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580, 08/09/2012 - Headhunters
580
08 . 09 . 2012

Ground Zeroes

La Giungla Selvaggia irrompe d'improvviso nel freddo tempio della tecnologia... l'ufficio di Neo & Gödel, i nostri Ingegneri delle Tenebre preferiti, è preso d'assalto da Cacciatori di Teste che hanno preso alla lettera il mestiere.
Tutto rientra nel grande, folle disegno che ha preso avvio la scorsa settimana, e che porterà un po' di scompiglio nella nostra serie Jobs.
Ammetto che potevo impegnarmi di più a disegnare l'ultimo pannello.

Con un piano-sequenza ininterrotto di 10 minuti, con l'accompagnamento musicale di Ennio Morricone, sotto una pioggia scrosciante incredibilmente resa in tempo reale da un PC come quello che potete comprare nei negozi oggi, ha esordito l'ultima opera di Hideo Kojima.

Metal Gear Solid: Ground Zeroes.

Magari quel piano-sequenza non si interromperà mai, e l'intero gioco sarà un'unica lunghissima ripresa, che fonde senza soluzione di continuità gioco giocato e scene filmate... forse è solo un mio sogno, ma il filmato (che mostra i primi 10 minuti del gioco) potrebbe suggerirlo. Da Hideo Kojima possiamo aspettarci questo ed altro.
Già si sono moltiplicate le speculazioni sul quando sarà ambientato questo nuovo episodio della serie, su chi esattamente sia il protagonista tra quelli che vanno sotto il nome di “Snake”, eccetera. In effetti i riferimenti fatti nel video suggeriscono che questo gioco sarà collocato dopo Peace Walker, e prima del primo Metal Gear. Ma non c'è da fidarsi, è ovviamente tutto molto incasinato.
Quel che conta è che il gioco esiste, è vero, e prima o poi uscirà. Tanto mi basta. Kojima facci sognare.

Dopo esserci ripresi dalla magnificenza della cinematografia sfoggiata in quel video, c'è un dettaglio che mi ha colpito. Quel video di fatto rappresenta il gioco che girava in tempo reale, su un PC Windows. Tutto ciò ci offre due insegnamenti morali: a) i PC odierni sono capaci di mostrarci uno splendore grafico che nessun gioco sfrutta mai; b) Quei CANI dei nipponici sanno programmare perfettamente anche il PC, quando vogliono, e forse c'é una minima speranza che questo gioco uscirà anche per PC oltre che per le solite console.
Tra l'altro Kojima ha affermato che quello è il livello grafico che mostrerà il gioco su console. Ovviamente è una bugia clamorosa, e starà ancora ridendo sotto i baffi. Nemmeno un esercito di Buddha Celesti della programmazione potrebbe tirar fuori da una console la potenza di calcolo che serve per quella roba, per di più in risoluzione 1080p. A meno che...
A meno che, in effetti, non si riferisca ad altre console, quelle che usciranno nel futuro. Ma in fondo chissenefrega se uscirà per Xbox, per Playstation 25 o per Spectrum. Speriamo che sia un altro Metal Gear Solid, una volta ancora.

Lo-Rez: arte, storia, web design
08 . 09 . 2012

Wetware

E' abbastanza difficile parlare di internet oggi senza parlare dei Social Network. Non ci piacciono, non abbiamo fiducia in loro, non ci troviamo a nostro agio a usarli, ma in qualche modo dobbiamo accettarli come la forma di comunicazione principale del web, dobbiamo farlo anche noi, che pure ci trovavamo tanto bene con forum e mailing list (se non capite chi siamo con questo noi avrete difficoltà a capire tutto il discorso).
Il concetto di user generated content non è una moderna scoperta del web 5.6, è una caratteristica endemica del web stesso. Considerate che le aziende e i grandi network sono arrivati su internet dopo l'esplosione di internet stessa. Quando noi eravamo in rete guardavamo già delle risorse fatte da altri utenti della rete e costruite dal basso. Aziende che oggi investono milioni di euro per avere una infrastruttura IT che manipoli i loro clienti, ai tempi aveva si e no un'indirizzo con su una gif dove si leggevano dei numeri di telefoni (e no, nessun indirizzo mail).
Ma proprio perché il content è user generated, proprio perché viene dallo sciame, non può avere un elevato grado di organizzazione. Esso deve essere sospeso nel caos ribollente. Non è qualcosa contro cui possiamo lottare. E' come costruire un motore a scoppio. Dobbiamo accettare la presenza di entropia come parte del processo.
Nei secoli passati l'informazione veniva organizzata tramite persone (si, persone) che accentravano il potere cibernetico di certi giardini virtuali e operavano in modo dittatoriale: moderatori, amministratori, gestori... a seconda della struttura il loro nome cambiava, ma la realtà era che erano tiranni. E a seconda di quanto la loro dedizione alla causa si equilibrasse con la loro sete di protagonismo erano bravi tiranni o cattivi tiranni.
Cosa accadde dopo? Il bacino dell'utenza internet si allargò a dismisura comprendendo, sostanzialmente, tutta la popolazione umana sufficientemente nutrita da non dover passare tutto il giorno a procacciarsi cibo. Dovunque la massa umana aumenti di ordini di grandezza, anche su internet il livello di professionalità e impegno crollò. Non è una cosa che va detta con cattiveria. E' anche questo un processo fisiologico. Negli anni 90 eri su internet solo per due motivi: perché dovevi farci qualcosa o perché ti piaceva. In entrambi i casi ti dedicavi a quello che facevi con impegno. Oggi la maggior parte di gente è su internet per noia o per routine, ovviamente la loro esperienza è di livello inferiore. Per gente come questa le vecchie strutture dittatoriali non possono funzionare. Innanzitutto l'uso di una mailing list, di un forum o di uno strumento del web passato necessità un certo impegno e l'accettazione di regole di comportamento rigide. Se, a fronte di una mancanza di impegno o violazione delle regole, ci si trova davanti al giudizio inappellabile di una persona di cui non si riconosce la funzione è facile capire che la voglia di abituarsi a certe cose venga meno.
Ci sono però due forze profondamente radicate anche nella massa informe dei nuovi internauti: il fascino per la gente (che oscilla in un vasto spettro che va dal desiderio di interazione, al bisogno di collaborare e confrontarsi, all'impulso di rimorchiare qualsiasi cosa abbia tette) e il desiderio di protagonismo, che detto così sembra avere un'accezione negativa, ma che secondo me ha, in generale, un senso più positivo di "fare la propria parte".
Questo portò quindi alla fase solipsistica della blogosfera, termine che finalmente, dopo tanti anni, riesco a dire senza avere la nausea. Ogni utente generava i propri contenuti e su essi era dittatore. Una struttura estremamente frammentata di schegge che però, pur con una punta di solipsismo, già sperimentavano metodi di comunicazione e collaborazione orizzontali. Ognuno aveva il suo blog, nel proprio blog scriveva secondo le proprie leggi, ma commentando altri blog e discutendo coi loro proprietari creava una rete di comunicazione che permetteva di creare gerarchie di importanza dei contenuti, fino all'esplosione e il successo di certi a discapito del naufragio di altri. La blogosfera, in senso lato, era un social network, un social network mortalmente dispersivo, in cui moltissime energie andavano sprecate e dove l'utenza era comunque alla mercé di certi personaggi che, capiti certi trucchi, riuscivano ad accaparrarsi risorse.
Cos'è allora, oggi, Facebook? L'evoluzione di tutto questo? Mmmmmh, qualcosa di diverso, a suo modo l'evoluzione sia di questa fase sia (orrore orrore) della fase dove noi antichi prosperavamo. Facebook è lo spam thread del forum definitivo, quel thread che tutti i dittatori dell'antichità guardavano con orrore, ovvero quello stream of consciousness di messaggi destrutturati in cui la gente si parlava e rispondeva secondo il proprio umore con la prima cosa che gli passava per la mente, senza attenersi all'argomento per cui si era ritrovata in quel luogo. Rumore bianco, dal punto di vista dei palati raffinati di quei tempi, che invece chiedevano (pretendevano) che la gente discutesse per il guadagno della comunità di argomenti specifici, e con una certa cognizione di causa.
Ma Facebook è anche una blogosfera dove la capacità di pubblicare è ridotta all'osso, ma è smisuratamente aumentata la possibilità di discutere del pubblicato. Ai tempi della blogosfera quando leggevi un articolo interessante quello che potevi fare era linkarlo nella tua spalla destra (che non leggeva nessuno) oppure parlarne in un articolo tuo (una concessione eccessiva, spesso, giacché i blogger sono costituzionalmente egocentrici) oppure semplicemente passarlo come link su MSN agli amici (passaparola troppo demodé per essere efficace). Oggi un semplice tasto condividi ridistribuisce l'informazione orizzontalmente in infinite direzioni, come un impulso, come un battito su una rete di diapason che entrano in risonanza. E, mentre gli articoli vagano su questa rete di trasporto fatta di gente che clicca, ci si sente quasi obbligati a commentarli, discuterli, dibatterli.
Quindi, facendo il giro, siamo arrivati ancora agli user generated content. Eppure, per chi un tempo passava le notti su internet a migliorare il mondo postando lunghi articoli su come più opportunamente compilare kernel e costruiva intere infrastrutture tecnologiche sostenuto solo dal proprio 14 pollici 800x600 e dalla propria dedizione, ora la sensazione è che si "produca" meno, che alla fine ormai non ci sia più vera collaborazione e tutto sia un ronzio annoiato di tecnozombie.
E ora arriviamo alla mia teoria: su una popolazione 10000 consideriamo che ci sono 10 che effettivamente sono meritevoli di ascolto. Questi 10 generano contenuti utili. Cosa fanno tutti gli altri? Non diamo a loro tutti la colpa di generare ciarpame. Diciamo che, più semplicemente, non sono intenzionati a generare contenuti strutturati. La loro attività "creativa" è in realtà limitata al tasto condividi di cui dicevamo prima. In pratica ognuno riceve un certo flusso di informazione in ingresso e ne produce in uscita una piccola porzione, filtrata secondo il proprio gusto. Capite rapidamente dove sto parando: in pratica l'utenza dei 9990 che non producono veramente contenuti è una enorme rete neurale di puro wetware che si occupa della loro distribuzione, facendo si che vivano o muoiono secondo il loro gusto.
Poniamo di accettare la teoria dei sei gradi di separazione e mettiamo, tra due dei 10 eletti, cinque persone che li collegano in una catena di amicizie. Perché uno possa sottoporre all'altro un contenuto meritevole è necessario che tutti i cinque stadi lo considerino a loro volte tale e lo condividano.
Questo ci porta a una grande verità e a un grande problema dei Social Network: il gusto dei cinque è invariablmente pessimo. Motivo per cui, persone che effettivamente vorrebbero fare qualcosa di intelligente sulla rete, oggi vedono disperso tutto quello che avrebbe una qualche minima utilità e si ritrovano le bacheche intasate di gattini.
Ricadiamo nel problema dello scarso impegno della massa, che forse sto ponendo in modo un po' offensivo per qualcuno, ma che secondo me non deve offendere nessuno. Perché è proprio il concetto di "massa" che sociologicamente ci degrada. Non è che la maggior parte di noi è stupida. La totalità di noi è stupida nel momento in cui si abbandona alle logiche di branco.
Come uscirne? Purtroppo abbiamo coltivato male le attuali generazioni. Ci basterebbe tornare nelle nostre alte torri, nei nostri obsoleti forum e mailing list e li guidare chi vuole fare effettivamente qualcosa. Ciò è difficilmente realizzabile. I vecchi che sono chiusi in quelle strutture non hanno mai trovato la chiave per acquisire forze nuove e se anche la trovassero non avrebbero la pazienza per coltivarle, perché pazienza, comunque, non ne hanno mai avuta. E' una via oggettivamente impraticabile.
Allora, quello che serve, è uno strumento internamente ai Social Network che contrasti l'entropia e ottimizzi la rete, la migliori, la renda utile. A mio parere quello che, semplicemente dovrebbe essere implementato, è la scelta, da parte degli utenti, di quale dei propri contatti può condividere con te e quale no. Questo farebbe si da lasciare intatto lo user generated content prodotto, ma permetterebbe di ripulire di un po' di rumore di fondo le onde di marea che attraversano il canale. Questo non risolve però il problema di come far arrivare i contenuti meritevoli da una persona all'altra. Stiamo parlando di "addestrare" la rete neurale. Su twitter esistono molti giochetti sociali fattibili, in questo senso, che fanno si che la comunicazione prenda una direzione piuttosto che un'altra, ma anche qui il merito non guida chi li usa e quindi potrebbero non essere la via. Purtroppo Facebook è tanto legato alle proprie logiche draconiane che è difficile pensare soluzioni. Non sono mai andato abbastanza a fondo in altri network.
Ma qualcosa accadrà. Cambieremo di nuovo. Dopo tanto caos forse ci meriteremo una svolta verso qualcosa di meglio. L'evoluzione della rete è darwiniana? E' un altro interessante punto da discutere. Un'altra volta.

“Off, off with your head / Dance, dance 'til you're dead / Heads will roll, heads will roll / Heads will roll on the floor”

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