Strip
serie
961, 04/04/2020 - La spina
961
04 . 04 . 2020

Acquario

“È tipico dell’artista visionario, risucchiato da quel viaggio vorticoso nello spazio e nel tempo che è il suo lavoro, l’essere disturbato da ogni concreto cambiamento del proprio paesaggio quotidiano.” Se dobbiamo dare retta a un certo artista nostro connazionale, allora direi che al momento siamo a posto. Visionari, lavorate pure indisturbati!

Noi però nel nostro piccolo ci siamo permessi un cambio, perlomeno nel paesaggio quotidiano della strip: non si tratta però di un paesaggio inedito, perché a quanto pare il nostro Bob ha deciso di trascorrere la quarantena sull'isola tropicale di Payapaya, già sede del suo precedente lavoro come amministratore di un server pirata di World of Warcraft.
E come biasimarlo!
Non biasimo nemmeno il lettore che l'aveva dimenticato, dopotutto sono passati 13 anni. Corsi e ricorsi della storia, tutto torna, anche dentro il rettangolo sempre uguale della nostra strip lassù in cima.

Non vado fiero di queste continue infiltrazioni della Vita Reale nel guscio ermetico di questo sito: è una debolezza che abbiamo sempre cercato di evitare. Ma ormai la portata di queste intrusioni è tale da riguardare perfino l'intoccabile industria dell'intrattenimento: i film e i giochi rimandati non si contano più.
E dunque quale momento migliore per recuperare le opere perdute del passato, per regredire completamente allo stato infantile: ad esempio si può riguardare il cartone animato di He-Man, che il più grande di sempre. E poi anche quello di sua sorella She-Ra.
Ma se invece uno stesse cercando con tutte le forze di non regredire allo stato infantile, e mantenere un minimo di dignità? Allora potrebbe consumare un'opera eccezionalmente sofisticata come In The Mood For Love, attraversata da una tensione sotterranea incredibile e sempre trattenuta, sempre inespressa... un'opera monumentale che agisce per sottrazione, dove contano solo i silenzi e quello che non viene mostrato. Un film interamente ambientato negli interni di appartamentini claustrofobici, con una tenda o un soprammobile sempre ad ostruire la visuale, o un'inquadratura troppo vicina o troppo sfocata o troppo di sghimbescio che ti fa venire voglia di andare a Macao nell'anno 2000 e strappare la videocamera dalle mani di Wong Kar-Wai e girarlo tu quel dannato film inquadrando le cose come si deve...! e perdendo così tutta la magia.
E non dimentichiamo che per questi appartamentini claustrofobici si aggira una protagonista che sfoggia 46 cheongsam diversi in un solo film, variopinta e inquieta come un pesce paradiso prigioniero nell'acquario.

E poi, per completare questa antologia dei Film Sofisticati Ambientati In Casa, mi sento di lodare Knives Out, che non è vecchio ma potrebbe esserlo nell'anima (è un complimento).
Marta è un personaggio di finzione adorabile e magnifico come non ne vedevo da tantissimo tempo.
Marta è il personaggio bellissimo che non ci meritavamo nel 2020, ma di cui avevamo disperato bisogno.

Lo-Rez: arte, storia, web design
04 . 04 . 2020

Engage

Io non la volevo la serie TV di Picard.

Cioè, Picard di certo non mi ha mai fatto nulla di male (anche se c'è da sospettare che nemmeno Stewart volesse la serie di un personaggio che ha sempre confessato di non amare troppo), ma non si vedeva proprio il senso di un progetto del genere. Dopo quel disastro che è stata Discovery, poi, l'idea che di nuovo si volesse ammodernare il mondo Trek per rivenderlo a queste generazioni senza gusto mi faceva abbastanza rabbrividire.
C'era poi di fondo questo senso di passivo-aggressivo, quest'idea di fare una serie TV Star Trek, ma non fare una vera serie di Star Trek, quindi fare qualcosa che non avesse al centro una grossa astronave, ma in qualche modo si vendesse come qualcosa di diverso, come una vicenda più personale, intima, quasi ai margini di un personaggio che aveva dato tutto.
Beh, io non volevo nemmeno un'altra serie di astronavi. Perché una serie con un'astronave fatta come si deve in termini Trek (e quindi NON Discovery) oggi non si può realizzare, lo stesso The Orville è un'anomalia che è stata contrabbandata alle folle usando mille trucchi.

Però, oh, sembra incredibile ma la CBS non mi ha mica telefonato prima di dare il via al progetto quindi adesso siamo qui, hanno trasmesso Picard (10 episodi) e noi l'abbia anche vista, quindi ci vuole un editoriale come si deve (non quelle mezze seghe dei consigli) per parlarne. Ci saranno, immagino, degli spoiler, ma intanto facciamo lo spoiler più importante su cosa abbia finito col pensare di questo progetto: mi sono commosso.

Picard prende di petto la continuity Star Trek, uno dei più grandi tritacarne nerd disponibili nel mondo delle serie TV. La sua storia si piazza un po' di anni nel futuro delle serie TV degne di considerazione, con l'intelligenza di costruirsi un antefatto tutto suo: la stella di Romulus è esplosa, la razza Romulana si è trovata a emigrare con l'aiuto della flotta stellare, poi la flotta stellare però si è scoperta sovranista e i "sintetici" (figli stupidi di Data) sono impazziti, così alla fine il progetto è stato lasciato un po' a metà, spargendo per la galassia tanto rancore. Rancore che ha portato anche alla dimissioni del nostro ammiraglio pelato preferito, che per i profughi aveva cercato di dare tanto, ma si è visto togliere la possibilità di fare del bene per l'ennesima volta. In your face, Jean-Luc, verrebbe da dire, queste non sono più le produzioni anni 90 in cui potevi prendertela con tutto tranne che con quelle scope in culo della Flotta, anche la Flotta adesso è piena di brutta gente. E' una maturità di cui avevamo già visto un po' di sprazzi in DS9, che qui esplode per aderire di più al pessimismo diffuso che proprio non ci vede diventare la razza illuminata del Boldly Go (a noi, comunque, manca ancora di passare la terza guerra mondiale, quindi c'è ancora speran... cioè...).
La premessa della distruzione di Romulus e dei nemici che diventano persone in difficoltà è, in realtà, un riciclo del plot di Rotta Verso l'Ignoto, uno dei migliori film della serie classica, dove nello stesso casino finivano i klingon. Ovviamente Kirk, nei confronti della vicenda, aveva una posizione un tantinello diversa, ma Kirk è Kirk e Picard è Picard.

Il tema della salvezza dei Romulani, comunque, per quanto metta al centro l'immigrazione come spesso la fantascienza contemporanea fa (per ovvie ragioni) non è il cuore della storia della serie, che invece riprende le fila dell'evoluzione degli androidi (o sintetici), ovvero i figli di Data. Pacifico che di androidi di tipo Soong nessuno è più riuscito a costruirne, pacifico che il povero B4 è stato spento e smantellato (Nemesis ci aveva promesso qualcosina di più), pacifico che quelli che sono stati in effetti realizzati erano una pallida copia del comandante più dorato dell'universo e comunque sono diventati illegali dopo aver distrutto i cantieri di Utopia Planitia (il posto più noioso di tutto l'universo Trek), ecco che compare dal nulla una ragazzina che sembra essere invece un sintetico con i controcazzi fatto e finito, un replicante quasi bladerunneriano con finti ricordi innestati. Una creatura in pericolo, a cui qualcuno sta dando la caccia e che proprio a Picard viene a chiedere aiuto.

Qui il primo appunto: l'idea di riprendere il tema di Data e di espanderlo al concetto di razza artificiale mischiata all'idea di ribellione delle macchine è una cosa che da subito mi ha sedotto e mi ha spinto ad amare la serie. In un universo che politicamente aveva già detto un po' tutto lo sviluppo cibernetico dell'esistenza, con tutti i suoi se e i suoi ma, l'evoluzione diretta di uno dei temi più cari a TNG eppure non approfonditissimo a livello di trama mi è apparso subito come un centro pieno per gli autori della serie. Peccato però che, complice secondo me risorse limitate in termini anche di tempo (ne riparleremo) quello che effettivamente avrebbe potuta essere una grande esplorazione apocalittica come è stata in Battlestar Galactica o Westworld in verità qua si appiattisce abbastanza in fretta, lasciando tutto nelle mani di un gruppo di villain abbastanza standard e fornendo pochissimi reali spunti di riflessione.

Andiamo però avanti in una disanima che, di certo, non verrà fermata da limiti di spazio (che non ho). Ottenuto il suo McGuffin, la sua raison d'etre, Picard purtroppo diventa quello che un po' tutti temevamo, ovvero un'avventura picaresca, in giro per la galassia, con un equipaggio che di Trek ha veramente poco. C'è l'Han Solo con la barbetta, che funziona più nelle sue personalità olografiche che nel personaggio principale, c'è il primo ufficiale ferito e alcolizzato, che è un topos da cui è difficile sfuggire in un racconto del genere, c'è la scienziata timida e indifesa. Si sarebbe potuto, giostrando meglio le cose, ricostruire un equipaggio Trek e tirare fuori vecchie meccaniche, ma è evidente che gli autori hanno avuto il diktat di non farlo. E, soprattutto, non avrebbe avuto senso farlo con un'astrona così brutta e impersonale come quella della serie. La serie a questo punto diventa tutto quello che temevamo sarebbe stata, ma la consapevolezza Trek degli autori è tale da permettergli di farsi perdonare a più riprese. L'ambientazione dell'"Artefatto" è meravigliosa, così come il recupero di Hugh e anche la deriva di 7di9, per quanto più tamarra di quanto un trekker dovrebbe apprezzare, può anche far fangirlare un appassionato che sappia andare oltre certe rigidità. L'innesto di Riker e Troi è gigione (e Riker che fa male la pizza non è qualcosa che avremmo voluto vedere), ma scalda il cuore vedere ancora una tale empatia nei confronti di un fandom che oggettivamente non credeva di meritare più alcuna rappresentazione nel mondo delle serie TV. Questo, e un'amabile resa delle scene d'avventura, con uno svacco limitato, fa sì che alla fine il prodotto non vada mai in antipatia.

Certo, dice la parte più cattiva di me, quella che non si lascia abbindolare dagli ammenicoli trekker, problemi ce ne sono. I personaggi "spezzati" di Rios e Raffi hanno approfondimenti estemporanei e abbastanza accessori, la stessa evoluzione di Narek è buttata lì e soprattutto viene veramente difficile capire a cosa serva Elnor, se non a cercare di rinverdire il tema classico del Picard che rifiuta il ruolo di padre/mentore, sicuramente uno degli aspetti più affascinanti del nostro Capitano, ma sviluppato mettendo in mezzo ai piedi della trama un personaggio di rara inutilità.

Il finale vede quello che sempre serve per un finale come si deve: tante astronavi, battaglie, una minaccia di fine del cosmo. Peccato però che proprio qui sia impossibile nascondersi che il re è nudo. Picard è stato realizzato con il budget di una commedia romantica di RAI DUE, qualcosa che oggi è intollerabile per una serie di fantascienza del genere. Lo Star Trek degli anni 90, probabilmente, avrebbe potuto darci di più, in termini di azioni e immagini, perché noi, come pubblico, eravamo pronti a perdonare tutti i mille espedienti necessari per portare a casa un episodio. Purtroppo questo non è più possibile. Ecco perciò che il cubo Borg (un cubo borg pilotato da 7di9 come regina, una specie di sogno porno-trek) è dettagliatissimo e bellissimo da vedere, ma dopo meno di dieci minuti di girato deve precipitare e scomparire dalla scena. Allo stesso modo le immense flotte romulana e federale che si fronteggiano nell'agone finale sono state realizzate (e si vede, ahimè, benissimo) con un copy and paste che in un frangente del genere giunge inopportuno, soprattutto a noi che abbiamo in mente immagini altrettanto epiche del passato, ma realizzate molto meglio avendo a disposizione solo del compensato e degli uniposca con quattro toni di grigio.

Eppure, concludendo, Picard è stato bello. E' stato bello il rispetto che si è sentito per il mondo di Star Trek, quello che Discovery ci ha sempre negato. E' stato bello per il modo in cui ha posto le cose, nel finale, in una battaglia-non-battaglia che è riuscita a portare al centro il nostro eroe anche senza dargli un'ammiraglia della flotta sotto il culo. E' stato bello vedere ancora del potenziale in un universo che va oltre la storia narrata e può ospitare altre storie oltre questa, dote che poi è sempre stata la base della potenza Trek. E' stato bello anche il finale un po' ruffiano e strappalacrime, di puro fanservice, con un ulteriore confronto tra Picard e Data, purissimo nel richiamare la serie originale, e che pur essendo stucchevole è qualcosa in cui abbiamo un po' tutti indugiato con piacere. Perché noi nerd siamo così, magari ci negano di saperci rapportare con le persone e la vita reale, ma in realtà non ci vergognamo di mostrare i nostri sentimenti, quando le cose arrivano a parlarci nella maniera giusta.
Comunque Picard è morto e non ho pianto. Data è morto e non ho pianto. Picard è risorso e non ho pianto
Nella scena finale Picard ha detto semplicemente "engage" e sono irrazionalmente scoppiato in lacrime.

- They're generations beyond us.
- In one sense, yes. But in another, as you said, they are children. And until now, the only teachers that they've had are a couple of hermits and the fear of extermination. But fear is an incompetent teacher. Yes. They have life but no one is teaching them what it's for. To be alive is a responsibility as well as a right.
- How are they supposed to learn that lesson in... six minutes and 11 seconds?
- The way that children learn most things. By example.

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