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06/12/2k25 - Funziona per magia: Funziona per magia. Diffidate di chi dice il contrario
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06 . 12 . 2025

Lucine e rituali

Accendere le Lucine ci riempie di dopamina, ossitocina, serotonina ecc. (non mi ricordo mai quale), ma dà anche un po' una sensazione amara.
Ogni giorno che le lucine stanno accese è un giorno in meno alle feste: le lucine esposte nei giardini e sui balconi sono un conto alla rovescia disperato verso il buio dell'inverno senza nome che ci attende.
Ma intanto, come i nostri eroi nella strip di oggi, godiamoci la dopamina (o l'ossitocina, ecc.).

C'è una festa più imminente del natale, ed è il prossimo evento da considerare: i The Game Awards 2025. Abbiamo già detto quanto sia ben misero il rito delle premiazioni. Ma lo spettacolo vero saranno, come sempre, gli annunci di roba nuova e bella grossa. È per quello che li recupereremo, non certo in diretta ma ad un orario più consono al nostro ritmo circadiano di vecchi fragilissimi.
Prevedo quindi che i prossimi editoriali saranno occupati dai videogiochi. Per cui oggi voglio dedicare questo tempo di vigilia ad altro.
Ci sarebbe un certo argomento che mi è rimasto sul gozzo fin dal rientro dalle ferie, ma una settimana dopo l'altra è sempre subentrato qualcosa di più interessante... Questo argomento così procrastinato sono i Cartoni Animati. I Cartoni Animati NON Giapponesi! Ahah, scommetto che questa non se l'aspettava nessuno!
Si tratta dei cartoni animati fatti in Cina, che dovremo stare ben attenti a non chiamare anime.
Io qui dentro sono quello che non guarda gli anime, ma un pochino forse sì. Diciamo che ci siamo ritagliati ruoli molto diversi: Cymon è un connoisseur, battitore di piste men frequentate, mentre io ho non ho né la voglia né la pazienza di andare all'avventura. Guardo solo a colpo sicuro. Oltre ai classici dell'infanzia, le opere che ho fatto mie sono piuttosto banali: EVA, Death Note, Steins Gate, One-Punch Man, Dr Stone, Frieren.
(Soprattutto Frieren, a giudicare dal fuoco di passione che ho dimostrato su questi editoriali.)

Dall'alto della mia sfrontata ignoranza, dunque, mi sono avvicinato a Lord Of Mysteries incuriosito dal dettaglio sbalorditivo di fondali e personaggi, e dai 10/10 che fioccavano da ogni parte... E sì che ormai dovrei aver imparato a non fidarmi degli sconosciuti su internet!
Lord Of Mysteries è nato come romanzo pubblicato a puntate online: e per fortuna è online, perché a volerlo stampare non basterebbe deforestare l'Amazzonia per fare una copia. Questa prima stagione sfiora appena la superficie del materiale originale, ma già si presenta come un muro di esposizione pura, sparata a un ritmo delirante, tanto che perfino i sottotitoli a quanto pare non riescono proprio a tener dietro alla parlantina mandarina di personaggi tutti logorroici.
Superata la raffica frastornante di nomi e concetti, si inizia - qualche fortunato magari inizia - ad apprezzare la complessità di questo universo fantastico. Non io. Ma apprezzo come quell'impianto cervellotico di fazioni, poteri, rituali esoterici sia in controtendenza rispetto all'attuale carenza cronica di attenzione.
Tornando al disegno, il livello di dettaglio profuso in ogni fotogramma mi fa temere seriamente per la salute di quei poveri disegnatori cinesi. Ne saranno morti più dei disegnatori giapponesi, famosamente bistrattati? Magari l'IA ha aiutato pochino pochino? Oltretutto gli episodi durano 10 minuti in più degli anime.

Avrei potuto parlare anche del tumulto creativo che agita l'animazione non-americana e non-giapponese in questi ultimi anni: opere che invece di essere definite solo per ciò che non sono, si stanno imponendo sulla scena internazionale per vivacità creativa e qualità (ma tutto sarebbe meglio dell'odierna Disney/Pixar, bella forza!).
Ovviamente la Sud-Corea, ma anche tanto sud-est asiatico e tantissima Cina.
Avrei potuto, ma non ne sono capace.

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06 . 12 . 2025

Anche i cavalli

Lo sapete perché qui a FTR lo abbiamo affermato diverse volte: LE COSE FUNZIONANO PER MAGIA. Se non l'avete ancora capito forse non siete tagliati per lavorare nell'informatica.

La vicenda di Horses è sicuramente una delle più succulente, dal punto di vista degli alti voli pindarici, tra quelle che hanno attraversato il mondo del videoludo negli ultimi anni, sicuramente più intrigante delle polemiche relative al Games Awards o il PLPL (di cui parlavamo non prima di settimana scorsa) per cui cerchiamo di mettere giù il consueto panegirico FTResco che non verrà ascoltato da nessuno a riguardo.

La storia in breve: Horses è un gioco di una società di videogiochi italiana che ha nell'essere disturbante la sua caratteristica principale. Steam e Epic decidono di rifiutarsi di venderlo, altre piattaforme lo accettano. Se ne monta intorno un caso mediatico con i suoi eccessi, comunque intanto oggi il gioco esiste e può essere giocato per cui la gente continua a parlarne e, allo stesso tempo, continua a parlare delle questioni politiche in cui è incorso e a parlare di quelli che hanno parlato delle questioni politiche, in un estendersi di cerchi concentrici che rappresenta un notevole chiacchiericcio.

Partiamo da uno dei noccioli della questione di cui si parla meno: Horses è stato bannato, racconta la storia, perché in una delle sue versioni iniziali andava a usare alcune immagini tra quelle che da sempre l'industry ritiene tabù e quindi Steam l'ha rifiutato come, da sempre, rifiuta tutta una serie di giochi. Una delle narrazioni più cavalcate è quella che fa sembrare Horses come l'unico prodotto che sia stato rimbalzato da Steam, ma questo non è vero, esiste un potere censorio sempre in atto su Steam, a tutela dell'azienda, che non determina, badate bene, ciò che è bene e ciò che è male, ma ciò in cui a Steam conviene rischiare e ciò in cui non gli conviene rischiare.
Se vogliamo aggiungere un corollario Steam ha insistito nel bannare il gioco anche dopo che il contenuto tabù era diventato un po' meno tabù e anche qui, però, mi è difficile non vedervi legittimità, sempre per il discorso di cui sopra. Parliamo di strategia aziendale, nessuno sta cercando di tutelare e ancor meno educare nessuno, le grandi società sono paracule come le piccole società sono paracule al contrario. Questo è il motivo per cui Steam e Epic non l'hanno messo sui loro scaffali e gli altri store sì.

Horses cos'è? Non ho avuto modo di giocarlo, ma leggendo le recensioni e i racconti in giro Horses sembra un'esperienza multimediale, diciamo, com una forte connotazione autorale che cerca di trasmettere al giocatore (ma diciamo pure al fruitore) una certa serie di emozioni e concetti come (ecco che arriva la parola, attenti bene) l'ARTE (te la qui) prova a fare in ogni sua forma dal bufalo disegnato nella grotta. Se andate a vedere i riferimenti su cui Horses sembra poggiare ce ne sono di ingombranti, fino ad arrivare a Salò e le 120 giornate di Sodoma, film di Pasolini di cui intere generazioni non sanno oggi dell'esistenza, ma che ingombrava più o meno allo stesso modo, è stato censurato allo stesso modo, ma nei suoi tempi e modi ha una sua rilevanza nella cinematografia mondiale.
Horses è un prodotto altrettanto prezioso? Di nuovo, è la domanda sbagliata. Horses ha cercato di fare qualcosa sulla falsariga di quello che fece Pasolini usando più o meno gli stessi strumenti. Ci è riuscito sublimando tutti gli aspetti più problematici del materiale che ha usato? Non è importante, ci ha provato perché l'atto creativo è provarci, sullo riuscirci non possiamo mica avere garanzie a monte.

Andiamo avanti: Horses, partendo da queste basi non sarebbe dovuto essere censurato? Ecco, finalmente siamo arrivati a una delle questioni più importanti di tutta la vicenda. Quello che abbiamo detto sopra di Horses avrebbe dovuto indurre Steam a non censurarlo? Assolutamente no, come non possiamo chiedere a Rete4 di mettere Pasolini alle 3 di pomeriggio. Il problema è che quando l'estabilishment borghese allontana Pasolini e lo censura Pasolini esce da quell'estabilishment e trova un mondo vivo in cui può far arrivare la sua opera nei dovuti modi. Nel mondo dei videogiochi, invece, se Steam e Epic allontanano un videogioco in un certo senso non c'è niente dove questo gioco potrebbe andare. Badate bene che non era scontato che le altre piattaforme non si allineassero e alla fine non si sono allineate per il clamore mediatico suscitato dalla vicenda. Il medesimo gioco con una gestione diversa della comunicazione avrebbe potuto non avere nessuno sbocco per arrivare nelle case. Da una parte, sarebbe stata un'azione legittima da parte delle piattaforme, dall'altra parte avrebbe evidenziato i limiti delle piattaforme stesse e del nostro mondo.

Perché, per come abbiamo posto la questione, Horses non è un videogioco, come le 120 giornate di Sodoma non è stato scritto con gli stessi intenti di Avengers: Endgame. Horses non può essere misurato con lo stesso metro con cui si misurano i videogiochi, sia in termini di qualità sia in termini di ciò che è lecito farci dentro, il problema è che Horses è un unicum, cioè un oggetto artistico differente in forma di videogioco e non ha delle strutture sue dove essere inserito come anche degli spazi di discussione in cui vi si possa ragionare con cognizione di causa. Visto che ormai abbiamo inscatolato tutto nelle piattaforme di vendita l'intero universo della distribuzione Horses non ha nemmeno uno scaffale adatto dove cercare, economicamente, di sbarcare il lunario. Ovvio, con tutto quello che se ne è detto, oggi è un successo commerciale annunciato, ma se altri volessero seguire i suoi passi non potrebbero perché certe polemiche si innescano una volta sola, negli altri casi si rischia di trovarsi con tutte le porte chiuse.

Vorrei giocare Horses? No, come mi sono sempre rifiutato di guardare le 120 giornate di Sodoma. E' una cosa mia, è il mio rapporto col disturbante che non mi fa venire voglia di farlo, non è un giudizio né qualitativo né morale sul prodotto. Dall'altra parte se effettivamente i videogiochi fossero un media maturo prodotti come Horses dovrebbero avere degli spazi di confronto propri, dei creatori che pensano a diversi modi di impiegare gli strumenti messi a disposizione, di autori di rottura, come li hanno avuti, prima di loro la letteratura, il cinema, la musica e ogni forma espressiva umana.
L'impressione che si ricava dalla vicenda di Horses, però, è che non esiste oggi una tale vivacità intellettuale che può pensare credibile la creazione di certi spazi, che stanno regredendo anche nelle altre forme d'arte umana. E' un peccato e il dato che effettivamente si dovrebbe rilevare da tutta questa storia. I videogiochi su certe strade artistiche non possono scendere. O, almeno, non possono farlo con disinvoltura.

“L'uomo ha cominciato la sua parabola discendente, a nostro avviso, quando ha abbandonato il rasoio a mano libera per il rasoio di sicurezza.”

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