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1032, 25/09/2021 - Le cinque W
1032
25 . 09 . 2021

Il pelo dei gatti

Ora che l'autunno tanto temuto è arrivato, scopriamo che ci piace lo stesso; ormai i piedi scalzi non sono più tollerabili sotto le nostre scrivanie, il pelo dei gatti si infoltisce e la luce ambrata si smorza sempre più in fretta dietro l'orizzonte... ma va bene anche così.
È tempo di nuove collezioni Autunno/Inverno anche per le case di abbigliamento tecnico che abbiamo tanto ammirato su queste pagine, ma stavolta non ne parleremo perché persino io ho un po' di continenza. Ma è tempo anche del ritorno del più grande campione di abbigliamento tecnico che il mondo videoludico abbia mai visto: Death Stranding, ora uscito nella sua, ehm, “Director's Cut”.
Per certi versi è Death Stranding il gioco che preferisco in assoluto, anche se mi spingo col ricordo a tutte le stagioni passate della mia carriera videoludica: ma questa riedizione si è presentata con il piede sbagliato, tanto da innervosire e deludere non solo me (che sono nulla), ma persino il Maestro Kojima (lode al suo nome!).
Non capita spesso che il director del gioco esprima chiaramente il suo disappunto per quella dovrebbe essere la director's cut, e con cui evidentemente lui in persona ha avuto poco a che fare... immaginiamo i sussulti del reparto marketing di Sony quando hanno visto quei messaggi sui social network!
Eppure alla fin fine questa edizione sembra essere riuscita a non rovinare il gioco originale, ed è già tanto. I nuovi gingilli, per quanto fuori di testa, non stravolgono l'equilibrio fragilissimo su cui si regge il gameplay di questa opera d'arte, e anzi il ribilanciamento generale risulta effettivamente migliore. Le rifiniture tecniche hanno poco impatto per chi già è abituato alla versione PC, però poi il modello del protagonista si è arricchito di cinghie svolazzanti ben animate, di spille e toppe decorative... basta così poco per spingerci a rituffarci nell'universo di Death Stranding, ogni scusa è buona.

Sarebbe possibile vivere di solo Death Stranding, ne sono convinto, ma se vi piace variare la dieta videoludica non è che manchino altre delizie fresche di stagione.
Ad esempio io aspettavo tantissimo Eastward, ed infine è arrivato. È bellissimo. Il gioco-gioco è divertente abbastanza da fornirci un pretesto per esplorare un'arte 2D meravigliosa, ogni pixel posizionato con amorevole cura e colorato secondo le più sofisticate teorie del colore per dar vita a quadri in movimento al tempo stesso nostalgici e modernissimi.
Perché questi pixel sono fatti per essere visti, non come quelli dei capolavori anni '90. Il lettore fedele si ricorderà, è un concetto a cui tengo molto: i pixel di Eastward sono esattamente come devono essere, sono fatti per essere visualizzati sui nostri schermi digitali ad alta definizione. Se ci sono dei filtri sono una scelta artistica, non una necessità per dissimulare una tecnologia sbagliata (digitale e non analogica).
Per questo possiamo elogiare questi pixel a cuor leggero. Grazie, cinesi sconosciuti che avete fatto Eastward!

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25 . 09 . 2021

Grandi e forti eroi

No, non è ancora tempo di parlare di Dune. Vi sembrerà incredibile, ma le produzioni internazionali non mi mandano mai gli inviti stampa per le premiere, sono abbastanza convinto che il problema sia che hanno un indirizzo sbagliato o scritto male, ma rimane il fatto che devo trovarmi il tempo da me per andare al cinema, quindi ci vorrà ancora un po'. In compenso però è cominciato Foundation e i parallelismi tra le due opere si sprecano. In realtà, parlando della serie Apple, direi proprio che possiamo parlare di contaminazione perché per certi versi la caratterizzazione dell'impero sembra più herbertiana che asimoviana. Asimov ha avuto tanti meriti con la fondazione (di cui non sono comunque un grandissimo fan) ma sicuramente il punto più debole del suo scenario è aver creato un impero al centro di universo profondamente radicato nella scienza come sempre è stato nella sua letteratura, quando gli imperi hanno sempre un qualche lato sacrale. Nei libri (che però ho letto veramente troppo tempo fa e forse dovrei riprendere) ce la si cavava perché più dell'impero era importante il suo crollo, mentre il pilot di questo episodio è proprio radicato sulla sua ragion d'essere. Il giudizio, naturalmente sospeso almeno fino al completamento della visione, è che non avremo un'opera particolarmente aderente al canone letterario, ma che può comunque risultare divertente.

E' stata una settimana intensa per il nerd-world e gravida di notizie, tanto che mi sono segnato tutto su un bigliettino e ho deciso di fare questo editoriale con tutti questi frammenti piuttosto che dargli una linea generale. Cominciamo con il Nintendo Direct che ha segnalato le uscite del prossimo futuro per Switch. Tutte grosse IP ben affermate, tra cui forse è spiccata soprattutto Bayonetta 3. In epoca di girl power il personaggio di Bayonetta è sicuramente importante e il suo brand è anche uno dei più... uhm... adulti portati avanti da Nintendo. Adulti non nel senso di porno, ma adulti nel senso che non si basa su una grafica fatta di colori coccolosi e personaggi batuffoli tipo Kirby. Personalmente non subisco però tantissimo il fascino della nostra eroina dai lunghi capelli e tacco calibro 12, anche se non disprezzo mai i personaggi imprevedibili. (Kirby, comunque, ambientato in un mondo post-atomico, praticamente, è quantomeno disturbante).

Se Atene rilascia, Sparta non si tira indietro, però. Il gioco caldo di cui tutti parlano in questi giorni per PS5 è sicuramente Deathloop che è un po' il solito shooter triplaA eccetera eccetera, ma ha un impianto di fondo, dal punto di vista della trama e dell'ambientazione molto accattivante. E' anche forse una delle poche pubblicità Spotify che non mi irriti, ma anzi, trovo che il doppio dialogo dal taglio molto cupo dello spot "radiofonico" sia anche più accattivante del trailer a-la-tamarra che potete trovare su Youtube.

Abbiamo parlato di Videogiochi per ricordare la natura intrinseca di questi sito, ma intanto sono volate bombe grosse anche nel mondo delle serie TV. Russel T. Davies è stato richiamato alla guida di Dottor Who. Cerchiamo di ripeterlo: sua maestà RTD è stato richiamato a Doctor Who. Dirigerà lo special del sessantesimo anniversario e le serie successive. Potrei esaltarmi e basta, andare dove mi porta il cuore, ma naturalmente non mi sono ignote le ombre dietro una scelta del genere. La run di Chibnall è stata uno stramaledetto disastro che mi ha portato molto vicino a decidere di mollare la serie. Come se non bastasse l'infima qualità realizzativa il povero Chris, in totale confusione, ha anche mandato a carte quarantotto la continuity stessa del dottore con alcune retcon da giornaletto di seconda categoria in crisi di vendite. Considerando quale lavoro di precisione e orologeria aveva fatto RTD intorno alla serie mi chiedo come lui ora possa rimettere mano a questo pasticcio e raddrizzarlo. Insomma, innanzitutto il ritorno di Russel è una chiara ammissione di colpa della BBC, ma è sempre un ritorno, un tentativo di andare sul sicuro, una minestra riscaldata persino. Si può essere abbastanza geni da sopravvivere a tutto questo? Se c'è una persona che può esserlo quella è lui, ma dobbiamo comunque stare a vedere. Per tornare a dormire sonni tranquilli ci vorrà ancora un po'. Nel frattempo, almeno, Legends of Tomorrow, che sarà stupida, dozzinale, adolescenziale e caciarona quanto volete, in quest'anno ha sicuramente preso il testimone proprio di dottor Who nella realizzazione di buone trame di fantascienza surreali a spasso nel tempo confezionando una sesta stagione miracolosamente deliziosa, appena finita, che vi consiglio. Anche qui il fatto che si sia riuscito a ottenere così tanto da un brand ormai stanco e che ha completamente abbandonato la velleità di agganciarsi a dei fumetti costruendosi dei personaggi genuini quanto surreali ha dello straordinario. Per dirvi che nelle serie TV succedono ancora delle cose incredibili.

In realtà però non c'è realmente bisogno che io mi preoccupi del futuro perché è praticamente certo che cadrò come corpo morto cade e non mi rialzerò, spirando sul posto, il giorno che arriverà nelle sale il Live Action dei Cavalieri dello Zodiaco uno di quei tanti progetti di cui non so spiegarmi la genesi, ma che sembra proprio in corso di realizzazione, con attori veri, produzione occidentale e tutte quelle cose che ti aspetteresti per un film serio. Dicono i rumors che non sarà l'effettiva storia delle dodici case, ma una sorta di episode one di Pegasus, il che potrebbe presupporre un vero e proprio cinematic universe con dozzine di film dove la corsa alle case dei cavalieri d'oro sarebbe la nostra Infinity War. Ci sono tanti di quei modi in cui una roba del genere può deragliare malissimo che anche solo fare previsioni mi fa correre brividi lungo la schiena, staremo a vedere.

Un sacco di emozioni, in fondo, non credete. Abbastanza per farvi battere il cuore un'altra settimana, in attesa che il coniglio torni week-end prossimo. Intanto, en-passant, vi dico che ho pure comprato un libro di Kojima, settimana scorsa. Proprio scritto da lui. O meglio, una collezione di saggi suoi. Non ho quel rapporto profondo là che ha Lo-Rez con il genio giapponese, ma penso che comunque potrebbe avere qualcosa da dire.

“What'd Dad always tell us? Ships are safe at harbor. That's not what ships are for.”

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