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1058, 26/03/2022 - Arrampicarsi sugli armadi
1058
26 . 03 . 2022

Guida tu

Sono fin troppo ligi alle regole, gli Ingegneri (delle Tenebre), il che significa che dove una regola non c'è sono i primi a sbizzarrirsi.
Anche nel cinema funziona un po' così: i giapponesi e i coreani hanno un istinto innato per mettersi ordinatamente in coda, ma poi nei loro film si spingono ben più in là di quanto potremo mai aver coraggio di fare noi... come nel finale di Drive My Car (2021) con il suo monologo muto ma straordinariamente eloquente, o come nel suo prologo che dura 40 minuti prima che ci venga finalmente mostrato il titolo. E il duetto tra le attrici al parco è un momento altissimo che dovrà ben essere studiato nei decenni a venire.

Lo so che dovevo parlare di tanti giochi vecchi e nuovi che portano il nome Final Fantasy, ma temo che questa settimana sarò trascinato al largo nel mare del cinema, che manca da un po' su queste colonne.
Non solo il succitato Drive My Car mi ha affascinato (tra l'altro proiettato in Italia dal vivo in un cinema di mattoni a un festival modestissimo in una cittadina in cui potrei (oppure no) essere stato anch'io)... ma anche il superlativo The French Dispatch con il suo copione fin troppo letterario e squisito per quest'epoca rozza e sgraziata, o l'ineffabile Licorice Pizza, più prosaico ma solo nei contenuti, non certo nella forma, con una fotografia che fa venir voglia di mangiare la pellicola.

Eppure nemmeno circondati da tutta questa bellezza possiamo rimanere insensibili all'Odio: stavolta nella forma dell'abominevole Luca. Luca riassume in sé i difetti del cinema contemporaneo, e se per caso siete italiani è doppiamente irritante.
Il Luca del titolo è precisamente una Sirenetta (1989) al maschile, solo che è totalmente privo di quella Magia Disney™ che ci fa appunto ricordare ancora oggi quella sirenetta, e che ci spinge a collezionare tutte le mutandine della serie Principesse Disney (???), mentre questo sirenetto è già stato dimenticato dopo sei mesi.
E a tutto questo per gli italiani si aggiunge un altro bonus: se siete curiosi di sperimentare sulla vostra pelle un po' di quel “razzismo” di cui tanto si parla, o se volete sentire cosa si prova ad essere colonizzati da una potenza straniera anche se non avete mai viaggiato molto o avete viaggiato solo per turismo... allora guardatevi pure Luca, è molto educativo. È l'esempio magistrale di come si può saturare un prodotto di italianità fino alla nausea, e al tempo stesso produrre qualcosa che è lontanissimo dalla sensibilità italiana. Gli italiani (pochi) che hanno lavorato a questo film dovrebbero arrossire d'imbarazzo, e andare a nascondersi per un po'.

Uffy! Non fa bene farsi venire la pressione alta, dice la dottoressa: e allora plachiamo lo spirito con un po' di musiche dei giochi di SquareEnix.
Non parleremo oggi di Final Fantasy ma possiamo ben accontentarci di ascoltarne le melodie immortali. La nostra perfida padrona SquareEnix ha perso il suo smalto ormai da un pezzo, ma non si è dimenticata di possedere tuttora i diritti delle colonne sonore più eccezionali della storia dei videogiochi: da Final Fantasy a Chrono Trigger a Nier... questi tizi siedono su un tesoro sonoro come Smaug sulla sua montagna di monete d'oro.
Dopo aver venduto i CD con 6 canzoni a 33 euro per vent'anni, oggi finalmente hanno spalancato le porte ai venti della modernità, aprendo un canale Youtube con quasi tutta la loro musica. Ma sì, accontentiamoci.

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26 . 03 . 2022

Musica, maestro

Questo di takt op.Destiny è un receditoriale, ma è anche una riflessione in senso lato. Quindi sarà un articolo lungo, su più elementi che di certo non muoveranno il vostro interesse. Insomma, normale routine. Ci saranno credo degli SPOILER.

takt op.Destiny è ambientato nel nostro mondo, dove un gruppo di meteoriti nere hanno portato alla nascita dei D2, mostri piuttosto informi e invincibili, ossessionati dal bisogno di distruggere tutto ciò che è musica. L'avvento dei D2 ha portato la razza umana quasi all'estinzione finché il Symphonica, un'organizzazione militar-scientifico-musicale non è intervenuta con le Musicart. Le Musicart sono sostanzialmente delle maghette, ognuna con il nome di un importante pezzo di musica classica, capaci di affrontare i D2. L'anime non lo spiega benissimo, ma una Musicart non è una ragazzina che si trasforma in maghetta, ma una qualche entità che si sostituisce a quest'ultima, che possiamo quindi dare per morta. Assieme a ogni Musicart un conductor, un vero e proprio direttore d'orchestra che, con tanto di bacchetta, la controlla, massimizzandone le capacità.
Takt è un ragazzo che, dopo aver visto la morte di suo padre a opera dei D2, si è chiuso in un garage a suonare ossessivamente il piano, con a prendersicura di lui due sorelle amiche, Anna e Cosette. La sua vita cambia radicalmente quando un attacco D2 uccide Cosette e la trasforma nella Musicart Destiny, che ovviamente decide di scegliere lui come suo conductor.

Non me la sento di definire realmente takt op.Destiny un majokka, Destiny e le altre non sono propriamente maghette, anche se sono ragazzine vestite strate che picchiano demoni. La storia però ha una prospettiva diversa, in realtà ha proprio un ritmo curioso, nel senso che le battaglie non si susseguono serrate fino all'escalation finale, ma anzi sono subordinate alla crescita personale di Takt, la riscoperta del suo rapporto con la musica e con le altre persone e anche il suo confronto col mondo esterno, dopo una vita passata rinchiuso con la propria musica.
L'elemento più interessante di tutti, però, è l'apocalisse a bassa intensità dentro cui si muovono i personaggi. In una sorta di road movie Takt, Anna e Destiny/Cosette attraverseranno gli Stati Uniti per raggiungere New York e nel farlo attraverseranno un mondo profondamente cambiato dall'avvento dei D2, dove la gente sta ricostruendo pazientemente un mondo andato in rovina. Quest'atmosferma da post-cataclisma è piuttosto particolare e soprattutto non molto comune negli anime, con persone che fanno crescere campi dove c'erano città popolate o costrette a vivere in roulotte. Agli aspetti più prosaici del disastro, poi, si aggiunge l'assenza della musica, che pone un interrogativo sociale interessante: sarebbe poi una mancanza grave, in un mondo in cui si lotta per il cibo e le più basilari istituzioni sono andate distrutte? La risposta è naturalmente sì, perché la musica fa parte di quel tessuno connettivo che va a creare la società e, in qualche modo, sostiene e unisce i cuori degli uomini. Al di là di quanto questo concetto possa apparire stucchevole mostrato così, tenete conto che l'anime spende molto a riguardo, tanto da avere un intero episodio, a New Orleans, completamente privo di azione, in cui però Destiny cresce come persona mostrandosi sempre più umana e Takt arriva a suonare davanti a un pubblico di appassionati e fan del suo padre scomparso.

La tecnica mostrata in takt op.Destiny è decidamente superiore alla media a cui ci siamo abituati. Purtroppo, a parte Destiny, le altre Musicart coinvolte non hanno dei costumi chiassosi né una vera e propria vestizione ed è un peccato, perché il disegno avrebbe meritato di potersi sbizzarrire di più. I combattimenti, non moltissimi, come abbiamo detto, funzionano bene, anche se sono funestati da un morbo della nostra epoca, ovvero un design dei mostri confuso e non accattivante. Quando un anime si trova a dover proporre dei mostri irrazionali come i D2, lo abbiamo visto spesso, solitamente non spende abbastanza per renderli affascinanti, forse per paura che distraggano dalla vera storia, che usualmente, per paradosso, non li vede centrali. Non è un'atteggiamento che apprezzi molto.

takt op.Destiny è un progetto se vogliamo molto mercenario, che una volta avremmo proprio denigrato, anche se stavolta non lo faremo e andremo ora a spiegare perché. L'anime, nei suoi 12 episodi, non possiamo dire che si esaurisca, ma questa è esattamente la sua raison d'etre, perché in realtà è stato prodotto come introduzione a un videogioco mobile che non è ancora uscito. Questo significa che dopo la visione avremo assistito a una parabola piuttosto soddisfacente dei suoi personaggi, che però non potremmo in nessun modo considerare conclusa.

La qualità di takt op.Destiny, però, è ciò che ha stimolato la qui presente riflessione. I prodotti promozionali sono sempre esistiti e sono sempre state delle attività mercenarie, siamo però arrivati a un punto, in questa epoca, in cui i produttori di videogiochi in un certo tipo di mercato hanno capito che l'animazione collegata alle loro opere non è solo un valore aggiunto, ma qualcosa che va messo sapientemente in sinergia. Siamo arrivati forse oggi a quell'idea di ipermedialità di cui abbiamo visto goffi tentativi anche in passato, qui messa in atto con sapienza. Non sto parlando solo di quest'anime, sto parlando dei vari filmati e video prodotti, per esempio, per League of Legends, che si sono poi ribaltati in un'ulteriore evoluzione mediante Arcane o anche dei fenomeni del momento come Genshin Impact, che al di là di proporre grafica anime nel suo svolgimento fornisce periodicamente anche dei veri e propri corti (o non tanto corti) che tengono vivi l'interesse dell'utenza. Anche in questi casi parliamo di "ecosistemi", ovvero dei brand che, sfruttati da diverse direzioni, creano un'indotto. Solo che in questo caso non parliamo di una casa di videogiochi che cerca di pompare la sua capacità nel creare sequenze videoludiche, ma di un vero investimento in una casa di produzione di anime per produrre un vero anime che riesce, come qualità, a fronteggiare il mercato maggiore. E' difficile parlare in questo caso di materiale promozionale, quando più parlare di qualcosa di genuinamente poliedrico.

Non sono completamente dispiaciuto che le cose vadano così. Ho visto Arcane e diverso materiale relativo a League of Legends senza aver mai giocato un mito a LoL, mi sono goduto questo takt op.Destiny, ci sono anche alcune cose di Genshin e Honkai Impact che sono interessanti da guardare su Youtube. Parliamo di espressione creativa come va fatta, con tutti i crismi, per fare soldi, ma senza ruffianeria, unicamente proponendo qualità al consumatore. Qualcosa di fortemente orientale, ovviamente, perché in occidente la cappa di piombo del marketing soffocherebbe molte possibilità, ma a noi gli orientali stanno simpatici anche per questo.

Ma l'anime è consigliato? Se pensate poi di dedicarvi al videogioco (che non so nemmeno se verrà venduto in occidente, eh) direi sicuramente sì. Altrimenti non è poi che il finale lasci le cose così in media res come hanno fatto altri, anzi, quindi secondo me la serie rientra minimanete nel guardabile. Ovviamente attenzione perché potreste trovarvi un'azione un po' rarefatta e un finale in cui insomma... il piano del cattivo non è propriamente lucidissimo. Però c'è gran tecnica, i personaggi sono buoni e ci sono anche tutti quegli altri elementi intriganti che ho esposto sopra. Ce n'è di che divertirsi.

“I’ll die if I don’t get to play”

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