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1132, 07/10/2023 - Piangere col muto
1132
07 . 10 . 2023

Un episodio strano

Anche gli Ingegneri delle Tenebre piangono. Soprattutto gli IdT piangono. E nella strip di oggi piangono nelle loro tenute da smartworking in poliestere con le orecchie da gatto: non c'è da meravigliarsi se, passato l'entusiasmo iniziale, oramai nessuno accende più la videocamera.

Al principio d'autunno ci siamo fatti prendere dall'ansia: troppa roba di cui parlare su questa paginetta così esigua. Ma l'ansia è così fuori posto nella luce dorata e tiepida e gentile di queste giornate crepuscolari, pervase da una malinconia indefinita come i barlumi del sole all'orizzonte di Zelda, come i panorami islandesi di Death Stranding congelati in un giorno eterno, come i fiori in bottiglia nella cameretta di Aeris nei laboratori segreti della Shinra Electric Power Company.
E ora che il mondo va in malora proprio come in Final Fantasy VII (e come forse è successo 10000 anni prima degli eventi della Quadrilogia della Tomba Sigillata*, se ben interpretiamo certi vaghi accenni), l'ansia è una presenza sempre più costante e concreta nelle nostre vite.
Non che prima si stesse meglio, beninteso: quel “prima” non è mai esistito davvero. Però ben vengano opere come Star Trek, in cui almeno c'è un “dopo” che non fa schifo: il futuro non come uno spauracchio da temere, ma come un'utopia finalmente realizzata... ma chi l'avrebbe mai detto! Un'idea così per forza è rimasta attuale per sessant'anni, anche se l'attualità nel ventunesimo secolo assomiglia molto a una condanna: la condanna a fare il bis sempre e comunque, fino a far pentire il pubblico della sua stessa nostalgia.
Il pubblico di Star Trek poi ha da sempre vita dura: nel corso dei ventidue anni di questo sito ne ho riso più volte, considerandomi io viceversa schierato fermamente sulla sponda opposta, quella di Star Wars. Ma la sciagura del Cinema Contemporaneo oramai ha accomunato entrambi i popoli (un tempo nemici) in un comune destino di mestizia: c'è poco da ridere. Non dico che siano stati solo dolori, ma le gioie sono tanto rare che quando capitano siamo quasi portati ad erompere in un numero di canto e ballo.
E insomma devo dire che ho apprezzato la Puntata Canterina della nuova serie di Star Trek, Strange New Worlds. Forse perché non me frega nulla di Star Trek? Sarà che non ho un altarino segreto nascosto nell'armadio di casa mia, con la foto della pelata di Picard, come invece ha probabilmente Cymon qui di fianco? E dunque sono libero di prendere quel che viene, trallallà!
Mi è piaciuta tanto anche la Puntata Sui Viaggi nel Tempo, che è in realtà la Puntata Romantica: tanti occhioni dolci e paroline dette sottovoce naso contro naso, che stranamente funzionano. È quasi un miracolo.
(Persino il titolo mi ha colpito, perché come sempre in questa serie fa riferimento a un libro omonimo, Tomorrows And Tomorrows And Tomorrows, che devo ancora leggere ma mi pare promettente.)
Star Trek ha sempre punteggiato le sue serie infinite di puntate curiose, più vivaci e sbarazzine del solito, fin dagli anni sessanta dello scorso millennio: non c'è da stupirsi. Ma mi stupisce che questi scherzetti funzionino anche in questi nostri tempi disillusi che non possono contare sul fascino etereo di una dea come Barbara Boucher, che illumina con la sua presenza i set in gommapiuma della serie originale (solo per esser maneggiata da un capitano Kirk anche più scimmione del solito).

M-ma... ma sembrava quasi un complimento?! A una serie moderna di Star Trek? Pazzesco. E adesso cosa succederà, parlerò su queste pagine di una campionato di esport?
Ehm... massì, che puntuale anche quest'anno è uscito il video inno dei mondiali di League Of Legends 2023. Non conosco e non m'importa nulla di tutto ciò, ma già l'anno scorso ero rimasto colpito dal video e anche questo è ben fatto. Del resto non possiamo dirci estranei a LoL, avendo elogiato tantissimo la serie di Arcane. E naturalmente non siamo immuni nemmeno al fascino perverso delle K/DA.

Concludiamo qui questo editoriale insulso come un Episodio Strano™ di Star Trek, un flusso di coscienza disordinato che riverso su questa sacra colonna a memoria dei posteri, ma soprattutto mia. Avessi più tempo mi impegnerei di più. Vediamolo come un interludio, prima di lanciarci con slancio nella Nuova Stagione di FTR.

* “Nona is the most character ever. She's been alive for 6 months but her body is 19 years old and her soul is 10.002 years old and her soul's original body is 4.6 billion years old. She's existed long enough to know everything but she hasn't been alive long enough to understand it. She knows every human language but she just learned to talk last month and she still can't read or write. She knows humans better than they know themselves but she's still figuring out the being human part. She's unfathomably old and incredibly young all at once. Her birthday is in five days and she wants you to be there”

Lo-Rez: arte, storia, web design
07 . 10 . 2023

Strani sono strani

Un editoriale su Strange New Worlds vale un po' come ammenda, perché ho passato molto tempo a dire che non l'avrei guardato e poi l'ho guardato e questo potrebbe farmi sembrare un quaquaraqua. A mia discolpa il motivo per cui ho cambiato idea è che voci mi hanno fatto sapere che la serie, con la seconda stagione, migliorava ed è vero, si vede un netto miglioramento nella qualità delle storie andando avanti. Abbastanza perché la visione sia valsa? Mettiamola così, Star Trek è un affetto, se non me lo si stropiccia troppo posso anche diventare magnanimo.

Discovery lo stropicciava tantissimo e questo è il motivo per cui l'ho abbandonata dopo la prima stagione e anche il motivo per cui non volevo vedere Strange New Worlds, che ne è uno spin-off. In questo senso mi sbagliavo, è evidente che pure alla Paramount hanno lanciato su Discovery una sorta di Damnatio Memoriae infatti in SNW se ne fa riferimento il minimo indispensabile, ma soprattutto nulla, proprio nulla, è stato portato da lì, a partire dai Klingon-goblin (che qui invece vengono rappresentati esattamente come sempre) alle tute degli operai del gas a tutto il resto. Strange New Worlds non c'entra niente con Discovery, l'unica cosa che eredità è la tendenza a non strizzare poi così tanto l'occhio nei confronti dell'universo Star Trek pre-esistente il che, dal mio punto di vista, è un gran bene, perché in quel pozzo sono caduti proprio in tanti, sbagliando proprio tutto.

Su quanto sia bello il fatto che Strange New Worlds sia seriale ho già detto. Significa che la serie non ha bisogno di una grande trama per rimanere in piedi. Ha ovviamente tutta una serie di fili rossi che legano le varie vicende (come giusto che sia) ma ogni episodio cerca di camminare da solo. E' difficile stabilire quanti e quali ci riescano e come. Per un vecchio trekker è impossibile non sentire un'inconfondibile deja-vu durante la maggior parte delle vicende. Con SNW si è creato un prodotto estremamente aderente al canone Trek, bisogna dirlo, ma ci si è dimenticato, per lunghi tratti, di chiedersi cosa debba "dire di nuovo". Le varie serie Trek degli anni 90 avevano ognuna un'impronta che faceva sì da differenziarle, questo invece è il viaggio quinquennale espolorativo che poi sarà (nel futuro della timeline) di TOS e che in fondo non è molto dissimile dalla missione di TNG. A questo aggiungete alcune sbavature piuttosto grossolane nella scrittura che non pregiudicano completamente la narrazione, ma danno proprio il fastidio da "brutta copia". Sopra tutto la gestione dei Gorn, che dovrebbero essere il perno della serie, il villain diciamo, è proprio goffa e si è per ora infilata in un cul de sac da cui spero gli autori si impegneranno a uscire nella terza stagione.

Di contro il vero motore di una serie Trek, ovvero i personaggi, è stato realizzato piuttosto bene. Pike è ottimo, distante da tutti i suoi predecessori e ben caratterizzato, Spock funziona anche grazie a un'incarnazione giovanile più "giocosa" e pure il resto dell'equipaggio è piuttosto ingranato. Personalmente ho trovato un po' col fiato corto il primo ufficiale (e tutto l'apparato delle vicende eugenetiche che si porta dietro e che sono state gestite maluccio) e il dottore di bordo che oscilla tra due story arch uno più improbabile dell'altro, soprattutto considerando il suo ruolo. Si sente un po' la mancanza dell'elemento bizzarro o esplicitamente alieno che non può essere rappresentato da quel pacioccone dell'attuale Spock. Cercano di incarnarlo i due ingegneri capo che si susseguono, peccato che i due personaggi, per quanto belli, siano usati piuttosto poco.
Insopportabile, invece, l'unica clamorosa strizzatona d'occhio alla serie classica, ovvero le comparsate di Kirk, dove il personaggio è reso maluccio e le storie fanno di tutto per accendergli i riflettori addosso, unicamente in nome del nome che porta.

Concludendo ho guardato SNW sempre con la guardia alzata, diffidente. Non so se è per questo motivo che mi ha dato meno emozioni di The Orville, a conti fatti. Si è trattata comunque di una visione gradevole. Ho apprezzato, come hanno apprezzato tutti, le divagazioni più spinte, ovvero il cross-over con Lower Decks e l'episodio musical, in cui oltretutto si è visto quanto il cast si diverta a lavorare assieme. Avrò piacere a vederne una terza serie. Quello che però gli chiederei, nel momento in cui entrerà nella maturità di una terza iterazione, è provare a fare qualche affermazione importante, provare a diventare un prodotto adulto, provare insomma, a sentire l'orgoglio di essere uno Star Trek.

“ Sir, there has to be a peaceful solution. And I know diplomacy is one of your many, many strengths. That and patience, forgiveness, benevolence... really great hair.”

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