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962, 11/04/2020 - Riunione in cucina
962
11 . 04 . 2020

Ventitré anni

Final Fantasy VII è parte di me in un senso molto concreto: giocarlo nel 1998, penso, ha influenzato la mia vita ed il mio stesso fenotipo come e più del mio DNA.
In questo tempo pasquale siamo testimoni di una seconda venuta, più prosaica. È una seconda venuta che in questo caso non segnerà la fine del mondo, ma si dà il caso che cada in un tempo doloroso che sta nondimeno segnando la fine di tanti piccoli intorni locali del mondo.

Indulgerò quindi oggi, in questa colonna che mi appartiene e che sento mia come poche altre cose su questa terra, nei ricordi e nei sentimenti intorno a Final Fantasy VII. Per raggiungere una super-efficacia emotiva possiamo mettere in sottofondo un MIDI (magari) della colonna sonora. Uno qualunque.

Lo faccio di malavoglia, costretto dall'occasione dell'uscita di questo “Remake”. La nostalgia infatti non è qualcosa che si possa richiamare a comando: oh, sì, l'industria dell'intrettenimento lo vorrebbe, e da oltre un decennio bisogna dire che si sta sforzando molto in questo senso... costruire la nostalgia, impacchettarla e rivendercela. Ma anche no!
Non ho più giocato Final Fantasy VII da allora. Sono passati quasi ventitré anni, e i miei ricordi sono un po' confusi... ma sono sempre stati lì, e le immagini e le musiche e tutto di questo nuovissimo Remake li stanno riportando alla luce.
Il fatto è che ben di rado mi metto a rigiocare o rivedere qualcosa, perché il tempo che ci è concesso è poco e la bellezza del mondo invece è tanta. Nel caso di questo Remake, però, ne vale la pena: non solo perché il divario tecnico con l'originale è talmente abissale da trasfigurare tutta l'esperienza, ma anche perché in effetti lo hanno rimaneggiato un tantino.
Le polemiche, la vera fonte di energia inesauribile che da sempre muove l'internet, infuriano proprio a causa di questi cambiamenti: c'è chi invoca la violenta scomparsa del giappo-biondino cotonato Nomura, e della sua ossessione per le storie metafisiche e i viaggi nel tempo intricati che potrebbero (il rischio è concreto) contaminare anche quest'opera.
C'è insomma chi vorrebbe un Final Fantasy VII iperuranico riconsegnato integro e intatto attraverso ventitré anni... e con esso, magari, vorrebbe vedersi riconsegnata anche la giovinezza di allora. Ma il tempo di cui facciamo esperienza noialtri scorre in un verso solo: il Final Fantasy VII di fine millennio è inestricabilmente legato al me stesso adolescente di allora. I pomeriggi liberi da scuola sono per me Final Fantasy VII tanto quanto lo spadone di Cloud Strife.
E dunque sono in un certo senso sollevato dal coraggio e dall'ambizione smisurata di questi artisti che si sono veramente messi in testa di “rifare” il loro gioco, e non di ricopiarlo. Noi siamo cambiati, che cambi anche Final Fantasy con noi.

Anche questo fumetto e queste pagine sono un po' parte di me, ed io di loro: e infatti Final Fantasy VII si è insinuato più e più volte in essi, dal personaggio di Cloud a tanti miei editoriali (e ultimamente di Cymon).
Tra questi, mi piace ricordare un buffo aneddoto del 2012 in cui scoprivamo con nostro sommo sbigottimento che nel 2007 un forum al femminile adolescenziale aveva citato un mio editoriale del 2003.
L'argomento? bé, non poteva essere altro che la Grande Diatriba che ha segnato un'epoca, la Somma Dicotomia Esistenziale che dal 1997 vede l'umanità divisa in due schieramenti opposti... intere collane di volumi autorevoli sono state scritte sull'argomento, innumerevoli dissertazioni, tesi di dottorato, e scritte sui muri.

Tifa o Aerith?

La questione, mi pare, non è insignificante. Perché uno dei motivi che hanno fatto entrare Final Fantasy VII nella storia è l'arco compiuto dal suo protagonista Cloud Strife, col quale il giocatore è naturalmente indotto ad identificarsi.
Cloud scopre poco a poco di non essere lui il protagonista della sua storia, di non essere un eroe ma un impostore; da lì inizia il vero viaggio per diventarlo, un eroe, almeno per qualcuno. E noialtri insieme a lui scopriamo che anche se non siamo dei predestinati va bene lo stesso, e che va bene accettare il sostegno degli altri quando siamo deboli, e che possiamo diventare migliori di come siamo. Je suis Cloud Strife, ciascuno di noi.
Quando dunque Cloud si trova coinvolto in un triangolo (anzi un quadrilatero) amoroso, l'adolescente pallido che è in noi ne rimane particolarmente suggestionato. Cloud circondato dalla f***! Cloud con una Tifa al fianco che si prende cura di lui! E lui che va dietro alla nuova arrivata!

Aerith (o Aeris) e Tifa sono anche tra le prime fidanzatine ideali, tra le prime di una lunga serie di giovani donne idealizzate costruite da SquareEnix e dalle altre case dell'RPG nipponico. Occhioni grandi e tutto il resto: non eravamo pronti. Non avevamo ancora sviluppato gli anticorpi. Fu una strage.
(A questo punto dovrei aggiungere che le ricerche di mercato ci informano che circa la metà del pubblico di Final Fantasy è femminile: e dunque esiste una narrativa speculare su quanto è figo Zack e quanto sono belli i capelli di Aeris e quanto è forte Tifa con i pugni e com'è dolce che lei lo porti in giro sulla sedia a rotelle anche se lui ama l'altra, eccetera.)
Tifa e Aerith: sono le waifu primigenie della storia videoludica. Le waifu che annullano tutte le altre waifu.

Final Fantasy VII Remake è un modo come un altro per riflettere su quanto in ventitré anni possiamo cambiare noi stessi, il mondo e tutto quanto.
Ma certe cose non sono cambiate.

“There ain’t no getting off this train.”

Lo-Rez: arte, storia, web design
11 . 04 . 2020

La dea con una gamba sola

Finalmente, con In/Spectre possiamo tornare a parlare di Anime, dopo un lungo periodo in cui mi sono imbattuto in progetti a metà. A onor del vero, nemmeno in questo caso possiamo parlare di una conclusione definitiva, ma sicuramente l'unità narrativa presentata arriva a una degna terminazione.

Cos'è In/Spectre? A suo modo un giallo, però di tipo particolare. La protagonista, la minuta Imagawa, è nientemento la dea della saggezza, eletta per acclamazione da tutti gli spiriti e gli spettri del mondo. All'ottenimento della carica, purtroppo, le sono stati portati via un occhio e una gamba, in ossequio al mito che incarna, ma questo di certo non la ferma nello svolgere il suo lavoro, che è appianare i problemi che sorgono tra creature spirituali, a volte scontrandosi con dei veri e propri mostri senza controllo, a volte semplicemente cercando di arrivare a una soluzione con le sue abilità deduttive. Accanto a lei Kuro, anche lui personaggio piuttosto particolare. La nostra Imagawa prova per lui un amore abbastanza totalizzante, quasi morboso, non si capisce bene come ricambiato

In/Spectre si presenta come un'opera curiosa a partire dalla sua protagonista, questa ragazzina estremamente sicura di sé, ieratica, ma anche menomata, sebbene per una misticamente nobile causa. Le menomazioni sono qualcosa che la cultura giapponese non gestisce esattamente bene, il culto della perfezione della forma spesso spinge anche a ostracizzare questo tipo di condizioni, indipendentemente dal fatto che gli sfortunati che vi si trovano non ne hanno alcuna colpa. Ho trovato quindi particolare mettere proprio una ragazza senza una gamba al centro della vicenda anche perché, al di là della protesi, la sua zoppia è evidente grazie al bastone che ha sempre con sé. E' un dettaglio che, a mio parere, aggiunge ricchezza al personaggio.
Come se ciò non bastasse, essere Dea della Saggezza non è esattamente qualcosa di subito chiaro al pubblico, non parliamo né di una maghetta né di un eroe mascherato. L'unica capacità che Imagawa riesce a mettere in campo, a parte la sua intraprendenza, è una smisurata intelligenza. Nella prima parte della serie, per esempio, la vediamo affrontare un "caso" in cui l'unica cosa che fa è tranquillizzate un enorme demone serpente rispetto la profanazione del lago in cui abita.

Il cuore della vicenda, però, nonché un altro spunto decisamente interessante, è dato da Nanase D'Acciaio, quello che sembra lo spirito vendicativo di una idol morta in circostanze tragiche, ma che si rivelerà invece una costruzione ben più sottile, qualcosa che potremmo tranquillamente assimilare alle ormai onnipresenti fake news.

In/Spectre appartiene alla non nobilissima schietta di anime costituiti unicamente da dialoghi, probabilmente anche per assecondare un budget non faraonico. I grandi blocchi della trama si esauriscono in lunghi dialoghi tra i personaggi, intervallati di flashback veri o presunti, teorie e deduzioni. In senso generale, questo è un errore, narrativamente parlando, perché il risultato è che, di fatto, non succede niente e tutta la tensione viene costruita solo con l'accavallarsi di conclusioni logiche e giochi d'ingegno, fortunatamente resi dinamici da diversi espedienti.
In/Spectre, però, ha dalla sua tante buone qualità. I personaggi, come abbiamo detto sopra, e la capacità di fare, nella vicenda di Nanase D'Acciaio, interessanti riflessioni sul comportamento delle masse e sulla comunicazione mediante internet, tutte questioni molto prossime alla realtà e molto attuali, che vengono rese solo più gustose dal fatto che vengono intrecciate a una vicenda esplicitamente di spiritismo. Nonostante la struttura statica, quindi, alla fine ci si finisce con l'appassionare al duello intellettuale in corso, arrivando al termine dei 12 episodi abbastanza soddisfatti.

A contorno di ciò c'è anche quella visione nazional-popolare delle creature spiritiche, propria della cultura giapponese, che mi ha sempre affascinato molto. Si vede perfettamente come In/Spectre attinge a piene mani da un immaginario comune per il popolo giapponese e che a noi suona esotico proprio perché molto lontano dal nostro sentire. C'è sempre quel piccolo piacere antropologico di sbirciare in un mondo col punto di vista di qualcuno di molto diverso da noi, che funziona molto bene soprattutto quando certe cose sono date per scontate.

In/Spectre si presenta bene come disegno e, in generale, resa grafica. Ha una opening orecchiabile, senza infamia e senza lode, e tutte le cose al suo posto, tutto sommato. C'è un uber villian che probabilmente non vedremo mai sconfitto, ma potrebbe esserci spazio per una più ampia serializzazione di avventure, non è una cosa che mi darebbe fastidio.

“Everything's not awesome / Everything's not cool / I am so depressed / Everything's not awesome / Whoa, I think I finally get Radiohead”

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