Strip
serie
816, 13/05/2017 - Tarapia Tapioco
816
13 . 05 . 2017

Freddo

Anche il nostro Gödel, nella strip odierna, pare essersi adeguato a quest'epoca di “Notizie False” e “Post-Verità”, evolvendo ancora una volta la sottile arte del prendere in giro la fanciulla per cui (forse!) ha un debole. Circa dal 2013.

Mi è venuto in mente che questo freddo fuori stagione potrebbe fornirmi uno spunto d'attualità per confessare pubblicamente che ho guardato un altro cartone animato giapponese.
Che vergogna! Che rimorso! Da molti anni ormai sono convinto che gli anime sono una perdita di tempo, sia per i contenuti bambineschi che per l'arte mediocre: il loro tempo per me è tramontato. Ci sono però delle rarissime eccezioni, che ho sempre puntualmente documentato su queste colonne, tipo One-Punch Man. Ma insomma, forse ne ho trovata un'altra che merita: Yuri On Ice!.
Anche questa è super-famosa, e non pretendo di scoprire nulla. Una serie interamente dedicata al pattinaggio artistico, e in cui sono tutti gay: non è proprio una sinossi che normalmente cattura la mia attenzione... eppure non mi sono pentito di aver visto queste 10 puntate.
L'animazione è fluida e ipnotica, uno spettacolo che lascia a bocca aperta considerato che gran parte di queste 10 puntate consiste di balletti sul ghiaccio. La storia appartiene a uno di quei sottogeneri con i nomi giappi per catalogare con precisione le varie perversioni erotiche, che al momento mi sfugge.
Ma sono sicuro che molti di voi lo conosceranno.
Insomma si tratta di uno spettacolo che avrebbe in teoria tutto contro, e invece l'ho molto apprezzato perché ha tanto cuore, tanta passione, tanta... massì, diciamo pure Grazia.

Proprio quella che manca completamente a Street Fighter V. Anche il nuovo personaggio, l'inutile Ed, ha un chara-design atroce.
Un conto è l'incompetenza, ma qui abbiamo raggiunto livelli di irritazione tali da far pensare che Capcom l'abbia fatto di proposito. Se c'è un desiderio che NESSUNO MAI ha espresso, infatti, è proprio “Ah, come vorrei che il nuovo personaggio di Street Fighter fosse una specie di Cammy, con lo stesso cappellino e la stessa pettinatura bionda... però maschio, gonfio di muscolazzi e vestito da idiota!”.
Ero tentato di lamentarmi perché ormai il ritmo con cui escono nuovi contenuti per questo giochino derelitto è lentissimo, quasi come se uno dei due stagisti vietnamiti che ancora ci lavoravano fosse stato licenziato. Ma se i contenuti sono questi, forse è meglio così. Sarò anche un becero populista, ma io probabilmente farei impennare i guadagni dando alla gente un po' di caro vecchio fan-service: non chiedono altro, perché non accontentarli? Il costume da bagno di lana color acquamarina di Cammy nella serie Alpha, tanto per restare in tema, potrebbero vendercelo a 6 euro e sicuramente sarebbe dieci volte più popolare di questo “Ed”.
Che amarezza! Ma me la prendo solo perché ti amo, Camm... ehm, volevo dire Capcom.

Lo-Rez: arte, storia, web design
13 . 05 . 2017

Maledetta ignoranza

La supercazzola è uno strumento alla cintura dell'ingegnere da tempo immemore. Può sembrare una cosa crudele, ma dopo un periodo in cui persino l'ingegnere crede di potersi comportare onestamente, è visiologico che degradi verso tecniche di questo genere. Il problema è che spesso l'espressione del suo interlocutore è la medesima sia che lui stia dicendo qualcosa di corretto sia che stia raccontando una favola assurda. Visto che dire qualcosa di corretto è faticoso e spesso l'ingegnere e stanco, partire con una favola può essere un modo per ricaricarsi. Non cambia assolutamente nulla, rispetto al mondo esterno, visto che il livello di recettività è tale che niente del contenuto sarà comunque utilizzabile, è solo seducente l'idea di lasciarsi andare alla fantasia e usarla per sedurre il proprio interlocutore. La realtà non è seducente, la realtà è solo reale, una buona storia può arrivare dove la realtà non arriva e, a prescindere dalla verità che porta con sé, è usualmente più efficace.

E' maledettamente reale l'attacco hacker WannaCry che ha colpito il mondo e paralizzato in modo sgradevole molte istituzioni critiche. Erano reali anche gli allarmi che tutto il mondo informatico, da sempre, mandava evidenziando le esatte vulnerabilità che sono state sfruttate dagli hacker. Quegli allarmi sono stati ignorati per anni perché erano reali, ma il modo in cui non venivano raccontati non era efficace. Ora, quello che si spera almeno, è che WannaCry rappresenti una storia che permetta di capire come gira il mondo, una storia contenente dati reali. Purtroppo per avere il felice connubio di una vicenda che ha presa sulla gente e un'informazione reale di solito è necessario che accada qualcosa di brutto. In questo modo il trauma è abbastanza intenso da colorire i fatti e dargli le giuste caratteristiche di una storia.

Personalmente non riesco a vedere poi tutti questi lati positivi, nemmeno dal punto di vista didattico, in questa vicenda. Il problema reale è che siamo andati già un po' troppo oltre e ci è andata bene fin troppo a lungo perché adesso ci sia un risveglio della coscienza collettiva e, soprattutto, una maggior attenzione per la sicurezza. Molte delle mancanze (a livello planetario) che abbiamo dal punto di vista della sicurezza sono mancanze dovute al fatto che non si è avuta la cura di aggiornare e manutenere i propri sistemi di pari passo con la loro evoluzione e con l'evoluzione delle minacce a essi collegati. Non è mai stato fatto perché un'attività del genere è molto onerosa, a maggior ragione non si può credere che verrà fatta ora e soprattutto in modo rapido e massivo, due attributi che di solito rendono i processi informatici più dannosi che altro.
Non verrà fatto niente perché non abbiamo abbastanza paura e perché forse non ne avremo mai, di certo non avremo mai abbastanza paura da essere pronti ad arrestare il nostro business per un certo tempo e riscirverne metà (è quello che in certi casi è necessario). Non abbiamo abbastanza paura perché, in fondo, non ci è ancora stato fatto abbastanza male, ma potrebbe essere solo questione di tempo.
La vicenda del killswitch di WannaCry è forse uno degli aspetti più inquietanti di tutta la vicenda, anche se si può ingannevolmente pensare che sia stato la nota lieta in tutta la vicenda. Non stiamo parlando di una vulnerabilità nel software, stiamo parlando di un interruttore scritto apposta all'interno del codice. E' una di quelle cose che vediamo soltanto nei cartoni animati o nei film che parlano male di informatica (tutti) e che nel mondo reale non ha senso. Il modo in cui farlo funzionare, poi, che presuppone di non aver bisogno di nessuna reale risorsa informatica a disposizione (si può registrare un dominio in dieci minuti da un internet café con una carta di credito) fa proprio pensare a qualcosa progettato per essere usato in una situazione molto fluida.
Oppure, ipotesi altrettanto spaventosa, è stato progettato come i serial killer progettano contorti enigmi all'interno dei loro omicidi, con un compulsivo bisogno di protagonismo. Paradossalmente questo aspetto della vicenda sembra la supercazzola che rende la storia efficace, invece è drammaticamente vero.
Drammaticamente perché WannaCry è l'inizio di qualcosa, non la fine.

“La musica etnica, la contaminazione, / l'ultimo rifugio dei vigliacchi, la comunicazione”

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