Strip
serie
838, 28/10/2017 - Riunioni in LISP
838
28 . 10 . 2017

Senz'anima

Vorrei dire che la strip di oggi è per pochi, che la capiranno in pochi, che la apprezzeranno in pochissimi.
Ma è sempre così, qui su FTR. Non c'è proprio niente di speciale nella strip di oggi.
E ora andate a studiare LISP.

Anche la scorsa settimana mi sono lasciato trasportare dall'ossessione dilagante per il Cinema. Ma stavolta no, sarò forte!
Uhm, però... però c'è il fatto che nel momento in cui queste righe saranno pubblicate io sarò ormai da tempo in viaggio su un veliero chiamato HMS Beagle, diretto ai più remoti confini del mondo. E quindi faccio fatica a parlare di videogiochi, che invece vivono nell'immediato.
Solo una postilla dunque su Blade Runner 2049.

Il film a quanto pare non sta facendo guadagnare i cocainomani violentatori californiani tanto quanto speravano. Oh cieli, mi dispiace!

Purtroppo però questo ha l'effetto collaterale di inibire future produzioni di simile tenore: i film fotografati magnificamente, contemplativi e audaci non incontrano il favore del popolino.
Ci resta la consolazione che rimarrà comunque un film di culto impresso nella cultura popolare, che curiosamente non segue affatto i sentimenti delle masse. Una porcata abominevole come Avatar ad esempio è stato il film più visto al cinema, ma non ha lasciato la benché minima traccia nel mondo.
Sono magre soddisfazioni.

Ma passiamo infine ai videogiochi. Non mi sfugge che è il periodo dell'anno dedicato all'orrore finto. Ecco quindi che ad esempio un gioco banale e ruffiano come Overwatch si adegua, sempre per via di vendere più pupazzetti: l'aggiornamento Halloween Terror.
Tanti costumini a tema, generalmente di fattura pregevolissima. Perché dunque non riesco ad essere contento? Io dovrei vivere di questa arte, dovrebbe piacermi tantissimo... ma con Overwatch non ce la faccio. Non riesco a provare simpatia perché è davvero tutto troppo banale e già visto. I veri artisti rubano, ma questi sono davvero troppo ladri.
I filmati di presentazione dei personaggi sono ormai dei cotrometraggi in grado di rivaleggiare con qualsiasi Disney di questo mondo, e di superarla. Sono una fabbrica di memi in grado di assicurare popolarità su Internet. Ma non riesco a vedere l'anima dietro a questo progetto. Overwatch è uno zombie.

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28 . 10 . 2017

THe skeleton key

So perfettamente che è uscito Super Mario Odyssey e persino Stranger Things 2 (yawn), ma io non riesco a togliermi dalla testa l'ultima trovata di Amazon, l'Amazon Key che è una cosa sbagliata in un numero talmente elevato di modi che ho bisogno di sfogarmi un po' qui.

Ci sono due fronti che mi irritano nelle viscere di questo progetto. Uno è strettamente tecnico e riguarda comunque la mancata educazione alla sicurezza che è propria della nostra civiltà. Una cosa mettetevi bene in testa: se installate Amazon Key dovete accettare che a quel punto la sicurezza della vostra casa (probabilmente la sicurezza più importante tra quelle che dovete conservare) è a questo punto in mano ad Amazon. Significa cioè che se anche voi avete costruito una reale fortezza, circondandola di fossati e mute di cani rabbiosi e avete piazzato un ED209 in veranda, comunque tutte queste precauzioni non vi metteranno al riparo da una qualsiasi vulnerabilità che ci sarà nel sistema Amazon, dal corriere che in realtà è un maniaco omicida al fischietto delle patatine che apre la serratura per sbaglio. Certo, direte voi, sicuramente i sistemi Amazon sono più sicuri e controllati di quanto potranno essere mai i sistemi che da solo ho stabilito. Si e no. Innanzitutto, state mettendo un sacco di informatica in questo discorso, persino più di quanta ce ne sia di solito nello IoT. E l'informatica, come materia di sicurezza, è mutevole. Vi assicuro che una serratura solida e una porta robusta sono cose che si possono superare soltanto con sistemi brute-force o con abilità non comuni. Un qualsiasi lucchetto informatico potrebbe essere suscettibile di qualche informazione trovata su un forum clandestino. Potete fidarvi di Amazon, certo, e Amazon è una grande azienda, ma stiamo comunque sempre parlando di casa vostra.

Il dettaglio tecnico, però, per quanto ecciti l'ingegnere che è in me, non è però l'aspetto che più mi colpisce della vicenda. Credo che sia la questione, diciamo, emotiva a farmi riflettere di più su dove stiamo andando. La casa, per quel che mi riguarda, rappresenta un perimetro che deve essere inviolabile per la maggior parte delle persone. E' una questione di intimità, di identità. Naturalmente vi possono entrare persone per diverse ragioni e con diversa vicinanza, ma non riesco proprio a realizzare la possibilità di lasciare le mie chiavi a qualcuno che non sia perlomeno un consanguineo. Il fatto che Amazon stia proponendo un progetto del genere, per me, è dovuto anche al fatto che ormai Amazon ha effettivamente fatto tanto da poter essere considerato uno di famiglia e questo, visto con una visione piuttosto ampia, è abbastanza grottesco. Già abbiamo cominciato ad assumere l'atteggiamento (sbagliato) per cui viviamo sempre l'arrivo del corriere Amazon come l'arrivo di un regalo. La facilità con cui ci viene permesso di acquistare e l'agilità con cui ci viene consegnato è tale che ci stiamo staccando completamente dal concetto di acquisto e di esborso. Quando compriamo su Amazon ci facciamo veramente dei regali (come spesso diciamo a noi stessi) nel senso che sganciamo completamente quello che compra da quello che riceve nonostante siano la stessa persona (e lo stesso portafoglio). Questo approccio ha permesso a Amazon di entrare in confidenza con noi ed è così che abbiamo cominciato anche a metterci in casa oggetti come Alexa (che ci parlano, come una Joy di quel Blade Runner di cui parlavamo solo settimana scorsa) e, più in generale, siamo pronti ad affidare ad Amazon porzioni sempre più larghe della nostra esistenza. Ma Amazon, ribadisco, è sempre e comunque un'azienda e se permettete se proprio devo tracciare un confine che non deve esserle permesso di valicare questo mi sembra debba essere la possibilità di entrarmi in casa senza il mio permesso esplicito o quantomeno la mia presenza in loco.

Bene, quello che dovevo dire l'ho detto. Curiosamente, parlando di questo argomento, possiamo dire di aver dedicato anche questa settimana a una distopia, anche se molto più sottile e subdola di quella di cui abbiamo parlato settimana scorsa. Ma sempre di distopia si tratta. E sempre più vicina a noi. Considerate tutti quegli autori del passato che hanno piazzato un brutto futuro tra gli anni 90 e le prime decadi del 2000. Chissà potrebbero aver sbagliato massimo di una quarantina d'anni.

“Di lagrime avea d'uopo, or son tranquilla / Lo vedi? ti sorrido... lo vedi? / Or sono tranquilla, ti sorrido! / Sarò là, tra quei fior, presso a te sempre. / Sempre, sempre presso a te! / Amami, Alfredo, / Quant'io t'amo! / Addio!”

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