Strip
serie
863, 21/04/2018 - Le storie
863
21 . 04 . 2018

A Study of Cultural Consumption

È una Clara sfolgorante nella sua camicetta di seta quella che ci accoglie nella strip odierna: fresca come una dea della Primavera, e social (!) più che mai.
Ma le vogliamo bene lo stesso.

Nel frattempo, quatto quatto, zitto zitto, anche King of Fighters XIV ha preso a sfornare personaggi a pagamento: l'ultimo è Blue Mary, non una delle nostre favorite in assoluto ma senz'altro degna di un meritato secondo posto. L'infinita tristezza di questo gioco sta nel deludere proprio laddove i precedenti, in tutti i 25 anni di questa serie gloriosa, ci avevano esaltato... nella splendida pixel art, nelle animazioni deliziose dei suoi personaggi e dei suoi fondali.
Ma si vede che gli stagisti vietnamiti a buon mercato oggigiorno non la sanno più disegnare, la pixel art: sanno fare solo modellazione 3D (peraltro da cani). Mi fa molto male vedere il sacro KOF in ristrettezze economiche, come un nobile decaduto con le scarpe bucate.
Anche per questo spero di cuore che il malefico piano di SNK per la riconquista del mondo (o anche solo per far tanti soldi in fretta) si realizzi. Il piano, naturalmente, è allettare i più bassi istinti del popolo con SNK Heroines, vendendo a caro prezzo costumini e accessori da donnacce per tutti i personaggi femminili storici della SNK. Ad esempio Shermie, l'ultima fanciulla deflorata sull'altare del profitto... Per me la corsa della vita si è già fermata negli occhi tuoi, o dolce Shermie! Shermie, dal caschetto impertinente, il viso nascosto, Shermie dalle anche fiere fasciate in un... una minigonna di lattice rosa shocking tutta bucata???
Mi sa che Shermie è sempre stata, come dire, un po' portata per questo destino.

Ma rialziamo il nostro spirito con una lettura di grande spessore: Street Fighter and The King of Fighters in Hong Kong: A Study of Cultural Consumption and Localization of Japanese Games in an Asian Context.
Come dice il titolo.
Come vorrei averla scritta io!

Lo-Rez: arte, storia, web design
21 . 04 . 2018

Non facciamo storie

Le storie, secondo la mia personale opinione, sono una delle più inutili feature che i social network hanno introdotto. Proprio per la loro inutilità, poi, hanno anche dimostrato come le varie piattaforme si inseguano in maniera isterica, cercando di offrire ognuno quello che offrono già tutti gli altri e quindi, a volte, anche snaturandosi. Fortunatamente i Social Network, sottopelle, si basano su sfumature di ragionamento differenti e quindi molti degli strumenti presi da uno di loro e trapiantati a forza in un altro muoiono per rigetto, rimanendo lì quasi innocui.
Io ammetto di usare pochi Social Network in pochi modi, ma spesso riesco a capire per quale motivo anche quelli su cui non sono hanno successo o almeno a che tipo di utenza si rivolgono. Non sono così chiuso da disprezzare tutto, l'internet è sociale dalla sua nascita, da quando ci scannavamo sui newsgroup, sulle mailing list e sui forum e il fatto che adesso le infrastrutture siano un po' più corazzate non vuol dire che farlo sia unilateralmente male. Le storie, però, su nessun social network, mi hanno sempre lasciato perplesso. In un certo senso sono semplicemente dei collage di oggetti che già hai sul tuo profilo, che vengono propinati passivamente a un utente abbastanza brainless da stare lì a guardarle. Sono un tentativo di istituire nuovamente il rapporto tra creatore di contenuti attivo e fruitore passivo che tiene tutt'oggi in vita la TV. Però lo fanno nell'universo che si vanta tutti i giorni di essere l'esatto contrario, ovvero di mettere l'interazione al di sopra della fruizione dei contenuti. Oppure, quest'ultimo assunto è solo un sogno utopico delle anime belle quali io sono (ma quando mai) e la verità è che la maggior parte degli utenti di internet hanno l'illusione di fare qualcosa, ma in realtà subiscono, come sempre è accaduto alle masse.

Per esempio, un fenomeno che sottovalutiamo molto, noi ciarlieri del settore, è quello di WhatsApp, solo perché questo non è un social network tout-courte, non ha un piantone centrale a cui tutti possiamo rivolgerci, ma è una comunità completamente distribuita e assolutamente non coesa. In realtà il principio di WhatsApp è precedente ai Social Network, perché SMS e Instant Messaging non sono mai stati intesi come oggetti per creare delle reti, ma solo oggetti per instaurare più rapidamente connessioni uno-a-uno con delle persone. Che poi queste persone potessero essere riuniti in gruppi era solo una naturale evoluzione della comunicazione di cui sopra.
Questo però, più che altro, ci ha portato a sottovalutare WhatsApp come strumento di comunicazione o quantomeno come strumento di comunicazione di "massa" e tutt'oggi, probabilmente, vediamo onde di sentimento popolari che lì sono generate, ma noi ce ne accorgiamo solo quando è troppo tardi, ovvero quando hanno cominciato a riversarsi sui social network più centralizzati.
I gruppi WhatsApp vengono tutt'oggi percepiti come dei luoghi dove si parla con persone fidate, anche se la randomicità con cui è possibile crearli e la relativa scarsa trasparenza nella loro gestione fanno sì che in un gruppo possa esserci comunque un po' di tutto. E' innegabile che quando ci arriva un messaggio in un gruppo abbiamo comunque la sensazione che quel messaggio sia stato inviato direttamente a noi e che la comunicazione non sia stata fatta in modo generalista. Non abbiamo, insomma, la sensazione di trovarci davanti a una pubblicità.
Se però qualcuno si organzzasse e avesse a disposizione delle dinamiche per favorire la nascita di gruppi WhatsApp come punti di aggregazione e allo stesso tempo fosse capace di impiantare utenti dentro questi gruppi, ecco che nel momento in cui questi utenti si mettessero a parlare tutti assieme di qualcosa avremmo un broadcast che non viene percepito come broadcast e che quindi potrebbe risultare più efficace e insinuante. Più vero. Il livello di manipolazione raggiungibile con un accorto lavoro in questo senso sarebbe terribile.
Lascio volutamente al candidato l'esercizio di ricollegare questo ragionamento al nostro mondo attuale.

Visto che siamo in vena di parlare di Social Network e visto che capita pure che scriva altrove piuttosto che qua su FTR, per chiudere (si, stiamo chiudendo) vi propongo un mio articolo che ho scritto su Medium, riguardo Indiani e Facebook che si ricollega pure all'odierno sproloquio. E' a disposizione se vi interessa.

Don Chisciotte: L'ira di Kirieleison / non temo in questo istante / Rinaldo ed Olivante / son zeri innanzi a me.
Sancio: Che c'entra il Kirieleison / che c'entra Olivante / che c'entra qui Rinaldo / uditemi un istante / (E' matto per mia fè!)

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