Strip
serie
254, 15/04/2006 - Il labile confine
254
15 . 04 . 2006

Il problema è l'arte

E con questa potete aggiungere lo sfruttamento del lavoro minorile alle attività illecite della società hi-tech fondata da Cloud; anche se in fondo la vera età di Link è una variabile soggetta ai capricci di Nintendo, e considerato che secondo il Canone ufficiale nel mondo di Zelda il tempo è ciclico ed esistono numerose reincarnazioni di Link... ehm, ma non divaghiamo.
Domenica riprendiamo a pubblicare strip su Multiplayer.it, oltre a quelle che trovate qui al sabato. La serie su M.it ha subito un'interruzione di parecchi mesi: per chi ha seguito le nostre vicende sarà superfluo dire che questa disdicevole mancanza non è dipesa da noi. Ora comunque abbiamo il nostro server, dopo un periodo di transitorio la situazione si è stabilizzata, e su queste basi abbiamo riallacciato i nostri rapporti con il maggiore network videoludico italiano. Per correttezza nei vostri confronti mi sembra giusto dire che ora riceviamo un compenso in oro per quello che facciamo, oltre al solito bonus di esperienza e skill points.
Per la vostra tranquillità però vorrei aggiungere che si tratta di una somma minima, sufficiente a malapena per l'acquisto di qualche Pozione. Pare infatti che a questo mondo non sia possibile instaurare un rapporto di collaborazione professionale senza che avvenga uno scambio di denaro, anche se solo simbolico. Ma pensa un pò. Comunque la condizione che abbiamo mantenuto ferma è la libertà assoluta sui temi delle strip, su questo potete stare tranquilli. Altrimenti non sarebbe stato divertente... aspettatevi quindi di veder volare parole grosse all'indirizzo di questo o quel Publisher quando lo riterremo opportuno, e numerose strip dedicate a temi maledettamente hardcore che risulteranno poco comprensibili alle masse incolte. A prescindere dai temi trattati, mi piacerebbe riuscire a garantire una qualità artistica superiore, o perlomeno in costante progresso.

La volta scorsa, a proposito di parole grosse, ho espresso come al solito un viscerale disprezzo per la direzione artistica – ovvero la sua assenza – negli RPG occidentali. La vittima predestinata era Oblivion, un gioco notevole sotto molti punti di vista, lo ripeto ancora, ma corredato da un'arte promozionale e un design dei personaggi assolutamente inguardabili. Spinto dall'interesse per Oblivion, ho cercato i suoi wallpaper o altre illustrazioni per quel naturale desiderio di conoscere meglio l'ambientazione... e come al solito anche Oblivion mi ha tradito, insultandomi con il deprimente spettacolo di questa robaccia rivoltante.
Spero di aver chiarito il messaggio. Mi preme chiarire questo punto perchè alcuni di voi saranno capitati qui per la prima volta, seguendo i link su M.it... non è in discussione il motore grafico di Oblivion, che è ovviamente superiore a qualunque altro RPG che si sia mai visto su qualunque piattaforma. Il problema è l'arte, che è un aspetto ben distinto. E' una questione culturale, nel settore PC nessuno si scandalizza per la carenza artistica dei giochi, neanche se sono RPG... mentre i giochi per console, ovvero Orientali, ne fanno la loro ragione di esistere. Anche senza tirare in ballo l'eccellenza assoluta di titoli come Final Fantasy o Kingdom Hearts, il più miserabile e povero degli RPG nipponici può sfoggiare chara-design e illustrazioni promozionali curatissime. Prendete giochetti umili come Riviera o Tales of The Tempest, o giochi semi-sconosciuti come Persona3 o Magna Carta: Crimson Stigmata. Passando ad altri generi, SNK ha promesso che l'edizione per PS2 di King Of Fighters XI conterrà dei finali aggiuntivi disegnati "dai suoi 4 artisti migliori", e questo basta per aumentare le prevendite.
E' questo che mi attira irrimediabilmente verso i giochi nipponici e coreani, perchè altrimenti mi troverei molto bene anche in patria. Ogni tanto esce qualcosa come Fable (che sto giocando in questo periodo), con una personalità molto ben definita, che mi fa piacere... salvo che poi mi tocca sentire da giornalisti buzzurri che "ci sono un po' pochi poligoni". Il mondo è bello perchè è vario.

Avrei da citare altri titoli oscuri, di cui sono apparsi un paio di screenshot carini, ma sarà per un'altra volta. Mi sembra che sia più giusto parlare adesso di Red Steel, il gioco per Revolution (!) di cui è esplosa la mania in pochi giorni. Queste scansioni da una rivista, senza dubbio illegali, mostrano il gioco in tutta la sua potenza innovativa, ed è bello che al mondo esista ancora Nintendo. Però... non posso fare a meno di ricordare un altro gioco recente sulla mafia giapponese, Ryu Ga Gotoku. Come si può intuire, quello è un gioco fatto da giapponesi autentici, e non la versione della Yakuza che si immagina Ubisoft. Casualmente, è anche un gioco di Sega, per cui si merita automaticamente la mia attenzione. Questa bella recensione su un sito di nicchia non nasconde i difetti di un gioco piuttosto rozzo, ma pieno di passione e autenticità. Non che io l'abbia provato, naturalmente, ma ci sono tocchi di classe come guadagnare più esperienza provando cibi sempre diversi, o addirittura ragazze sempre diverse nel quartiere a luci rosse. Se non ricordo male per fare pubblicità al gioco sono stati girati dei cortometraggi violentissimi con registi nipponici famosi, sullo stile di Kill Bill e cose così.

“Can't you see what you've done to my heart /
And soul? /
This is a wasteland now”

Lo-Rez: arte, storia, web design
15 . 04 . 2006

La festa del coniglio

La festa del coniglio è all'incirca tra due settimane, lo so, ma questo è comunque un momento importante, inutile negarlo. Nel week-end in cui stiamo entrando, infatti, Follow the Rabbit tornerà su Multiplayer.it con una strip che riapre ufficialmente la stagione delle strip Classic, quelle più focalizzate sul bel mondo dei videogiochi, quelle che, diciamocelo, più fanno il verso a Penny-Arcade. Credo che con questo gesto possiamo dire di aver completato la mutazione verso il coniglio novus riconquistando ogni briciola del potere che ci era proprio nella nostra età dell'oro, pronti a sfruttarlo... bha, secondo nostro capriccio, naturalmente.
In questo momento Lara (si, si, Lara-con-la-elle) Croft mi sta fissando seducente dalla copertina di TGM. E' sempre un po' inquietante quando un personaggio di un videogioco ti... come dire... non so... voglio dire, "arrapa" rende, ma non so se ha stile... diciamo "interessa", ma questi sono anche gli imprevisti della nostra passione, quindi sarà il caso di conviverci. Tomb Raider con il capitolo Legends smbra essere rinato e tornato nell'olimpo degli action-adventure. Da me, però, non avrete un'analisi sull'argomento perchè mi é sempre stato difficile interfacciarmi col fenomeno dell'archeologa tettuta quindi rimango a tutt'oggi piuttosto indiffrente nei confronti delle sue evoluzioni. La verità è che Lara Croft non ha mai esercitato su di me il benchè minimo fascino, nemmeno nei tempi in cui andava ai concerti degli U2 e la gente sbavava dietro le texture delle sue mutandine, quindi non posso descrivere da un punto di vista personale il sali-scendi del suo successo. Sicuramente i Crystal Dynamics sono gente che sa come si fa un action-adventure quindi tecnicamente posso tranquillamente accettare che questo capitolo dell'archeologa sia ben fatto, ma è il feeling tra me e lei a mancare e discorsi di freddo calcolo e razionalità non hanno senso qui, dove è nostro dovere indottrinare i Veri Videogiocatori.
A proposito di indottrinamento, anche questa settimana possiamo segnalare un articolo educativo, ovvero un lungo delirio di Will Wright che forse, come game designer, ha innovato in direzioni che non approviamo (ha creato i SIMS!), ma che comunque sembra avere le idee maledettamente chiare su quello che fa e l'autorità e il potere per metterle in pratica (cosa che sfortunatamente manca a tante altre menti vivaci che agitato il nostro mondo e anche altri media).
Nonostante questa possa cominciare a sembrare una barbosa rassegna stampa, poi, sono rimasto abbastanza colpito da questo articolo che sembra sottolineare il ruolo di Wal Mart nell'influenzare lo sviluppo dei videogiochi. Wal Mart è la stra-famosa catena di negozi generici che domina gli Stati Uniti. Il posizionamento su uno scaffale di un videogioco in questi templi del commercio può determinare il suo successo e il suo fallimento quindi è sacrosanto che il ludomercato se li coccoli, ma in verità è anche evidente prova di come il mercato espanso attuale sia in realtà fragile. Pensate alla gloriosa età dell'oro in cui i videogiochi venivano spacciati in negozietti bui in cui il commesso non trovava niente di male a venire al lavoro vestito come Gimli il Nano (anche se era un omone di 1 e 90 per 120 chili). A quei tempi l'esposizione era direttamente collegata alla qualità intrinseca di un titolo, spogliata di melense e ottuse questioni etiche e di giochi di potere, perchè comunque ci si trovava in luoghi che proprio nella loro specializzazione avevano la loro sopravvivenza e tali per cui era loro dovere seguire il sentire del pubblico (e le sue più morbose manie) piuttosto che essere tenuti semplicemente a ricevere una mandria apatica di utentucoli da foraggiare con quanto di più colorato e sbirluccicoso a disposizione. Non è un caso, credo, se il Vero Videogiocatore oggi si stia orientando verso il mercato online. Non può ricostruire l'atmosfera da confine del mondo di un tempo (ah, ricordatemi che un giorno devo parlarvi di confine del mondo, in un altro senso però...), ma può almeno sguazzare in acquari virtuali in cui la sua snobistica e superba selettività è lodata e ammirata dal branco. Da qui passare per internet anche per sborsare i soldi pare passo rapido e indolore.
Bene, per questo editoriale direi che basta così, anche perchè dovrebbe essere vittima di alcuni sfasamenti temporali tipo che verrà caricato mentre non sono nemmeno qua al piccì oppure non verrà nemmeno caricato (se la mia connessione ADSL continua a fare la cattiva come in questo momento). Ci si rivederisenterilegge settimana prossima.

"Perchè vedi un po' d'anni fa, vedevo mamma e papà, dentro una shcattola, dietro due psichiattri ero solo un bammbinooooooo"

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