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serie
1114, 13/05/2023 - Ti ci mando
1114
13 . 05 . 2023

Una principessa da salvare

Cattivi noi, incattivite anche le nostre strip: oggi verrebbe da dir così, visti i miei ultimi editoriali passivo-aggressivi intorno alla Critica Videoludica Italiana.
E invece no, perché non sono io quello che scrive le strip e questa in particolare è stata scritta parecchio tempo fa. Quest'acrimonia che mi rode è tutta mia, e ha origini lontane. I peggiori misfatti spesso sono stati commessi con le migliori intenzioni, dicevo: tutto in nome della Cultura™. Il Videogioco, si credono taluni, è una principessina Peach vecchia maniera che aspetta solo di essere salvata a colpi di Critica Videoludica, che sennò chissà cosa potrebbe capitarle.
L'ultimo misfatto è questa Ludenz: una rivista cartacea, mi raccomando, che altrimenti non si può pretendere di essere presi sul serio. E poi un ego straripante esige il sacrificio di un certo numero di alberi, sennò non c'è gusto. Mi pare pure scritta maluccio. Passo.

Fin qui era il mio cuoricino cattivo e avvizzito a parlare... meno male che non ho mai concluso l'addestramento da Padawan, perché c'è questo Lato Oscuro in me che non ha requie. Vediamo se riuscirò a placarlo con il balsamo portentoso che ci offre Nintendo: se non ce la faranno i cieli ariosi e i prati soleggiati e le foreste ombrose e i ruscelli canterini di Hyrule, allora davvero sono senza speranza!
The Legend Of Zelda: Tears of the Kingdom. Un 10/10 tondo tondo per tutte le testate videoludiche più autorevoli (HA HA!), compresa l'italica M.it.
Ora, se io non avessi giocato il precedente Breath of the Wild, oggi sarei assai scettico. Invece l'ho giocato, e il mio cuore non ha dubitato un istante quando ha ricevuto la lieta novella. Non abbiamo più quattro anni, non ci interessano le classifiche o i primati storici: questo Zelda è uno dei maggiori capolavori della nostra epoca. Non è interessante confrontarlo con altri titoli. Se fossi costretto a sceglierne uno solo, io sceglierei sempre Death Stranding, ma non lo sono, quindi finiamola con le ciance.
Zelda in questa sua versione rifinita e ampliata è una spontanea cattedrale di delizie inesauribili. L'hardware di legno su cui gira non ha potuto trattenerlo: l'euforia è incontenibile e contagiosa... il videogioco come gioco, il gioco come catarsi, come terapia, come balsamo per l'anima ferita di ogni adulto, come ali per la fantasia di ogni bimbo.
Un'opera che sprizza gioia, al cui confronto ogni altro Giocazzo Popolare degli anni '20 ci sembra una tetra prigione. Un'opera che ci esorta ad accettare il cambiamento in ogni sua forma: gli oggetti si rompono, l'inventario è limitatissimo, ogni area ha le sue peculiarità, tutto è transitorio.
Vedere la bellezza in questa vita spesso è talmente difficile che si deve trattare di una scelta consapevole: Zelda aiuta. Non posso fare un elogio migliore: Zelda aiuta.

Lo-Rez: arte, storia, web design
13 . 05 . 2023

Moe Moe Kyun

I Maid Café sono indubbiamente una delle attrazioni più particolari di Tokyo eppure, forse, sono un po' troppo cringe persino per i peggiori otaku provenienti dall'occidenti. C'è un certo gap culturale che bisogna saltare per non sentirsi a disagio mentre delle ragazzine vestite buffamente ti chiamano padrone, lo stesso gap che a volte gestiamo a fatica quando è pre-digerito all'interno di anime e manga. Insomma, fossi io non so se ci andrei a cuor leggero, certo, come turista ho fatto le peggio cazzate, eh, ma da qualche parte bisognerà pur mettere un confine.

Akiba Maid War è uno degli anime che più profondamente va ad analizzare la realtà dei Maid Café, ma in realtà la verità è che è un atto d'amore nei confronti dei film yakuza giapponesi degli anni 90, quelli, per intenderci, di cui era maestro Takeshi Kitano. Come le due cose possano andare d'accordo non lo so, non sta a me spiegarvelo, fa parte di quelle zone oscure del mondo degli anime che ho rinunciato a capire da anni.

Nagomi è una ragazzina di 17 anni che pensa, finalmente, di aver realizzato il suo sogno, diventando una maid al Ton Tokoton cafe. In realtà già nel suo primo giorno di lavoro scoprirà che il mondo delle maid non è tutto disumanizzarsi per servire i propri clienti e fare versetti carini, ma una realtà di violenza e sangue in cui la lotta per mantenere il potere è combattuta a suon di pistole, torture e estorsioni. Sopravviverà ai primi tempi in questa oscurità solo grazie a Ranko, una maid di 35 anni tornata sulla scena dopo un lungo periodo passato in galera, che porta nel cuore il desiderio di vendicare la sua maestra, brutalmente uccisa all'inizio delle guerre delle maid.

L'assurdità è ovviamente la chiave di lettura per apprezzare Akiba Maid War, ovvero accostare queste ragazze vestite tutte in modo buffo con la feroce logica dei gangster. Quello che però filologicamente può proprio farvi amare questo prodotto è il parallelismo rigido che è instaurato con la cinematografia gangster di alcune decine di anni fa. A sottolineare lo stretto rapporto che ha la serie con quel mondo tutto è ambientato nel 1999 e le meccaniche sono perfettamente riprodotte. I cafe sostituiscono le bande rivali e si affrontano in orge di sangue che passano apparentemente inosservate alle forze di polizia. Esiste il big drama del personaggio che in passato è stato tradito e ora finalmente può tornare a vendicarsi così come sono accurtamente tutte le scene madri del genere, tra l'amica che muore tra le braccia della protagonista fino al tentativo di sottomissione al grande boss che finisce nel caos. Da questo punto di vista Akiba Maid War è un meccanismo a orologeria e un atto di amore spassionato come raramente ne abbiamo visti. Un po' più imprecisa, invece, la costruzione della storia. La serie si basa un po' troppo sulla sparatoria casinista che risolve la vicenda e ogni tanto perde l'occasione di essere un po' più ragionata. Sviluppa un po' meglio il lato del drammone anche se il finale è un po' un vorrei, ma non posso, sottilmente giocato sul filo del moe e della violenza, senza decisione.

La realizzazione di Akiba Maid Wars è pregevole, il progetto sembra buttato lì e invece è tutto realizzato piuttosto bene, con una profusione di sangue comicamente abbondante e buona regia. Anche qui la commistione tra canzoncine con lucette e armi da fuoco si riversa sul lato tecnico rendendo ogni scena divertente. La opening è un pezzo acido che a sua volta parte come un trance-dark-dance e poi finisce in un ballettino sgallettato alla carameldancen. E' veramente tanto, tanto tempo che una opening di un anime non mi entra nel cuore e questo tipo di esperimento, se non altro, ha personalità.

Akiba Maid Wars è un anime consigliato? Lo è, lo è se avete ben presente di cosa stiamo parlando. Non deve spaventarvi la coniglietta che minaccia di morte la maialina finendo ogni frase dicendo hop, non deve spaventarvi il sangue irrazionalmente profuso, dovete capire che si è fatta un'operazione parodia che non fa esattamente suonare immediatamente tutti i campanelli nei nostri cervelli occidentali, ma che da un punto di vista orientale è un tesoro di richiami e suggestioni. Guardarlo ha più senso di quello che potreste credere leggendone la trama di sfuggita.

- Quanto vorrei essere anch'io così.
- Dovresti smettere di essere umana e passare completamente dall'altra parte

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