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serie
981, 12/09/2020 - Ancora vivo
981
12 . 09 . 2020

Il bello arriva dopo

Dolce settembre. La sua luce ambrata sembra quella che si ottiene, secondo la leggenda, coprendo l'obiettivo con un collant: rende ogni ora del giorno una Golden Hour, ideale per inquadrare dolci declivi e pendii erbosi durante un'escursione in collina.
Colline e laghi infatti sono l'ambientazione adatta a settembre, più domestici di monti e mari.
Settembre segna l'inizio del nuovo anno, per tutti tranne che per gli astri: è giusto quindi che il nostro Stagista Vietnamita venga riconfermato proprio a settembre (dopo tre anni e mezzo, ma alle FTR Industrie Spa c'è da attendersi questo ed altro).

Ora, se noi qui facessimo dello scrivere queste colonne la nostra professione, se insomma fossimo pagati (fosse anche solo in centesimi per clic) per fare quello che vedete qui ogni settimana da vent'anni... ebbene oggi avremmo un argomento obbligato: Le Nuove Console.
Una in particolare, la più coraggiosa, e senza dubbio quella fatta meglio; perché l'altra finora ha mostrato il suo volto orrido e deforme in qualche foto ritoccata, dandoci solo vaghe promesse come una diva che si è montata la testa.
Il design industriale di Xbox Series S mi piace moltissimo, anche se forse personalmente non so se avrei avuto il coraggio di farla proprio nera, quella griglia di aerazione: probabilmente da codardo l'avrei lasciata bianca, scivolando così nella mediocrità.
Più di così, non saprei proprio cosa dire: le nuove console, come sempre, sono scatole vuote, e come tali dobbiamo commentarle.

Ma siccome ci siamo scavati da soli questa tana nel terreno che chiamiamo casa, lontano dalle piste battute di Internet, posso parlare di quello che interessa a me.
Ormai abbiamo sulle spalle il peso di svariate generazioni videoludiche, e sappiamo che il bello arriva sempre e solo alla fine. I titoli più eccelsi richiedono tempo ed esperienza, ma alla fine valgono l'attesa: The Last Of Us 2 ha spremuto l'hardware vetusto di PS4 in modi che lasciano sbalordito anche un giocatore avvezzo al 4K 120FPS Ray-Tracing col fischio e col botto su PC. E non perché sfoggia il 4K, i 120FPS e tantomeno il Ray-Tracing... ma perché con i mezzi a sua disposizione e tantissimo amore ha costruito un diorama artistico sublime, in cui si stenta persino a riconoscere le radici videoludiche di quel che vediamo su schermo. Il gameplay completo dall'inizio alla fine (che vi consiglio se non volete metter mano al controller) potrebbe essere spacciato per una serie animata, tanto i limiti dell'interattività sono dissimulati per bene.
E se torniamo indietro alla PS2, ebbene il titolo culminante di quella generazione fu Final Fantasy XII, di cui ancora oggi si scoprono e apprezzano i dettagli più nascosti. Come questa animazione facciale delle mandibole contratte, quasi impercettibile su una TV di allora e venuta alla luce con l'emulazione più fedele.
Oppure il vertice dell'Età dell'Oro di CAPCOM e dei suoi cabinati da bar: Street Fighter III. Una cornucopia di animazioni 2D stupefacenti, ipnotiche, studiate ancora oggi fotogramma per fotogramma dagli aspiranti artisti. Riflettiamo ad esempio su questa posa di Makoto. Notate come Makoto batte le palpebre soltanto nell’esatto istante in cui sta spostando il peso da un piede all’altro, quando è comunque già vulnerabile. Altri personaggi dello stesso gioco, che sono meno esperti e più irruenti, nelle loro animazioni battono le palpebre subito dopo un colpo, che è il tipico errore dei novellini delle arti marziali.

Questa roba non è scritta nelle specifiche, pur essendo strettamente tecnica. Attendiamo fiduciosi altri cinque o sei anni, e finalmente la vedremo anche in questa generazione.

Lo-Rez: arte, storia, web design
12 . 09 . 2020

Gorilla game

Io lo so che a Lo-Rez la continuity dà un po' fastidio, ma dovete capire che ogni tanto questi piccoli scatti sono oro per gli sceneggiatori a corto di idee. Oltretutto in questo periodo infame, lavorativamente parlando, vedere almeno uno stage (immaginario) confermarsi in un lavoro vero mette di buon'umore. Perché l'azienda di FTR rispetta il lavoro dei suoi collaboratori e ne premia la fedeltà, ma soprattutto, la capacità di sopravvivenza.

Visto che siamo tornati belli carichi (dove?) dalle ferie forse è il caso di affrontare la vicenda videoludica dell'estate, ovvero lo scontro che sta avvenendo tra Epic e Apple (qui l'ultimo aggiornamento). Sono molte le questioni che viene spontaneo trattare a riguardo, ma sicuramente quella a cui tutti tengono di più, nel polarizzatissimo mondo dell'internet è: per chi dobbiamo tifare?
Per gli osservatori esterni questo può sembrare un dubbio triviale, ma non lo è: da una parte abbia la satinata corazzata di Jobs che da sempre incarna la multinazionale totalizzante che cambia la realtà per piegarla al suo volere, dall'altra parte abbiamo "quelli di Fortnite" che negli ultimi tempi si sono fatti la fama di una banda di pirati che (ve la racconto crudelmente secondo la narrativa vigente) mungendo soldi ai bimbominchia hanno ottenuto un potere che gli permette di violare tutte le regole dell'educazione e del buon vicinato.
Non esiste quindi un buono che affronta un cattivo, esistono solo due entità malvagie che, a discapito comunque della brava gente, si contendono il potere.

Questo potrebbe farci arrivare a credere che non conviene prendere nessuna posizione, ma secondo me possiamo ancora toglierci lo sfizio di fare qualche riflessione, soprattutto qui dove tanto l'audience è talmente esigua che nessuno si arrabbierà.
Il "problema" dell'Apple Store come distopia controllata dalla Grande Azienda si perde nella notte dei tempi, è sempre stato l'elefante nella stanza di un mondo che tutte le volte ridefinisce a piacere i termini della libera concorrenza. Tutta la filiera iPhone è in mano a Apple, inutile negarlo e questo significa che "il mercato Apple" è sotto il loro totale controllo. Il "mercato Apple" però non è una reale costrizione, chi vi entra sa perfettamente come funziona e (questo il punto dirimente, dal punto di vista del diritto) sa anche che esiste una valida alternativa per evitarlo. Il liberismo puro vorrebbe che, se Apple applica effettivamente delle politiche tossiche, allora queste stesse politiche danneggeranno il suo mercato, costringendola a rivederle. Sappiamo benissimo però che questo non è vero, per un tema di dimensioni che si è andato consolidando nel tempo: se sei una qualsiasi azienda che vuole pubblicare mobile sei tu a essere danneggiato se non entri nel mercato iOS e sei tu, quindi, a dover far sì di rispettare tutte le sue politiche, tossiche o non tossiche che siano. In questi casi è sempre un problema di dimensioni, mai un problema di diritto. (non cominciate con "Si, però, Internet Explorer", che tirare fuori il tema è quasi steampunk).
Dimensioni per dimensioni ecco che arriva Epic che in realtà è recidiva, perché l'intolleranza che sta mostrando nei confronti di Apple non è poi diversa dall'intolleranza che ha già mostrato nei confronti di un altro "pseudo-monopolio", quello di Steam. Lì si trovava in un mercato sostanzialmente abbandonato a sé stesso, con molti margini di manovra. Steam aveva un "monopolio" semplicemente perché a nessun altro era venuta idea di poter vendere videogiochi così come business principale, Epic ha solo iniettato la sua devastante liquidità nelle imperfezioni di questo ragionamento. La querelle Epic vs Steam non è mai diventata legale, ma internettamente potete leggere molto dal punto di vista "etico" (con tante virgolette) e "strategico".
Apple è un problema diverso e lo è da sempre, quella che è mancata per ora è stata la giusta combinazione di opportunità e possibilità da parte di chi sfrutta l'Apple store per andargli contro di punta. In realtà il tema fondativo è che non è mai valsa la pena, perché comunque chi mette a disposizione degli strumenti su Apple Store probabilmente ha un altro business di cui Apple Store è solo lo sbocco. Se invece stai facendo il solito giochino pay2win la tassa di Apple sui tuoi introiti è già compresa nel tuo modello di business e ti lascia la tua revenue quindi sarebbe suicida mettertici contro.
Poi però arriva Epic e Epic non ci sta. Non sta lottando contro il padrone per la libertà del pueblo, sta solo scendendo da gorilla contro un altro gorilla, Epic è abbastanza grossa per picchiarsi con Apple e anche se non vincerà (il trionfo assoluto di una parte è solo dei cartoni animati con un numero ragionevole di episodi) è possibile che possa comunque ottenere un qualche vantaggio sulla lunga. In fondo questa politica tossica di Apple resiste da molti anni e Apple stessa oggi potrebbe trovare dei vantaggi a cambiarla, ora che è stata presa di mira. Non arriveremo a un liberi tutti, ma tipicamente finiremo con un qualche astruso contorsionismo tecnico-formale che gente come Epic potrà sfruttare, ma che la gran parte degli operatori del settore si troverà a dover ignorare, non avendo abbastanza risorse per capire cosa significa.
Si, ma Epic sta perdendo un mucchio di soldi. Eh, bravi, è così che si comportano i Gorilla, si prendono un po' di perdite da una parte per un risultato a medio termine perché tanto sanno che da qualche altra parte quelli continuano a piovere. La quantità irrazionale di soldi che ha Epic a disposizione ora come ora non viene mica dal mercato iOS, quei soldi là (per motivi che ancora ci sono incomprensibili) continuano ad arrivare ottimi e abbondanti.

Una riflessione realmente interessante che invece possiamo fare è che Epic si sta confrontando con un colosso come Apple in quanto piattaforma di distribuzione di videogiochi, il che ci fa dire che le piattaforme di distribuzione di videogiochi sono "a thing". Non perché fino a Steam non lo fossero, ma perché oggi, invece semplicemente di approfittare opportunisticamente di alcune mancanze del sistema cercando di dettare le loro leggi. La nuova console war, lo abbiamo detto, potrebbe essere principalmente una guerra di distribuzione e di piattaforme, probabilmente dovremmo cominciare a vedere l'atto di Epic in quest'ottica. Esiste un mercato di contenuti che sta prendendo coscienza del suo peso politico e che potrebbe mostrarsi particolarmente agguerrito.

“Madamigella,
invece di maledirvi, vi amo e muoio.”

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