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serie
188, 11/12/2004 - Picirobò! Picirobò!
188
11 . 12 . 2004

L'ingenuità del publisher

Questa strip è un compendio di alcune battute spesso usate anche nella Vita Reale™, dal momento che vantarsi del proprio computer è il passatempo preferito di certa gente, oltre che il principale motivo di orgoglio. Non abbiamo esaurito l'argomento ma ci siamo detti che 6 tavole potevano bastare, per stavolta. La prossima settimana partirà una nuova serie, una serie completamente nuova, anche se alcuni personaggi hanno già fatto qualche comparsa su FTR. In particolare si tratterà di una miniserie di ambientazione, ehm... storica.

Per la prima volta da mesi, forse sto passando più tempo a giocarli, i giochi, piuttosto che parlarne o disegnarli. D'altra parte, il fuoco d'artiglieria prenatalizio è talmente massiccio da far breccia nel mio cuore di pietra cinico e disilluso (fortificato da anni di meditazioni alla scuola vulcaniana!).
Ci sono dozzine di titoli là fuori che scalpitano per avere un posticino, ma andando in buon ordine spero che riusciremo ad accontentarne la maggior parte. Questa volta è il turno ad esempio di Prince Of Persia 2, o meglio "Spirito Guerriero", visto che un Prince Of Persia 2 uscì già 10 anni fa. Come sapete io sono abituato a giudicare i giochi dai demo, e per giunta trasportato dall'emozione del momento...! Ho terminato or ora una partita a PoP2, e avrei voglia di scrivere qualcosa di cattivo sul conto di questo gioco e della sua famiglia. D'altra parte Ubisoft è un bersaglio troppo facile, così plateale nel suo inseguire il pubblico che non dà neppure la soddisfazione di farle qualche critica acuta... Si sono ritrovati tra le mani, per una bizzarra congiuntura astrale, due o tre titoli ben fatti, e da allora sono ubriachi di successo e sfornano seguiti più in fretta di quanto io riesca a provare i loro demo.
A differenza di Pandora Tomorrow, che se non altro migliorava l'originale, PoP2 stravolge il suo antenato in molti modi, e non sempre per il meglio. Lo Stile è una questione di gusti, c'è a chi piace il massacro gotico violento e chi preferisce il buffo gilè di un principe delle fiabe... le dominatrici sadomaso vestite di biancheria in acciaio, comunque, sono un pò difficili da perdonare. Quello che io trovo più irritante è il fatto che PoP2 è fedele al primo soprattutto nei suoi errori: ormai la Telecamera è un incubo ricorrente che quasi non fa più paura, tanto siamo stanchi di lanciarle insulti. Nel gioco precedente i fronzoli estetici facevano perdonare molti difetti, ma ora ci siamo abituati a questi effetti speciali, e non siamo più disposti a chiudere un occhio.
Prince Of Persia 2 sembra fatto per essere guardato mentre ci gioca qualcun altro (un altro acquirente potenziale, naturalmente), e bisogna ammettere che chi guarda si diverte parecchio, tra colpi di scena preprogrammati e sequenze di combattimento magniloquenti. Chi gioca, invece, è come un attore costretto a recitare in un costume troppo stretto: mentre il Principe si esibisce in una danza di lame in slow-motion da far girare la testa, chi gioca è solo vagamente consapevole dei tasti che sta premendo, ed è spesso distratto dalla telecamera. Se per PoP mi erano sembrati sufficienti mouse e tastiera, stavolta il ritmo più frenetico rende necessario un joypad anche su PC.
Lo scontro con il Gigante presente nel demo è qualcosa che chiedevo da tempo all'Industria Videoludica, e se funzionasse sono sicuro che sarebbe entusiasmante. In teoria è possibile piroettare tra le gambe del colosso e saltargli sulla schiena, oppure balzare da un muro all'altro fino al soffitto, lanciarsi giù piantando la sciabola nei tendaggi, e poi percuoterlo forte sulla testa... Prince Of Persia 2 promette tutto questo genere di intrattenimento spensierato, ma nella pratica l'IA si inceppa troppo spesso.
Forse non è giusto chiedere un buon grado di rifinitura a un gioco sfornato in fretta e furia per il grande pubblico. Per risolvere i (pochi) difetti nel gameplay di Prince Of Persia bisognerebbe che Ubisoft si prendesse un paio di mesi in più, per dedicare attenzione anche ai particolari... ma questo, naturalmente, non succederà.

Ritornando un momento sulla direzione artistica di PoP2, la guerriera sadomaso che domina l'arte promozionale del gioco mi ricorda molto Ivy, di Soul Calibur. Certo Soul Calibur è titolo di tutt'altra levatura, ma ci sono delle somiglianze nell'atmosfera dei due giochi, e in particolare tra i due personaggi. Non posso biasimare Ubisoft se cerca ispirazione dai grandi capolavori, però Ivy nel 1999 faceva già una figura migliore di questa pallida imitazione, anche grazie all'effetto di "bouncing" dei poligoni che ha poi inaugurato una lunga tradizione (culminata in Dead Or Alive, ovviamente).
Tra gli altri titoli che ho sottomano in questo periodo c'è Boktai, che già appassionò Cymon. L'ho finito giusto in tempo per il seguito, che a quanto pare accentua l'ambientazione western che nel primo era solo accennata. Konami con questa nuova serie si conferma una delle softwarehouse che stimo di più, perchè sa mettere carattere nei suoi prodotti, anche in quelli più umili. Boktai non è progettato per vendere un miliardo di copie, ma è un gioco onesto che fa il suo dovere fino al finale, e non delude anche chi è disposto a investire parecchio tempo per scoprire tutti i segreti.
Come in Silent Hill, in Castlevania, in Metal Gear Solid, ci sono un sacco di finezze nascoste del gameplay, dettagli che la maggior parte del pubblico non scoprirà neppure. La cosa che mi stupisce di Konami è che questo rimane vero anche per i marchi più popolari: buona parte di quello che è possibile fare in Metal Gear Solid 3 è facoltativo, non serve a finire il gioco, serve solo a divertire un pò di più. E' possibile attraversarlo dall'inizio alla fine senza mai lanciare un serpente vivo addosso alle guardie, o attivare i bonus chiamando le frequenze nascoste della radio. Se ruoti troppo la visuale nel menu, quando poi ritorni al gioco Snake ha un attacco di nausea e vomita! Caro Babbo Natale, mi piacerebbe vedere altri grandi sviluppatori con questa attenzione ai particolari.

“La breccia dimensionale sta decisamente trasmettendo materiale organico.”

Lo-Rez: arte, storia, web design
11 . 12 . 2004

Tacchini

Leggere articoli scientifici per la propria tesi non è il modo più elettrizzante disponibile per impegnare il proprio tempo, gli articoli di informatica pura, anzi purissima, poi, sono talmente zeppi di capriole mentali e labirinti del pensiero che ogni tanto riescono persino a provocarti un attacco di claustrofobia semantica. Fortunatamente (eh! sai che culo...) i loro autori riversano grande creatività nel costruire esempi per dimostrare le proprie teorie e qui si arriva spesso a ridere, il riso nervoso e intermittente del malato mentale appena immobilizzato con la camicia di forza. Senza fare nomi (non è il caso che inserisca una bibliografia anche nelle mie column) c'è ad esempio un tizio che si diletta ad ammazzare tacchini. Certo, ammazzare tacchini, soprattutto sotto natale, è attività buona e giusta, affatto vietata dalla legge, ma questo soggetto pericoloso non si limita semplicemente a terminare la loro vita per macellarli, ma si diletta con giochi da fiera degni del peggior Caligola.
Innanzitutto gli spara, il che è già brutto a dirsi. Non è che fai gran figura da Buffalo Bill a sparare a un tacchino il quale, oltretutto, ignaro delle tue bieche intenzioni, non cerca nemmeno di scappare. Il nostro figuro, invece, carica bullandosi come Billy the Kid la sua colt sei colpi (naturalmente usa una rivoltella, scoprirete presto perchè...) punta l'animale e pem! Dopodichè si chiede "lo ho colpito o no?" arrivando così al grandissimo teorema scientifico alla base della società moderna: "quando si spara a un tacchino ogni tanto il tacchino muore", che sembra quasi il titolo di un film di Sergio Leone che ha mangiato pesante.
Se il problema fosse circoscritto non ce ne preoccuperemmo, ma si può verificare in fretta come esista vasta letteratura su questa storia di ammazzare il tacchino scritta da un alto numero di luminari. Ad esempio c'è un altro genio che spara al tacchino per vedere se la sua pistola è carica. Anche senza prendere in considerazione il punto di vista del tacchino (che comunque, ricordiamolo, è solo un tacchino in fondo), a cosa ti serve una verifica del genere? Se spari al tacchino scopri che la pistola era carica e adesso non lo è più sicuramente! Eppure anche il teorema "se il tacchino muore quando gli sparo vuol dire che la pistola era carica" è entrato di diritto nell'olimpo delle massime utili a dirci come gira il mondo. Perciò, se girate armati(?), portatevi sempre dietro un tacchino, nel caso vi dimenticaste se la pistola è carica o no(???).
Non è finita qui. Abbiamo quello che, per rendere il gioco più appassionante, fa camminare il tacchino. Non è certo per dargli una possibilità in più per sopravvivere! Nossignore! Gli serve perchè così, dopo che gli ha sparato, può verificare se il tacchino è morto semplicemente constatando che non cammina più. Da cui "tacchino morto non cammina" adagio che, in verità, era noto anche alle nostre nonne. La disputa scientifica, in verità, su questo punto è stata accesa perchè uno scienziato disse che era giusto dettagliare il teorema in "tacchino morto non cammina a meno che non sia zombie", ma l'ambiente accademico rifiutò questa obiezione. Dello scienziato che la sollevò non si sa più nulla, se non forse che è stato assunto dalla Umbrella Corporation.
Sparare ai tacchini, però, lo abbiamo già detto, può anche annoiare dopo un po', diciamo dopo i primi trenta-quaranta tacchini morti perciò un altro maniaco decise di farci la roulette russa! Eh già, è evidente che l'idea c'era anche ai tempi del mitico ideatore dello sport(?) visto che lui stesso aveva specificato l'impiego di una rivoltella, ma furono altri, furono i suoi eccellentissimi discepoli a svilupparla. Si prende un tacchino (sempre che troviate ancora tacchini disposti a seguirvi...), si fa girare il tamburo della propria pistola con dentro un solo proiettile (non barate, eh!) mentre tutti i propri colleghi urlano "Gira la ruota, gi-ra-la! La!" e poi si spara. Vince chi ha il culo di avere il proiettile e la bravura di beccare il tacchino (il quale tacchino, stranamente, suggerisce quasi sempre di comprare una vocale, prima di spirare). Dopo essersela spassata per mesi e mesi con questa nuova, appassionante forma di intrattenimento i grandi geni universitari decisero che anche tutto questo sollazzo andasse giustificato con un nuovo teorema per questo scrissero sul muro imperituro della conoscienza "giocando alla roulette russa il tacchino ogni tanto muore, ma con meno frequenza di quando gli si spara con la pistola carica" che, per una coincidenza abbastanza strana, trova posto nelle biblioteche scientifiche accanto al ben più celebre trattato "una mucca entra in un bar e muore" su cui però, ahimè, non ho avuto tempo di documentarmi.
Leggendo tutte queste appassionanti vicende, un po' romanzate, ma nella sostanza non poi così lontane dalla verità, ho cominciato a riflettere sul fatto che a volte l'informatica viene espressamente usata dalla nostra società per incanalare le pulsioni più aberranti e corrotte di membri deviati della nostra civiltà in modo che questi, più che fare qualcosa di utile (bhe, volete un po' troppo...) rivolgano il loro pensiero ad attività sostanzialmente innocue (dai, cosa sarà mai qualche centinaio di tacchini morti...). Un pensiero del genere ha dell'inquietante perché anche io ho incanalato le mie pulsioni nella disciplina informatica e quindi è più che legittimo credere che, se non fossi incorso nel salvifico studio (e nelle sudate carte su cui di me si spendea la miglior parte) sarei diventato chissà quale creatura orribile. Chissà quali atti disgustosi avrei compiuto! Cosa sarebbe stato di me? Sarei diventato sceneggiatore di fumetti perversi e disturbati? Ah no, quello lo sono diventato comunque...Sarei diventato un ospite del Maurizio Costanzo Show? Un partecipante del Grande Fratello? Tremo e mi rannicchio in un angolino buio della mia stanza pensando a quali baratri di degrado avrei potuto raggiungere lontano dalla amata disciplina! E anche voi! Voi che magari non siete ingegneri, ma comunque coltivate un animo un po' geek, sappiate che quella parte di voi che rovina le vostre diottrie, la vostra abbronzatura e in generale la vostra vita sociale nonostante tutto vi sta salvando da chissà quali orrori! Essa vi permette di sfogare in modo sano (?) e legale la fame che trae forza dai vostri punti più oscuri!
Forse ora vi ho spaventato fin troppo, saltiamo piè pari e con le mani legate dietro la schiena a un altro argomento: vi ricordate l'hype creation di cui vi parlavo settimana scorsa? Bene, potete già tirare un bel sospiro di sollievo perchè la nuova serie di Follow The Rabbit approderà su questi schermi già settimana prossima con le solite cornicine di fuochi artificiali, ballerine semi-nude e sproloqui filologici miei. Non voglio dirvi assolutamente niente di cosa sarà, però mi sembra carino sottolineare come sia il progetto più rapido mai realizzato alla tana. Nato poco più di un mese fa lo vedrete già in atto tra sette giorni e vi assicuro che, considerando i nostri tempi tecnici consueti, è veramente un risultato rimarchevole. Per il resto mi piace notare come appaia sotto natale pur essendo una cosa...uhm...non propriamente natalizia, giacché c'è tanto sangue da far sembrare Shining una puntata di Candy Candy (e nemmeno una con scene di sesso censurate).
Bene, potrei anche lasciarvi. Non so perchè in questo periodo mi è tornato sotto mano Prince of Persia (IL PRIMO!) e ogni tanto cerco di superare il maledettissimo ottavo livello senza trucchi, come se non bastasse ho appena installato Alone in the dark: the new taglio-di-capelli e non è malissimo nonostante lo abbia spesso preso in giro perciò, anche se Ghost Recon ha deciso di non funzionarmi più (DirectX, credo...sapete com'è) ho abbastanza da fare per non trattenermi qui oltre il limite dato dalla decenza.
Ah, a tutti i tacchini in ascolto, anche se con un certo anticipo: BUON NATALE (io zono un bovero negro...badimbambibon...chi si ricorda lo sketch?).

"La guerra è la paura ammantata di coraggio"

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