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1143, 24/12/2023 - Impedire l'anarchia
1143
23 . 12 . 2023

Grandi speranze

Fonti certe stimano che il gatto di Taylor Swift guadagna 100 milioni l'anno.
C'è ancora una scintilla di Grazia nel mondo, se abbiamo cuore di premiare un gatto che fa le sue cose da gatto, e si lascia fare le cose che si fanno ai gatti. La nostra morale si misura da come trattiamo i più piccoli di noi. Dovremmo far uscire più spesso il fanciullino che è in noi, non soltanto per la vampiresca frenesia di possesso della mattina di natale.
Ma forse sono solo ubriaco del liquore che c'è dentro i boeri; o forse è il cioccolato fondente 70% o il panettone artigianale al caramello salato che mi fanno dire queste bestialità! O è una pazzia incitata da questo vento di Phön che spira caldissimo e inquietante...

“Come l'inverno che si finge aprile”: queste mattine di Yule sono innaturalmente calde come se dal Solstizio d'Inverno fossimo passati direttamente all'Equinozio di Primavera, attraverso un meato nel tempo. (Ci deve pur essere qualche film per ragazzi degli anni '80 che comincia così.)

Quando eravamo bimbi degli anni '80, poche cose ci facevano percepire la magia natalizia come le storie delle guerre stellari: però poi anni e anni di delusioni e maltrattamenti hanno estinto in noi tutto l'amore. Dopo i Film sono venute le Serie: ci sembrava di esser caduti molti cieli più in basso, eppure qualcuna di queste opere l'ho apprezzata come non mi capitava dall'avvento del malvagio Impero del Topo™.
Nel disperato tentativo di ricreare quelle emozioni dell'infanzia mi sono sottoposto alla visione dell'ennesima serie recente, quella su Ahsoka la samurai con un gran gusto nel vestire. Purtroppo l'ho trovata ben misera e piagata dalla cronica mancanza di una scrittura decente. Manca la storia, in queste storie. Mancano i personaggi, in queste serie incentrate sui personaggi. Guardiamo e non proviamo nessun moto dell'anima se non uno: il fastidio. Un fastidio vago, l'irritazione perché potremmo usare meglio il nostro tempo, il rimpianto per quello che poteva essere.
Queste storie e questi personaggi meriterebbero di più: meriterebbero di esistere. Le rare eccezioni meritevoli hanno rafforzato la mia convinzione. Di Ahsoka in particolare avrei subito il fascino della sua decisa svolta fantasy: le streghe e la magia e i cavalieri erranti e le cavalcature strane e le migrazioni delle balene stellari e le fortezze che dominano brughiere aride che sembrano disegnate da Vicente Segrelles... Invece posso apprezzare tutto questo solo come singoli fotogrammi, in assenza di una narrazione coerente che infonda in essi un po' di sentimento.
Ahsoka in pigiama e calze che si sveglia nella branda della sua astronave-casa è però un piccolo momento intimo che mi ha fatto intuire, come un'eco affievolita, quel che ci siamo persi, quel che poteva essere e non è stato. La prenderò come un invito a liberare la mia fantasia e sognare le mie guerre stellari, giusto perché in questo periodo i cioccolatieri ci rammentano di essere più buoni.

In questa ante-Notte Silente mi imporrò il silenzio sui videogiochi, per ricreare l'aspettativa di scartare i regali sotto l'albero. Ci sarebbe un altro film che tenta di cogliere la finestra di opportunità lasciata dal vuoto di Guerre Stellari, ma preferisco attendere la futura versione non tagliata (già annunciata), per assaporare senza filtri la Visione Artistica dell'autore (?!).
Archiviate allora le visioni rituali di Mamma Ho Perso L'Aereo e Una Poltrona per Due, opere che si possono soltanto accettare ma non criticare perché ormai trasfigurate da un'aura di sacralità... cosa resta? Cosa ci resta, a parte i mezzi panettoni avanzati a cui qualcuno ha piluccato tutti i pezzettini di albicocca essicata?
Cosa ci resta, in un'annata in cui il Maestro Kojima preferisce non stilare la classifica dei film dell'anno perché ha guardato film vecchi, se non rifugiarci nel passato, l'epoca delle Grandi Speranze? Ci resta, ad esempio, il talismano potente di uno dei migliori film natalizi di tutti i tempi, che è: Silver Linings Playbook (2012).

Lo-Rez: arte, storia, web design
23 . 12 . 2023

Vigile attesa

Questo editoriale che cade di ventitrè Dicembre è proprio l'editoriale di Natale, quello che da inizio ai festeggiamenti e al periodo che ci sentiamo il dovere di passare lietamente con le nostre famiglie. Non è "il natale dei videogiochi" che è quella cosa fatta di presentazioni scoppiettanti che riempie di solito le settimane precedenti questa quando effettivamente ti tocca comprare le cose per farle trovare sotto l'albero a qualcuno, ma proprio quel momento rituale, in cui, insomma, si fa un po' festa.
Purtroppo, personalmente, arrivo precisamente a questo momento un po' malconcio, fisicamente parlando e temo che questo avrà ripercussioni su tante cose tra cui anche questo editoriale che sto scrivendo appellandomi al consueto spirito di abnegazione che mi contraddistingue (o anche solo perché è il mio fucking job e se mi fermassi per qualche acciacco sarei solo una fragile drama queen).

Brividi di tutt'altra natura quelli che mi fa fatto provare Penny Arcade con questa vignetta. Si, Penny Arcade è ormai quella cosa così vecchia che quando ne ha bisogno può anche appoggiarsi sull'effetto nostaglia e magari può fare cose che non tutto il suo pubblico afferra, come questa. Per noi di FTR, invece, il Cardboard Tube Samurai ha significato molto, personalmente mi ha detto che si poteva scrivere l'epica anche partendo da presupposti assurdi, sfuggendo alla gabbia del webcomic e mettendo in campo qualcosa di diverso. Vedere Gabe afferrare il tubo mi fa riflettere su quanto fosse ferocemente entusiasmante l'epoca dei primi webcomic e di come la sperimentazione, ai tempi, abbia prodotto interessantissimo materiale. Ovviamente noi di FTR in tutto questo siamo stati principalmente spettatori, non vogliamo prenderci maggior meriti, ma altri hanno mostrato dei veri lampi di genio, lampi che secondo me non hanno attecchito come avrebbero dovuto. Quello che ci ha insegnato l'internet, negli anni, è che nell'internet le cose spariscono davvero, inghiottite dal Grande Nulla, e non c'è principessina che tenga. Oggi non solo sarebbe difficile spiegare il Cardboard Tube Samurai, ma sarebbe anche difficile ricostruire quello che è stato quel momento, perché a parte certe roccaforti che, nonostante tutto, sono ancora in piedi (tipo noi) il resto è irrintracciabile. Avete un bel lavorare con la time machine di Google, è come muoversi in un labirinto di scaffali gestiti dalle scimmie di Shakespeare, ubriache.
Abbiamo creato l'internet perché conservasse più informazione possibile, oggi è diventato una macchina che può generare qualsiasi informazione falsa desideriamo e ci va bene così, perché l'importante ormai è che ci sia qualcosa che ci dia ragione, non ci interessa più capire le cose.

Meno male che ci sono i videogiochi, direbbe qualcuno, che in fondo sono ancora sempre gli stessi, nel senso che proprio non sono maturati e hanno continuato a ricevere quantità mostruose di soldi per rimanere in vita. Per dirvi quanto sono confuso sappiate che credo di essermi perso qualche regalo natalizio Epic perché non ho avuto la disciplina di cliccare tutti i giorni sotto le feste. Quando ormai hai una certa massa di giochi Epic perdi l'entusiasmo nel recuperarne altri più che altro perché stranamente ti sembra di vedere un qualche filo rosso che li lega tutti, una costante che non li fa mai uscire da una certa fascia, non solo di qualità, ma anche di genere. Come dicevamo l'altra volta nessuno si avventura in generi che nessuno vuole giocare a meno di avere sette anni di sviluppo e un brand anni 90 consolidato su cui appoggiarsi. Se anche lo spaccato dei regali Epic ha un mucchio di ovvi bias secondo me è questo che si rileva a guardarli, quella mancanza di dinamismo che invece ci piacerebbe vedere

Il discorso sui brand anni 90, invece, mi fa venire alla mente una riflessione su Rebel Moon che adesso tutti gli utenti Netflix possono vedere e che, di conseguenza, io non ho visto. Lungi da me considerarmi un fan a tutto tondo di Snyder, io ho lodato Justice League, lo so, ma credo sappiate che abbia sempre ritenuto il regista piuttosto "sbagliato" in certi termini. Rebel Moon però fa qualcosa di molto coraggiosso, oggi, ovvero cercare di installare un nuovo brand. Dal punto di vista del ritorno economico e di immagine se ci riuscisse saremmo un grande colpo, perché se pensate quanto valgono universi come Star Wars e MCU e quanto sono costati a Disney in termine di acquisizione, senza considerare quale peso si portano dietro, la possibilità di avviare un'altra fabbrica di media da zero con l'investimento su una certa pellicola è qualcosa di eccitante. E' anche qualcosa di rischiosissimo e che, purtroppo, come ci diciamo troppo spesso qui, inascoltati, dipende moltissimo dalla scrittura, ancor prima che dall'estetica. Quello che si sente in giro in riferimento al progetto non è particolarmente lusinghiero, ma io ovviamente mi astengo dal giudizio non avendo toccato di prima mano. In un certo senso Snyder e Netflix non sono gli attori giusti per affrontare l'impresa. Snyder è troppo pomposo per rallentare un po', durante la sua narrazione, per farci affezionare all'ambientazione, Netflix è troppo cauta e troppo legata ai suoi studi di sentiment per darci quel "qualcosa di nuovo" che è la chiave per sfondare. Forse però ancor più che vedere il film per giudicarlo bisognerà aspettare la sua seconda parte. Questa cosa di spezzettare i film è barbara e stupida, anche se tanto piace alle piattaforme, per rimarcarlo una volta di più sospendiamo il giudizio anche nell'attesa di rimettere insieme i pezzi.

Il crollo di The Marvels, intanto, sembra aver risvegliato le critiche al mondo MCU che erano rimaste sopite per anni dall'analisi dei trend e dal sapiente nurturing mediatico portato avanti da Disney. Youtube si sta riempiendo di video che vivisezionano il film per mostrarne gli aspetti negativi e che condannano il trope dello "strong woman character". La cosa più affascinante è che molte critiche ricadono anche su Capitan Marvel, un film che aveva avuto successo, dopo una partenza zoppicante che era stata attribuita alla misoginia del pubblico. Questo è ancora più interessante perché dimostra che l'entusiasmo non è più qualcosa che i film generano, ma qualcosa che ti viene venduto come contorno al film, perché tu lo provi a prescindere. Quando finisce la carica ti trovi, improvvisamente nell'upsidedown, dove tutto è cupo e triste. Mi piacerebbe dire che a questa gente che se la prende con Capitan Marvel si sono aperti gli occhi perché è da molto tempo che io faccio certi discorsi, ma essere voce che grida nel deserto non mi interessa, anche se a Natale ci sta piuttosto bene.
Ultimo link sull'argomento, uno sfogo di Synergo su Disney, ma in realtà non solo su Disney, molto condivisibile.

Buona vigilia. Buon Natale. Buona Vigile Attesa. Buona Tachipirina.

“Did you hear what they call us? / Did you hear what they said? / My plan was flexible / Don't get stuck anywhere”

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