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1137, 11/11/2023 - Dillo gentilmente
1137
11 . 11 . 2023

Il Nuovo Vero e Divino grillo

Scopro con mia grande sorpresa che gli sceneggiatore americani sono in sciopero da luglio... M-ma io pensavo da almeno 10 anni!
Eh, facile far dell'ironia, ma non posso trattenermi: i film per me sono importanti un po' di più che per la maggior parte della Gente™. Un'altra cosa che ho appreso con sgomento è che spesso la gente “va a vedere un film”, perfino al cinema, così, senza pianificazione né un intento preciso se non quello di svagarsi un po'.
Inconcepibile!

È da un po' che non parlo di cinema su queste pagine, o almeno credo: come accennavo vagamente la volta scorsa, sto scrivendo con una certa fretta perché mi trovo in un periodo liminale, per così dire, come mi capita immediatamente prima, durante e dopo un viaggio (volevo dire: un Viaggio™).
L'ultima volta ho detto qualcosina di Oppenheimer e, a proposito di film che durano tre ore e più, bisognerà che dica più di qualcosina anche di Killers of the Flower Moon.
Ad esempio, KOTFM contiene senz'altro molte più esplosioni di quell'altro film sulle bombe grosse! Eppure sono tre ore e mezza del tutto “prive del piacere del sangue”, il che non è affatto atipico per un regista la cui carriera non può essere ridotta a qualche film di mafiosi. La violenza qui fa solo male, e il film è privo anche di qualsiasi altro piacere: nessuno sfoggio mirabolante di tecnica, nessuno svolazzo o piano sequenza interminabile o quei trucchetti a cui ricorrono autori minori per impressionare il pubblico.
Il film si leva come uno spirito leggiadro sopra la volgarità degli spettacoli del nostro tempo. Ogni ripresa è stata meditata, non solo (quando siamo fortunati) progettata. Si vede che è opera di un vecchio. Fa le cose nel modo più difficile, senza scorciatoie. Stupisce perché non cerca di stupire. Rispetta lo spettatore invece di manipolarlo. Rivoluzionario.

Ma io ero partito con l'idea di parlare di un altro film, in verità.
Accostarli non renderebbe giustizia a nessuno dei due, ma dimostra come il cinema sia abbastanza ampio da includere due opere così diverse.
Shin Kamen Rider.
È il film più bello dell'anno. Lo si intuisce già dai poster. Ed è un film di supereroi: vedete che non sono sempre così snob con i pigiamini colorati! (Solo con quelli che fanno schifo.)
Sette anni fa Hideaki Anno si imbarcava in un'impresa megalomane matta e disperatissima: rifare in serie i film più importanti della cultura giapponese. Quelli che piacevano a lui, perlomeno. Il primo fu Shin Godzilla: ne rimasi folgorato. Poi venne Shin Ultraman, e a questo punto ero già preparato, e ne rimasi estasiato.
Questo film omaggia invece Kamen Rider, che è a quanto ho capito il precursore dei Power Rangers nostrani: l'eccellenza tra tutte le serie con attori in costumi di gommapiuma che andavano fortissimo in Giappone.
Kamen Rider è un uomo-grillo (anzi due). Al suo fianco l'attrice migliore di tutti i tempi, per tutto il film vestita in un look total black sotto un soprabito di pelle marroncino, che ha una parte ben più ampia e determinante di quanto uno si potrebbe aspettare dai soliti giappi vecchio stile. La modernità sta arrivando anche da loro.

E insomma Shin Kamen Rider ha una regia che in un secondo netto spazza via cento produzioni Netflix. Hideaki Anno ha una fantasia e un'inventiva nel piazzare l'inquadratura nei posti più impensati che bisogna vedere per credere... Proprio una roba sconvolgente, così come gli stacchi di montaggio, il che è tanto più incredibile se uno scopre che molte scene ricalcano perfettamente scena per scena il telefilm originale.
Ma è soprattutto la fotografia che mi fa amare questo film. Ogni fotogramma un quadro: con un gusto ricercatissimo per la composizione geometrica, i colori e le pose fighissime dei personaggi.
La storia scorre velocissima, semplice ed epica. Piena di sangue ma anch'essa del tutto priva del piacere del sangue (che è poi il tema di tutto il personaggio di Kamen Rider).

Per un'altra di quelle coincidenze sovrannaturali che se mi ci fermo a pensare cominciano ad essere davvero un po' inquietanti, anche quando parlai di Shin Godzilla c'era una strip con Gödel alle prese col Supporto Tecnico.
Non l'abbiamo fatto apposta: spero che non sia un presagio di sventura come da vent'anni mi capita quando nel fumetto entra in scena lo stradannato omiciattolo del Supporto Tecnico.

Lo-Rez: arte, storia, web design
11 . 11 . 2023

With your CPU

E se non avessimo capito il problema? Se fossimo noi e non loro? Fermatevi un momento a chiedervi se mai avete chiamato il supporto pensando sinceramente che potesse aiutarvi, se mai vi siete messi voi per primi in una condizione collaborativa, che permettesse loro di aiutarvi, se non vi siete mai messi al telefono sicuri di dover mentire, ingannare, infamare per ottenere qualcosa. Lo avete sempre fatto e dall'altra parte avete trovato qualcuno che lo sapeva e così, ancor prima della prima parola, voi eravate già in conflitto con la persona dall'altra parte e lei non sapeva come raggiungervi. E allora forse, per ottenere quello che volevate dal supporto, avreste dovuto provare a spegnere e riaccendere la conversazione. Dopo aver spento e riacceso il vostro router, naturalmente. Perché lo avete fatto, vero?

Questa estate, lo ammetto, ho giocato un sacco e anche se adesso è novembre e siamo finalmente avvolti nel nostro plaid possiamo ancora parlare di questa estate perché gli editoriali sono pochi, sono accadute cose di cui dovevamo parlare prima e tempo si è trovato solo adesso. Tanto non sto per dirvi che ho giocato a qualcuno dei giochi ultimi usciti quindi potrebbe essere questa estate come magari l'estate scorsa.

Murder by Numbers, però, a prescindere da quando è uscito, è soprattutto un gioco da signore di mezza età che, se non fosse che non l'hanno tradotto, potreste dare a vostra madre. Si basa sul vetusto gioco enigmistico dei nonogrammi, quei quadrati in cui dovete colorare le caselle secondo i numeri sul bordo, fino a far uscire (o anche no) un disegnino. E' esattamente il gioco dove anche voi prima o poi vi arenerete, una volta raggiunta la terza età perché significa fissare per ore uno schermo, cercando di escludere l'oscida musichetta di sottofondo, con qualcosa che in fondo non è così differente da un sudoku. Murder by Numbers, però, pur con questo motore da casa di riposo sotto, secondo me è degno di menzione perché ha creato un corollario veramente stiloso, dei personaggi simpatici e una storia che prende. Infatti non è che ci vengono propinati enigmi su enigmi senza un senso, in MbN aiutiamo Honor, una ex attrice riciclatasi per caso detective, e SCOUT, un robottino fluttuante che non ricorda le sue origini. Quello che facciamo, insomma, è indagare su omicidi e ogni volta che andremo a visionare la scena del delitto sarà lì che i nonogrammi ci aiuteranno a rilevare gli indizi.
Murder by Numbers non può essere considerato un capolavoro per quelli che sono i suoi scopi eppure vorrei che tutti i giochi di questo tipo fossero fatti così, ovvero con una meccanica semplice, vero, ma anche con una storia ben scritta e animata che sia divertente da seguire, una quantità di dialoghi non eccessiva e ingombrante e anche qualche gag divertente. Ok, passerete anche da un quiz enigmistico all'altro, ma alla fine vi troverete a voler capire davvero chi è l'assassino e i pur assurdi ribaltamenti di trama lungo la storia vi daranno genuine emozioni. Considerando i pochi mezzi a disposizione il lavoro che è stato fatto dal punto di vista narrativo (quello riguardo cui vi meno frequentemente il torrone) è realmente delizioso.

E poi? E poi basta, quello stupido giochino si è preso trenta ore della mia vita cosa volet... no dai, scherzo, in realtà, al solito seguendo i gratuiti Epic, ho anche provato Cave Story, da molti considerato uno dei padri dell'indie, l'ho abbandonato però appena è diventato troppo difficile e poi ho buttato del buon tempo anche su Severed Steel che è quel tipo di indie che sarebbe bello se non fosse che gli mancano tutti quei fronzoli che me lo farebbero rispettare di più. Sono andato un po' avanti anche qui, eh, ma ho sempre saputo che l'amore non sarebbe durato. Di Crusader Kings II invece ci ho già accennato settimana scorsa e non sono ancora pronto a parlarne, sappiate solo che mi fa sinceramente paura pensare che ci sia gente che si è impegnata lungamente su un prodotto del genere.

Niente più da dire. Forse voglio dirvi qualcosa su qualche serie TV, forse no. Non parlo di titoli sulla bocca di tutti in questi giorni, ma cose un po' più strane, che probabilmente ha più senso segnalarvi (nel bene o nel male, se volevate vedervi Loki ve lo siete visto), per ora però la pianto qui, perché ho deciso di fare, per una volta, un editoriale corto, come performance.

“ No, I don't want credit. But, you know, a little credit for not wanting credit for this cool thing I'm doing for you for no credit might be nice.”

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