Strip
serie
819, 03/06/2017 - Veri professionisti
819
03 . 06 . 2017

Una nuova giovinezza

Oggi torniamo ad occuparci di Cloud & Link dopo tanto tempo, perfino per questo fumetto che misura la sua longevità in lustri. Cloud & Link: nemmeno mi ricordavo che c'erano!
E invece a quanto pare i nostri personaggi a lungo negletti hanno continuato la loro attività clandestina nel retro di un locale notturno di Hong Kong, uno di quelli un po' loschi a cui si accede da una porticina senza insegne, e organizzano tornei di giochi da bar a gettone mentre nella stanza accanto si scommette sui combattimenti tra pesci paradiso. La loro intuizione di business era giusta: i tornei di videogiochi competitivi stanno diventando sempre più popolari, muovono sempre più denaro... ma un'idea da sola non basta: e i nostri due falliti hanno fallito.
Eppure dopo questi anni di mediocrità è successa una cosa meravigliosa: le identità videoludiche di Link e Cloud, le interpretazioni che li hanno resi celebri e forse immortali, sono tornate in auge con prepotenza. L'ultimo gioco di Zelda per Nintendo Switch e il futuro remake di Final Fantasy VII incantano le masse oggi come una decade fa. Corsi e ricorsi della Storia, le mode sono cicliche, i pantaloni a zampa di mio nonno torneranno di moda.

Il settore dell'intrattenimento elettronico si prepara alla sua grande fiera annuale, l'E3 di Los Angeles, e in questi giorni che lo precedono tutti gli editori tendono a mantenere un basso profilo.
Poco male, tanto a noi checcifrega? Noi mica siamo interessati ai grandi titoli che fanno battere forte il cuore delle masse... per un giorno o due. Noi abbiamo investito in questo settore a lungo termine, per così dire, e siamo perennemente insoddisfatti. Potrei gettarmi su Tekken 7 per PC, ma francamente Tekken è uno dei pochissimi picchiaduro 1 vs 1 che non mi hanno mai emozionato.
Ricordo quel cabinato chiassoso, le cascate di scintille e gli effetti pirotecnici che sprizzavano da ogni pugno, e io bimbetto che mi giravo dall'altra parte e tornavo a fare gli occhi dolci a Virtua Fighter (se proprio volevo un picchiaduro in 3D). Quindi scusa Tekken, ma non m'importa nulla.
Invece mi corre un brivido per la schiena al pensiero di King Of Fighters XIV, anche lui su PC. Ma solo in nome dei vecchi tempi: il nuovo KOF, come ho già avuto modo di dire su queste pagine, è un orrore della tecnica ma anche (cosa più sorprendente!) del chara-design. Dei 50 personaggi ne salverei ben pochi, e sarebbero guardacaso quelli che sono cambiati di meno rispetto ai design di 20 anni fa.

Vuoi vedere che in questo panorama, per quanto detesti ammetterlo, il maledetto Super Lottatori de Strada V, bastardo lui e Capcom disonesta che l'ha concepito, tutto sommato resta il meglio?
E poi dicono che questo genere sta godendo una nuova giovinezza... sarà, ma io preferivo la sua prima giovinezza, quando era giovine davvero.

Lo-Rez: arte, storia, web design
03 . 06 . 2017

Old Republic

Abbiamo un po' perso di vista Cloud e Link ultimamente e abbiamo (un po' più colpevolmente) perso di vista l'andazzo del videoludo competitivo, che forse, dopo tanti anni a dire scherzi e darsi di gomito, forse è qualcosa che va preso in considerazione.
Al solito, parliamo di sensazioni più che di numeri effettivi, per quello che mi riguarda, ma la mia impressione è che ormai il giro di denaro sia importate e, soprattutto, l'interesse per l'argomento sia spalmato abbastanza uniformemente sul pianeta, cosicché finalmente cominciano a sentirsi molti nomi americani, europei e, perché no, italiani, nelle classifiche. E' un bene o un male questo trend? Personalmente sono tutt'oggi dell'idea che piuttosto che stare a guardare una partita online in streaming di qualsiasi videogioco preferisco riguardarmi il trailer di qualche film tamarro o roba del genere. E' evidente che il videoludo competitivo rimane qualcosa di più bello da praticare che da guardare e anche praticarlo, considerando che usualmente porta alla consunzione o ad altre malattie neurologiche o disturbi del comportamento, mi interessa così così.
E' vero che ho passato la mia infanzia appolaiato sul lato dei cabinati delle sale giochi come un qualsiasi bimbo paciocco, fissando la gente che andava avanti e avanti nei livelli, ipnotizzato sempre da quei due-tre quadri (perché la gente raramente arrivava in fondo), ma questo non vuol dire che, una volta che mi trovo nell'intimità del mio salotto, non riesca a trovare qualcosa di meglio da fare.
A parte questi particolari, è ben vero che nel molle giugno si respira aria di bonaccia. Scorrere le pagine di news dei siti di videogiochi mi mostra solo il procedere e il proliferare di brand un po' sempre tutti uguali. Probabilmente questa sensazione di deja-vù è pura anzianità e voi sarete anzi consapevoli della gloria montante di questi tempi, ma io non riesco proprio a percepirla, quindi figurarsi se posso in qualche modo raccontarla. Tanto vale qualche piccola perla dalla mia vita extra-videloduca.

Per esempio mi sono appassionato a questo corso su Coursera dedicato all'astronomia. Ho avuto il mio infantile momento di passione per l'astronomia, da molto giovane, ma riprendere l'intera materia con un certo rigore è interessantissimo, anche perché la passione per la fantascienza e per il fantastico viene alimentata dalla scienza degli astri, che è veramente ricca di fatti incredibili e eventi che sono fuori scala per quella che è la mia consueta comprensione. Anche dal punto di vista tecnologico le macchine che oggi riusciamo a lanciare nello spazio sono incredibili. Ho già dedicato alcuni editoriali ai progressi della missilistica privata, perché é un settore che mi affascina molto e credo che sinceramente sarà uno sbocco evolutivo per la nostra razza tutta. Esistono però tutta una serie di strutture, già realizzate o in via di realizzazione, che possiamo veramente e con orgoglio chiamare "astronavi" con un'accezione molto più vicina a quella che abbiamo dato a costruzioni di fantasia. Per esempio vi invito a studiarvi il funzionamento del James Webb Telescope che dovrebbe andare nello spazio l'anno prossimo. Al di là della missione in sé il suo funzionamento e la sua messa in opera appare come qualcosa di incredibilmente ardito e solo a pensare a tutte le cose che potrebbero andare store l'ingegnere che è in me suda freddo.

Questo editoriale che per primo, quest'anno, subisce gli effetti del caldo torrido, finisce qua. Poco da dire, poco da scrivere. Forse perché si è letto e pensato poco questa settimana. Male male. Ci vedremo comunque settimana prossima e andrà certamente meglio.

“(Go West) Life is peaceful there / (Go West) In the open air / (Go West) Where the skies are blue / (Go West) This is what we're gonna do”

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