe potuta comunque piacere a Lynch se mai fosse stato appassionato di anime, anche solo per le riflessioni che fa sulle diverse versioni di sé stesso che sono poi sempre la stessa persona, solo vista da un diverso punto di vista.

Arriviamo infine al busillis: Sonny Boy è consigliato? Come dicevamo all'inizio si tratta dell'oggetto meno commerciale che possiate pensare e non è assolutamente facile da digerire. E' un'opera artistica sia per la sua realizzazione visiva che per i suoi contenuti e ritmi e quindi dovete vederlo più come un oggetto buono per riflettere e accendere discussioni, certo non per intrattenere. E' una di quelle opere che ti congratuli con te stesso di avere visto, ma che non sei completamente soddisfatto di aver affrontato perché a ogni episodio ti sei trovato a schiacciare play con fatica. In certi momenti mi chiedo se abbia mai senso, col poco tempo che abbiamo a disposizione e con l'infinità di materiale che esiste intorno a noi, mettersi d'impegno a fare questi sforzi e non si dovrebbe invece lanciarsi solo sulle cose che sono liete. Quindi no, io Sonny Boy non ve lo consiglio, non vi divertirete a vederlo. Rimane il fatto, però, che potreste ritrovarvi in certi suoi silenzi a riflettere su voi stessi, sulla vostra gioventù, su quello che è il futuro. Potreste trovarvi ad andare veramente alla deriva, almeno per un po'.

“Our lives are only just beginning. What lies ahead will just take a little bit longer”

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