Strip
serie
329, 06/10/2007 - Corruzione
329
06 . 10 . 2007

Campanilismo

Riponiamo nel fodero le lame gemelle di Kunoichi Clara, per ritornare questa settimana alla più consueta serie Jobs. Abbiamo lasciato Clara alle prese con un misterioso asiatico di bassa statura, e per la conclusione della vicenda bisognerà attendere qualche tempo. Ai pochi di voi a cui importa qualcosa non resta che attendere, ma siate fiduciosi! Dopotutto, vi abbiamo forse mai deluso (lasciate stare questa roba qua, ci stiamo ancora lavorando)?
Qualcuno potrebbe chiedersi se sia una strategia messa in atto da noialtri malvagi Autori, questa di troncare a metà le storie di Kunoichi Clara. Ebbene, non lo è. Semplicemente non ci pare giusto monopolizzare per mesi di seguito il fumetto, visto che abbiamo altre serie da portare avanti. E poi occorre dare un po' di respiro al disegnatore, che sarei io, perchè le tavole di KC sono decisamente più impegnative delle normali strip.

Anche l'editoriale scorso è rimasto in sospeso, troncato su un'allusione sibillina al gioco più impressionante del Tokyo Game Show 2007... quel gioco, per quanto mi riguarda, è Metal Gear Solid 4. Credo di aver citato su queste colonne ogni singolo video promozionale che sia mai uscito dallo Studio Kojima, e a costo di sembrare ossessivo non posso che inchinarmi anche di fronte all'ultimo trailer che ha incantato le masse accorse al TGS 2007. Si tratta di una sequenza sbalorditiva, che apre orizzonti nuovi su MGS4.
È come se finora ci avessero sempre lasciato sbirciare dal buco della serratura; quello che vedevamo ci emozionava, sì... ma il nuovo trailer mostra finalmente un panorama più ampio, che si estende al di là delle macerie medio-orientali e dei cieli giallastri dei precedenti filmati. L'accenno a un possibile Scontro Finale tra Solid e Liquid Snake a Shadow Moses, uno scontro per giunta a bordo dei Metal Gear Rex & Ray (!), basta ad accendere i sogni più sfrenati, ma è un altro l'aspetto su cui vorrei porre l'attenzione.
Anzi, sono due: il primo è il nuovo personaggio introdotto, il mercante d'armi con la scimmietta che rutta. Senz'altro si tratterà di una figura minore, ma la caratterizzazione, il design, sono comunque a livelli supremi, ed è questa attenzione ai dettagli (perversi e sempre un po' fuori posto, un po' folli) che ha reso grande il marchio.
L'altro aspetto riguarda da vicino noi italiani: osservate bene i tetti delle case, le strade, l'interno della chiesa che compaiono nel video... non vi sembrano un po' familiari? Non vi sembra il nostro paese? Non ho letto da nessuna parte un'ipotesi del genere, ma io ho avuto questa impressione. Non resta che attendere le dichiarazioni ufficiali per saperne di più. Io ammetto che ci spero.

Oggi ho intenzione di chiudere la rassegna dedicata a questo dannato Tokyo Game Show, per cui conviene accelerare il passo. Di Kingdom Hearts 358/2 Days mi limito a sottolineare l'assurdità del titolo... è mostruoso, è improponibile, e non ho la minima idea di come pronunciarlo. Chissà, forse per un Giapponese ha un senso.
Poi c'è No More Heroes, quel titolo bizzarro (a dir poco) di cui sia io che Cymon abbiamo parlato qualche tempo fa. Il suo team di sviluppo è una banda di punk fuori di testa, intenzionati a stupire a tutti i costi... non per niente la loro opera precedente è Killer 7. No More Heroes sembra un gioco più convenzionale come genere, ma mantiene lo stesso stile artistico inconfondibile. E poi non si può non amare un titolo che inizia con il protagonista che va al bagno.
In chiusura, ecco Ryu ga Gotoku Kenzan, il terzo episodio della serie meglio nota in occidente come Yakuza. Yakuza è una sorta di GTA orientale, più perverso e meno violento, e senza le auto. Stupisce l'annuncio che questo terzo titolo sarà ambientato nel 1605, ma i personaggi avranno gli stessi nomi e lo stesso aspetto dei due giochi precedenti. La trama vede il protagonista impegnato in un'avventura per assassinare Musashi Miyamoto, il samurai più famoso della storia, quello che secondo la leggenda non perse mai uno scontro.
Yakuza è stato un capolavoro sottovalutato, come spesso è successo per i giochi di Sega, ma mi sembra fantastica l'idea dell'ambientazione storica che esplora le origini della malavita nipponica.

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06 . 10 . 2007

Strategici in tempo virtuale

Stavo giusto l'altra settimana chiacchierando di Bioshock, quando mi sono sovvenute un paio di riflessioni adatte ad esaltare la mia saccenza, riflessioni che, in un modo o nell'altro, inciampano nelle trame economiche di Microsoft e i motivi per cui certe cose vanno peggio di altre.
Bioshock, dicevamo, è una sonora pedata nel deretano a tutti i discorsi relativi a DirectX10, hardware all'avanguardia, tecnologie next-gen e fuffa varia. Oltre ad essere shockante come esperienza di gioco è anche la negazione del mondo che le abili campagne marketing delle grandi case cercano ogni giorno di descriverci, spingendoci nella direzione che più gli piace.
Il capolavoro 2k Games è indubbiamente lo stato dell'arte in quanto a grafica e effetti di scena, credo che nessuno possa osare muovere una sola critica alla sua realizzazione tecnica, eppure il suo motore è abbastanza scalabile per funzionare su computer anche di qualche anno fa, appartenenti a vere e proprie epoche antidiluviane, in cui l'hardware della PS3 era ancora un sogno non realizzato, l'XBOX360 muoveva i suoi primi, incerti passi e l'accoppiata Vista-DX10 poteva al massimo far venire in mente un paio di personaggi di Cowbboy Bebop. Questo dimostra che le richieste hardware che oggi molte software sottopongono a noi videogiocatori affinchè si abbia garantita una buona fruibilità del prodotto sono spesso frutto di una sciatteria nella realizzazione del software o (più facilmente) una ben precisa scelta di marketing, che tende a tenere viva quella corsa agli armamenti che negli anni gloriosi dei PCisti teneva banco nei dibattiti tra appassionati, ma che col passare del tempo sta perdendo sempre più senso.
Ormai chiedere l'ultima scheda video, il processore con millemila core e intere piantagioni di ram sono più che altro "pretese" hardware, spesso ridicole giudicando cosa ne viene in cambio. E, naturalmente, la pretesa che più di ogni altra sembra ridicola è quella delle DirectX dieci, accolte da ogni fonte (videogiocatori, sviluppatori, distributori...) con notevole sospetto e apprensione, rifuggite dai più e, quindi, invano traino per la diffusione dell'ultima incarnazione Win. Forse, per rischiare un'operazione del genere, serviva un clima molto diverso da quello attuale, un clima come appunto quello che permeava le epoche passate, in cui l'uscita di determinati titoli costringeva i videogiocatori a interessarsi agli ultimi ritrovati hardware, in cui il giocatore hardcore si riconosceva perchè ogni tre-sei mesi rottamava la propria scheda video presso gli amici meno pretenziosi per rimanere sempre in pari con il massimo frame-rate disponibile. Allora, però, DirectX o non DirectX poco avrebbero inciso negli equilibri dei sistemi operativi, dato che lo scenario, di fatto, era dato da una sostanziale egemonia Windows, salda e sicura di sé, apparentemente indistruttibile. Oggi, indubbiamente, le DirectX10 sono l'unica via per raggiungere il picco di potenza messo a disposizione dalle tecnologie odierne, ma tale potenza dà impressione di essere sempre più fine a sé stessa, slegata da quelle che possono essere nuove opportunità grafiche o d'animazione utilizzabili nei videogiochi. Di conseguenza, quindi, Windows Vista, che lotta in un ambiente ostile, minacciato soprattutto dal suo predecessore, non credo trarrà mai gran giovamento dalla loro introduzione/imposizione, nonostante quanto Microsoft ci conti.
Parimenti i cori gregoriani per incensare la tecnologia di PS3 e XBOX360 fanno abbastanza sorridere, perchè quelle che sono le capacità di queste console non possono risultare determinanti per l'esito della console war poiché il mercato dei videogiochi già prima della loro uscita ha dimostrato di possedere abbastanza risorse per impressionare il pubblico e quindi la spinta in tal senso inevitabilmente ha portato a un delta di crescita quasi irrisorio (e, passatemelo, "delta di crescita" è un signor termine, se si ha voglia di tirarsela). Dimostrazione di ciò il successo del Wiiiiiii, che oltre a sedurre l'utenza non videogiocatrice ha puntato, anche per sollazzare gli appassionati, su tutt'altro piuttosto che la grafica, andando a navigare in quei campi dove veramente, negli ultimi vent'anni, non si è visto un solo passo avanti e dove quindi la corsa all'innovazione ha enormi potenzialità.
Ma con questo cosa voglio dire? Non lo so, ma ci ho ragione (scusate, la tentazione era troppo forte). In sintesi è ora che si cominci a fare anche un po' di critica nei confronti della realizzazione dei videogiochi e che ogni tanto si ponga l'accento su come il silicio abbia smesso di correre e che la legge di Moore rovesciata del videoludo (ogni sei mesi il software ha bisogno di un hardware veloce il doppio) non può essere più invocata a buon diritto da nessuno. E' bene che oggi, da subito, si comincino a mettere le mani avanti di fronte a casi come Shadowrun
Bene, avevo un secondo panegirico altrettanto noioso su argomento affine, ma ve lo risparmio almeno fino a settimana prossima (sollevati?). Oggi ho già detto tanto e poi le idee interessanti (?) da svluppare sono sempre piuttosto rare ed è bene che ne conservi qualcuna per i periodi di magra. Dopo una così rigida lezione magari potreste pensare che ora arrivino i compiti a casa, ma fortunatamente non è così, al massimo direi che posso assegnarvi del gioco a piacere.
Impossibile che non abbiate notato che Kunoichi Clara è sospesa, è abbastanza evidente anche perchè la strip è alta un terzo. Come vedete qui siamo tornati sul balcone di Cloud, che probabilmente a breve affronterà l'autunno. Sapete bene quanto ci piace giocare ai ninja, ma il lavoro è lavoro, ha comunque una sua notevole importanza, ergo non possiamo negargli lo spazio che merita.

“I'm a sailor peg / and I've lost my leg / a climbing up the topsails / I've lost my leg / I'm shipping up to boston / shipping off to boston / shipping out to boston / to find my wooden leg”

Cymon: testi, storia, site admin