Strip
serie
668, 31/05/2014 - Log da sono
668
31 . 05 . 2014

Mondo Zappa

Di strip a tema onirico ultimamente la nostra serie Jobs ne ha presentate diverse...questi Ingegneri tenebrosi si perdono sempre più spesso nei loro sogni, forse l'unico antidoto contro il Giorno e le sue asprezze. E allora lasciamo Gödel a fantasticare di software di diagnostica finalmente efficaci, che ti prendono per mano lungo i sentieri impervi della programmazione. Ma questo è destinato a rimanere un sogno ancora per un po': dopotutto, come diceva Larry Wall, se scrivere codice fosse semplice non servirebbe un umano per farlo.

Tiriamo le somme, ora che sono usciti i giochi che tanto attendevo. La settimana scorsa preannunciavo l'arrivo di Transistor basandomi esclusivamente sulla fiducia, ma ora il gioco è tra noi e quella fiducia non è stata delusa. Non si tratta di un titolo per tutti, per i cani e i porci che compongono le masse: è un'opera di bellezza non comune ma anche dalla forte personalità. La colonna sonora, ad ogni modo, è a disposizione di tutti.
Anche Super Time Force si è coperto di gloria appena arrivato nel mondo. Purtroppo però il mio timore era fondato: si tratta a quanto pare di un gioco un po' difficile. Come, diranno i più duri tra i lettori... i giochi difficili sono il nostro pane quotidiano, sono la nostra ultima difesa contro gli assalti del pubblico casual!
Lo so, lo so. Io però ormai sono un vecchiarel canuto e stanco, non ho la forza nelle braccia per domare un gioco difficile. Mi trastullerò con Super Time Force quando arriverà su PC, sperando che non mi maltratti troppo, già sapendo che non esaurirò tutto il suo potenziale.

Infine si segnala l'uscita di Killer Is Dead per PC. Del gioco avevamo parlato a suo tempo, Gigolò Mode e tutto il resto. Semplicemente non si può perdere l'occasione di impersonare un tizio che si chiama “Mondo Zappa”.

Lo-Rez: arte, storia, web design
31 . 05 . 2014

Nuda e senza sangue

Assieme all'Attacco dei Giganti, Kill la Kill è sicuramente da considerarsi uno dei trionfatori di questa annata anime. Che ci crediate o no, a costo di sembrare meno snob dei miei standard, ho deciso di guardarlo anch'io e questo editoriale è ciò che ne penso.

Non è un caso se persino Lo-Rez, nel corso di un'inaspettato rigurgito di otakaggine, abbia speso parole su questa serie, perché il pilastro portante di KlK è indubbiamente lo stile, declinato in vari modi. Innanzitutto c'è il tratto, un po' sporco e impreciso, assolutamente all'opposto della pulizia elettronica moderna, che richiama gli anni 80 delle Lamu e dei primi Dragonball. Poi c'è il gusto per l'esagerazione quasi futurista, non l'esagerazione da anime, quella a cui siamo abituati, ma l'esagerazione dell'esagerazione in cui anche le azioni meno eclatanti vengono dipinte con gesti clamorosi. A corredo, un gran comparto di scritte a schermo, a sottolineare l'esubero di clamorosità, con caratteri imperiosi da trailer di film di serie B, scritte a schermo che giocano anche con i personaggi come nel meglio delle sigle, sempre considerando quelle appartenenti al tempo che fu.
Date queste premesse, l'impatto con Kill la Kill, nel senso del suo primo episodio per dire, è un po' traumatico. E' un cartone "urlato" che, proprio perché si bea del suo essere caciarone, sembra quasi sconnesso. Personaggi e situazioni vengono presentati non tanto pensando che sotto vi si trovi una trama, ma perché sono i personaggi e le situazioni che ti aspetti da un anime sostanzialmente shonen: c'è una protagonista che picchia i cattivi, un enorme liceo, un'antagonista, diversi personaggi di contorno. C'è, esplicita e precisa, la gerarchia: carne da cannone, boss di fine livello e superboss, c'è la manfrina del genitore morto e quella del mistero sul passato di un po' tutti.
Detto in sincerità, considerando il mio palato intellettualoide, Kill la Kill, all'inizio, dà un pochino fastidio. Il divertimento dell'effetto grafico sembra stiracchiato fino a corprire tutto il resto, come una salsa data con troppa abbondanza, e la prevedibilità delle situazioni fa un po' cadere le braccia.
Non è, però, il caso di arrendersi: senza che niente cambi radicalmente di tutto ciò, la verità è che Kill la Kill ti entra un po' dentro, forse più che per l'infittirsi della trama o per il trionfo degli effettacci per la forza dei personaggi che, nel loro contesto quasi... espressionista, arrivano a dei limiti che li rendono indimenticabili: Mako in testa a tutti, ovviamente, a seguire Gamagoori e Satsuki e poi via via tutti gli altri.
Il teatro dell'eccesso di Kill la Kill, insomma, dopo la dozzina abbondante di puntate ti entra dentro, guidato dal sontuoso comparto musicale, ma, a questo punto, inciampa nella trappola dell'assuefazione. In parte non c'è più niente di cui ci si possa stupire, in parte la cafonaggine fa un passo in dietro per permettere alla trama di arrivare a compimento. Il risultato è che la serie torna "normale" e a questo punto arriva ad avere veramente poco da dire.
Mi sento sinceramente di consigliarvi Kill la Kill, guardatelo perché in quanto a divertimento abbonda. Guardatelo per la sua cifra stilistica particolare. Vi piacerà, ne sono abbastanza sicuro, ma non riuscirete a ignorarne i difetti, di cui il più grosso è indubbiamente un finale tirato mortalmente in lungo che si affloscia nell'andare avanti. E indubbiamente nei prossimi anni godrete assieme a me del suo effetto nel mondo del cosplay.

“Mio padre era un marinaio, conosceva le città, / partito il mese di febbraio di mille anni fa, / mio figlio non lo ricorda, ma lo ricorderà, / mio padre era un marinaio, mio figlio lo sarà.”

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