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serie
152, 27/03/2004 - Mancanza di fede
152
27 . 03 . 2004

Survival camera

Che divertimento sarebbe, FTR, senza le battute sugli Ingegneri? Ingegnere, ovviamente, non è soltanto colui che e' iscritto all'Albo (o alla Setta Segreta), ma si tratta piuttosto di una condizione psico-fisica che ti segna fin dalla nascita, e che in genere crea un sacco di fastidi... possibile che non conferisca almeno qualche oscuro potere?

La scorsa settimana ho riportato le mie impressioni su una manciata di demo, ma era rimasto fuori Silent Hill 3. In effetti se mi limitassi al demo avrei poco da dire, visto che dura sì e no un paio di minuti. Due minuti da 636 MB. Potrei ricordare quando in quello spazio ci stavano non solo interi giochi, ma intere saghe videoludiche, e come tutto sommato ci si divertisse lo stesso, ma sarebbe sbagliato cedere alla nostalgia.
Ho sentito parlare di Silent Hill 3 nella Vita Reale™, dalla viva voce di persone vere, e poi ho visitato un paio di siti e ho letto qualche faq: credo di essermi fatto un'idea piuttosto completa del gioco. Forse anche troppo: avrei fatto a meno di conoscere certi particolari della trama, visto che sono una persona piuttosto impressionabile.
Se conoscete i survival horror solo attraverso Resident Evil, come era per me, probabilmente non avete idea di quanto avanti possa spingersi un videogioco nell'incutere terrore, nel disgustare e nell'inquietare il giocatore (ah bè, magari se avete provato Fifa 99 lo sapete...). Silent Hill in questo senso può stare alla pari dei film o libri più terrificanti nella storia dell'horror. E' un fatto importante, che dimostra la maturità che ormai hanno raggiunto i videogiochi... anche se l'horror non e' esattamente quello che mi alletta in un gioco.
L'evoluzione di SH è un po' la storia di tutto il settore, dalle umili origini piene di fogging, clipping e altre limitazioni tecniche, a una tecnologia talmente matura da permettere un'interpretazione artistica della realtà. Siamo partiti da immagini sgranate e visibilita' ridotta a pochi metri, e oggi la sgranatura e' un sofisticato filtro in tempo reale e la nebbia e' una Caratteristica, non un Limite... e' come un cerchio che si chiude.
Ma la maturità di Silent Hill non si limita alla tecnica: dopo anni di esperimenti imbarazzanti e un po' squallidi, in cui i videogiochi hanno scimmiottato il Cinema, oggi finalmente pare che qualche designer abbia trovato il giusto equilibrio (sopratutto alla Konami). Silent Hill ha il coraggio di sembrare quasi sottotono, rispetto alle smargiassate in bullet-time di Resident Evil, ad esempio, ma alla lunga raggiunge in pieno il suo obiettivo.
SH è così dannatamente cattivo che mi viene sempre da pensare che chi l'ha fatto odia il suo pubblico e vuole fargli del male. Credo che l'horror sia più o meno questo.

Il bello di SH3 è che non si sforza a tutti di costi di farci dimenticare che stiamo giocando un videogioco. Una generazione intera di game-designer ci ha provato fallendo miseramente, ma SH3 segue tutte le regole classiche del genere: un gameplay orientato alla ripetizione, per migliorare i record di tempo, munizioni, mostri ammazzati e un sacco di altri parametri.
E' molto interessante, molto nipponico che un gioco così tremendamente angosciante sia anche cosi' strapieno di bonus e segreti comici e fuori di testa... dalle spade laser a lunghezza variabile, alle decine di costumi alternativi per la protagonista con i loghi di riviste videoludiche, e perfino una tenuta da immancabile super-eroina liceale. E' come se alla Konami fossero cosi' sicuri dei loro mezzi da non aver paura di sdrammatizzare, di fare dell'ironia su se stessi.

Fin qua era la teoria, ma ho già messo in chiaro che non mi piacciono i survival horror, e voglio spiegare perchè: breve cronaca della mia esperienza tipo.
SH3 si apre con una canzone del tutto inappropriata, ma bisognava pur infilarcela per poter poi pubblicare l'obbligatoria soundtrack da collezione. L'avviso "questo gioco potrebbe sembrare a tratti violento o crudele" va preso con molto sarcasmo, mentre l'altro avviso, quello che consiglia alle donne incinte di stare alla larga, va preso in seria considerazione... visto che SH3 è la storia di una gravidanza un po' anomala.
Quando effettivamente il gioco mi concede di prendere il controllo della piccola Heather cominciano i guai seri. Ho sempre pensato che in Resident Evil l'orrore e la paura fossero causati al 90% dal dannato sistema di controllo, che ti getta nella disperazione ogni volta che vuoi muovere un passo (non parliamo poi di puntare e sparare). SH non è migliore. Le animazioni sono troppo rigide, proprio in conseguenza di un controllo così di legno, e la telecamera... la telecamera e' nei miei incubi. E' la Telecamera il vero Male arcano che infesta la cittadina di Silent Hill. Probabilmente con due stick analogici si lascia domare un po' meglio, ma il fatto e' che quella infame si posiziona sempre esattamente nel posto sbagliato, e quando provi a spostarla si imbizzarrisce come un cavallo selvaggio. Non aiuta la scarsa luminosità degli ambienti... ho detto "scarsa luminosita'"? Volevo dire "oscurita' totale e assolutamente impenetrabile". La torcia elettrica ha la potenza di una lucciola stanca, però nessuno puo' contestare la profonda poesia di tenere una torcia elettrica sempre vicino al cuore (anche nei titoli precedenti era cosi', e ormai non puo' essere una coincidenza).
In conclusione, non sono fatto per giocare ai survival horror. Da giocare SH3 è uno schifo, ma se con sforzi sovrumani si riescono a dimenticare tutti questi fastidi, l'esperienza che ne risulta e' tra le più indimenticabili che il videoludo può offrire. La gente ne esce segnata. L'ho visto nei loro occhi, quando parlano della famigerata "Scena Nel Bagno", o dell'enigma della Poesia, o del "trapianto" finale.

“Unite, esse formano una piccola armata di Ingegneri delle Tenebre che potrebbe dominare il Mondo. La Congiunzione Cino-Gesuita può rivelarsi una minaccia per la Cristianità, ben maggiore di quanto mai non furono i Mongoli o i Mori.”

Lo-Rez: arte, storia, web design
27 . 03 . 2004

Cartoomics

Quest'anno non ho scritto il consueto reportage dalla SMAU (corredato dai SMAU Rabbit Awards). No, non è che me ne sono accorto adesso, la cosa non è stata casuale visto che la fiera 2003 mi ha talmente intristito che non me la sono sentita di dedicargli neanche due righe, ma sta di fatto che proprio settimana scorsa ho avuto modo di rimettere piede in fiera e ovviamente la cara esposizione ipertecnologica mi è venuta in mente.
A parte il tributo (in tempo e fatica) che annualmente elargisco per la SMAU appunto, capita raramente che vada mai a vedere qualcosa di esposto, ma quest'anno ho avuto l'ispirazione di andare a vedere come fosse il Cartoomics e a questo punto credo che magari a voi, zuzzurelloni del sito, interessi sapere com'è.
Cominciamo dal cos'è: Cartoomics è il salone del fumetto, dei cartoons, del collezionismo e dei videogames. Non è un evento particolarmente grande o incisivo, ma ha una certa dignità e credo sia il miglior evento sul tema che ci si possa godere senza lasciare le mura di Mediolanum. Come vedete non siamo completamente fuori tema.
Innanzitutto è una fiera piuttosto asciutta, due soli padiglioni senza grandi sprechi di spazio, ogni espositore ha il suo dignitoso cubicolo dove solitamente mette in bella mostra le sue pubblicazioni e magari ospita qualche suo artista pregiato per la venerazione dei fan. Sul fronte artisti pregiati devo dire di non subire il fascino di nessuno e quindi non mi sono interessato molto dell'argomento. L'unica persona da cui mi sono mai fatto firmare qualcosa è stato Stefano Benni e ne ho avuto ben donde, ma se guardo al panorama dei disegnatori e sceneggiatori (colleghi!) presenti sul territorio e fuori in quanto a fumetti non vedo nessuno di cui desideri l'effige o il segno. Dal punto di vista invece del fumetto-fumetto il mio rapporto col media è di odietamo. Non ho mai letto niente al di fuori del Topolino (e del Rat-Man), ma più che altro per pigrizia perchè un vasto spettro di pubblicazioni mi interessano. I fumetti di Repubblica hanno colmato varie delle mie lacune e mi hanno fatto assaggiare diverse cose e sebbene non mi abbiano ancora fatto mettere la mano sul portafogli per qualsivoglia acquisto, mi hanno aperto gli orizzonti e dimostrato le vaste potenzialità della storia disegnata.
Se avete un approccio del genere alla materia il Cartoomics è una fiera NOCIVA. Vi aleggia dentro il virus del collezionista, il morbo delle trenta costine tutte uguali esposte sulla mensola della camera, la pulsione schizofrenica all'acquisto. Ogni corridoio è un trogolo di perdizione e peccato ed è veramente impossibile resistere alla tentazione di sfogliare tutto, guardare tutto, osservare tutto, ti senti quasi dispiaciuto di non essere alla ricerca del raro numero dieci di Mazinga o della storia di Batman contro il cugino dello zio di Robin perchè alla fine ti ritrovi a girare a vuoto, senza una meta, continuando a prendere su volumetti a caso. Cos'è questo? Zumpazumpaparappero? Diciotto volumi? Intanto compro il sei, qui esposto, buone condizioni, e poi chissà che non riesca a pescare gli altri in giro per il mondo!
Il mio spirito d'acciaio e la mia disciplina zen, direte voi, mi avrà ovviamente tutelato dall'avviare qualsivoglia avventata impresa...dite così e avete in parte ragione, in parte perchè ad un certo punto ho dovuto cedere e non me ne vergogno. Di fondo c'è stata la congiunzione planetaria favorevole data dal mio compleanno, il resto l'han fatto i sentimenti, la nostalgia e l'eccetera eccetera.
Tra noi compagnia di amici si ha usanza di celebrare il genetliaco d'ognuno con un qualche dono comune di variabile forma e giacchè ero in fiera con uno di questi amici egli mi ha fatto notare qualcosa che va oltre il mio rapporto coi fumetti: la collezione completa dei 28 volumi dei Cavalieri dello Zodiaco. Dunque, non so se ho mai avuto modo di dirvelo, ma io ho una sacra venerazione dei Cavalieri dello Zodiaco, una conoscenza approfondita e maniacale del cartone animato (rivisto almeno sei volte) e una specie di irrazionale amore per tutto quello che rappresentano. I Cavalieri dello Zodiaco per me non sono un cartone animato che guardavo da piccolo (bhe, da piccolo...li rifacessero...), sono altro, completamente un universo staccato. Capite che di fronte al loro manga ottenuto senza colpo ferire, completo e quindi non affetto dal germe diabolico del cacciatore di taglie, splendido nella sua riproposizione dettagliata di ogni fotogramma del cartone...bhe...ho creduto giusto accettare così adesso i volumetti fanno bella mostra nella mia cameretta e vengono letti sfruttando l'esiguo tempo libero che posseggo, goduti come se non conoscessi la storia. Scusate se è poco...
Non è finita qui, visto che l'esborso per i Cavalieri, come vi ho detto, non è stato mio, ho deciso di prendermi pure un bel poster di Lupin III fatto con la tecnica del fotomosaico (credo si chiami così) che ora mi guarda da dietro le spalle mentre scrivo.
Insomma, è raro che dica di essermi divertito dopo essere stato alla fiera, ma il Cartoomics non ti mette addosso quella frenesia di girare della SMAU, non ostenta, mostra ed è stato veramente bello aggirarmici, da soddisfazione passare il pomeriggio sfogliando pubblicazioni d'ogni tipo, guardando con un po' di inquietudine la sfilata di cosplayer (sapete che qua dentro non siamo ancora arrivati a certi livelli...) e dimostrando di essere un fallitaccio a Project Gotham II (argh!).
Avendovi fatto un reportage così inutile mi fa sentire veramente professionale e non vorrei rovinare questa sensazione con qualche idiozia sparata in chiusura però me ne vado, tronfio di me, abbassando la saracinesca anche questa settimana.

"cade una stella / ma dimmi dove siamo /
che te ne frega / sarà perchè ti amo"

Cymon: testi, storia, site admin