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serie
689, 08/11/2014 - Giornalismo aggressivo
689
08 . 11 . 2014

Solo fiction

Torniamo oggi nella tana di Cloud & Link, piena di fumo legalizzato e cocktail a prezzi esorbitanti, dove troviamo finalmente un giornalista di settore con il coraggio di chiamare le cose col loro nome, non ammorbidito dalle lusinghe degli editori videoludici.
Naturalmente è solo fiction.

Devo tornare ad occuparmi di videogiochi, ma non preoccupatevi, è sempre lo stesso: Final Fantasy XV. Ammetto che la mia fede ha avuto un sussulto quando il gioco è stato presentato durante i giorni del Tokyo Game Show: il tizio nuovo, Tabata, nelle sue interviste sembrava aver bevuto un po' troppo saké.
Ma non temete! Il buon Tabata è solo partito col piede sbagliato... Nelle ultime interviste e soprattutto nei nuovi video presentati alla Games Week di Parigi (chissà perché non a Milano...), infatti, è emerso un gioco incredibilmente audace, e finalmente pare che in questi 8 anni di sviluppo i nostri amici giappi non siano stati a gingillarsi, ma abbiano davvero posto le basi per una Nuova Generazione di videogiochi.
La dimostrazione tecnologica del nuovo motore di gioco è abbagliante nel suo splendore, non solo per la resa pericolosamente vicina al fotorealismo, ma soprattutto per i particolari. Cosette che i videogiochi non hanno mai osato tentare prima, e che invece ora iniziano a comparire, qui come in Assassin's Creed Unity e pochi altri titoli: i personaggi del party che non controlliamo direttamente si muovono con una naturalezza e una disinvoltura che non si è mai vista, commentano tutto quello che succede, e le loro pettinature ardite da rockstar anni '80 si afflosciano sotto la pioggia.
I nuovi elementi svelati in questi giorni, insomma, hanno risvegliato la speranza nei nostri cuori: dal minigioco della pesca (immancabile negli RPG giapponesi nei vecchi tempi), fino a promesse follemente arroganti come il fatto che sarà possibile andare a esplorare qualunque elemento visibile del paesaggio (e il panorama montuoso della demo si estendeva a perdita d'occhio), oppure che tutto il terreno e gli edifici del gioco si potranno danneggiare o distruggere con gli incantesimi più potenti.
Promette bene.

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08 . 11 . 2014

Un vento freddo

Blizzard, assieme a Valve, rappresenta un particolare esempio di industry nata dal basso e arrivata alle vette più alte, ovvero a competere al livello delle etichette di distribuzione, quelle creature la cui esistenza si è sempre basata sul movimento di soldi.
Al contrario di loro, Blizzard ha le sue radici ben piantate nello sviluppo di videogiochi e, in seconda istanta nello sviluppo di idee basate sui videogiochi. Dove Valve ha deciso, sostanzialmente, di diventare un'etichetta di distribuzione con regole tutte sue, sfondando il ventre molle del mercato, Blizzard ha deciso di distribuire qualcosa di diverso, forte di avere in mano dei titoli e delle etichette di tale potenza da poter sorreggere un mercato a sé.
Per cui manutenere progetti come World of Warcraft e Starcraft, coltivare i frachise, è diventato un lavoro a sé, estremamente remunerativo, assurdamente importante, al di là di tutte le logiche del mercato.
Il side-effect di questo comportamento è stato che Blizzard ha smesso di far parlare di sé sfornando semplicemente giochi, ha smesso di rappresentare un nome dello sviluppo. Nonostante il suo credo sia molto più genuino e sano di quelli di tanti altri, anche lei si è messa a... fare soldi
La Blizzcon di quest'anno rappresenta una notevole inversione di tendenza che salutiamo con sommo gaudio. Accantoniamo, ignorandola bellamente, la nuova espansione di WoW, che si incastra perfettamente nel tracciato di cui sopra, e dedichiamoci a Overwatch.
Overwatch non è solo un gioco figofigo maddai maddai eccetera eccetera, quello che interessa a me è l'operazione Overwatch e la direzione che prende. E' evidente che Blizzard ha capito che la mucca dei MMORPG non è più terreno da spremere, anche per colpa sua. Il suo successo e la sua strategia ha inaridito un intero genere impedendogli di avere potenzialità per il futuro. Piuttosto che ingaggiare la lotta che personaggi come League of Legends meglio lasciare la propria solida fortezza a farmare e raggiungere nuovi lidi.
Lidi che, appare interessante, nella declinazione propria di Overwatch sono dominati da Valve e dal suo Team Fortress 2 che però ha fatto l'errore di non far parlare più granché di sé a oggi. Overwatch, inutile negarlo, è un TF2 in salsa Blizzard, ovvero un gioco che, già dal trailer, mostra un potenziale in quanto a carisma e charadesign con pochi rivali e che, con le differenziazioni di gameplay che già si intuiscono, potrebbe fare esattamente quello che faceva TF2, ma infinitamente meglio. Inutile gridare allo scandalo per questo, è esattamente la matrice che ha partorito tutti i brand di successo della Tempesta Blu.
Lidi che rappresentano un terreno più vasto di quello che si crede, perché, comunque, lo sparatutto online è il secondo mercato più mi importante dell'entertainment di gruppo, una volta che si comprende sotto questo cappello molto vasto anche tutto il mondo dei vari Call of Duty, Battlefield e quant'altro. Un terreno che ultimamente vive una certa staticità, ma non aridità, perché non esiste un'unica voce totalizzante, ma molte idee che si equilibrano. Un terreno che Blizzard vede ovviamente come terreno di conquista. Difficile che un mondo molto più easy come quello degli sparatutto possa eleggere un unico dominatore come fu per WoW a suo tempo, ma dopotutto, anche arrivando molto più in basso, Overwatch potrebbe comunque valere un business milionario.

In chiusura giusto una notarella per un altro gioco presentato alla Blizzcon, Legacy of the Void, un altro titolo prodotto con logiche di industry, come ennesima iterazione di un prodotto costruito per generare progetti del genere. Eppure, dietro al fascino di Starcraft, le logiche di mercato impallidiscono e un protosso che urla "My life for Aiur" mette in ogni caso i brividi.

“Out here in the fields / I fight for my meals / I get my back into my living. / I don't need to fight / To prove I'm right / I don't need to be forgiven. / yeah,yeah,yeah,yeah,yeah”

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