KPop
Il sole è invecchiato in fretta. Già dopo Ferragosto si è fatto basso basso, e gli occhiali da sole ci son serviti solo per i moscerini.
Ma il coniglio è un animale abitudinario, che a settembre ritorna ai luoghi di nidificazione percorrendo migliaia di km, e pensate che riesce a ritrovare proprio la sua tana orientato solo dall'istint-... erm, forse ci stiamo confondendo.
Ma insomma questo coniglio ha l'abitudine di tornare, sono quasi venticinque anni che ritorna sempre dopo le sue (brevissime e meritatissime) vacanze (o viaggi).
A volte questo coniglio è ritornato con addosso ancora qualche moda estiva sciocchina, qualche tormentone da ballo in spiaggia (o sigillati in un après-ski a 2000 metri). Tipo nel '23, quando canticchiava Taylor Swift (!).
Ecco, oggi sarà uno di quei rientri: perché anche noi siamo stati presi dalla smania per KPop Demon Hunters.
Il cielo ci aiuti!
Ma come, proprio noialtri che ci bulliamo di essere tanto originali, di scoprire le tendenze prima del gregge! In mia difesa, potrei dire che nel 2019 eravamo già diventati pazzi per le K/DA e il loro video POP/STARS.
E lo siamo ancora: quel video, oltre ad essere tuttora più bello dei chara-design anoressici di KPop Demon ecc., dopotutto è stato il seme originale delle meraviglie artistiche che sarebbero sbocciate nella serie di Arcane.
Dunque questa nostra infatuazione per il KPop non è poi una novità.
Tutto bellissimo, ma mi coglie la nostalgia se penso che KPop Demon Eccetera venti o trent'anni fa sarebbe stato un film Disney (o Pixar). L'Impero del Topo da allora è caduto in rovina, e oggi non sarebbe affatto in grado di produrre un'opera tanto ben fatta, scevra da zavorre ideologiche forzatissime... un'opera pura e semplice, leggera ed entusiasta.
Perfino quello del Panda Rosso, molto vicino a questo immaginario, purtroppo finiva strozzato da superflue menate psicanalitiche e sociopolitiche (tanto che alla fine la morale suonava come: “bimbi, fate benissimo a disubbidire ai grandi!”...?).
Credo che le girl-band e le boy-band coreane ritorneranno ancora su queste pagine, in una forma o nell'altra.
Ma nell'immediato sento il bisogno di fare la cronaca di certe altre visioni che ho recuperato ad agosto, sempre dall'Oriente ma un po' più in qua. Ne parleremo. Così come dovremo parlare dell'ultimo gioco-fenomeno calato fra di noi, quello della vespa col tutù rosso.
Per ora rimaniamo un attimo ancora in contemplazione dell'illustrazione estiva 2025, che esibisce il fisico - ancora acerbo ma già scolpito - di un Neo adolescente che emula l'iconica scena di Karate Kid (1984). Karate Kid mi affascina perché propone con orgoglio un protagonista sfigatissimo (ancor di più, se possibile, nel 1984), e ci crede talmente tanto che alla fine riesce a convincerci: alla fine siamo lì che tifiamo anche noi per questo sfigatello che tira un calcetto nella palestra della scuola al torneo comunale, davanti a sua madre, contro altri ragazzini altrettanto sfigati, e dopo 10 secondi netti l'arbitro dichiara la vittoria ai punti, tutti a casa che la mamma deve mettere in lavatrice il kimono.
Faremo tesoro, in quest'annata che inizia ora, di questo grande insegnamento (anche se Miyagi non c'entra): crederci nonostante tutto, buttarsi senza paura di essere troppo piccoli o meno che perfetti.
Lo-Rez: arte, storia, web designPrendi il giochino!
Ok, ricominciamo parlando di Superman.
Questa recensione, visto che è scritta da un incompetente che non capisce nulla dell'internet, non comincerà denigrando Zack Snyder e raccontandovi che finamlente abbiamo un vero Superman e tutto il resto prima faceva schifo. E' la soluzione più semplice e su FTR non seguiamo mai la strada più semplice.
Io sono quello che parlava male di Zack Snyder quando tutti gridavano al capolavoro, per poi affezionarmi comunque a lui e arrivare persino a difenderlo nel momento estremo. Sono anche uno dei pochi che ricorda e ha apprezzato il Superman di Singer E' da tutto questo che dobbiamo partire per parlare del film di Gunn (a proposito, ci saranno pure dei paralleli con Suicide Squad di Gunn, visto che come allora sono andato al cinema da solo e mi sono trovato in una sala (quasi) deserta.)
Gunn sembra credere a una verità in cui crediamo un po' tutti anche se non è cool dirla a voce alta: non ci si può allontanare dal film di Donner. E il film di Donner non era un cinecomic. Con un citazionismo facilissimo e un po' ruffiano Superman si apre riprendendo il tema della mitica pellicola suonato su un bianchissimo scenario artico mentre su schermo scorre un "riassunto delle puntate precedenti che non abbiamo veramente girato" e ci colloca al terzo anno di attività di Superman, nel pieno di una crisi politica e di un duello che lo vede in difficoltà contro un non-villain che è evidentemente solo un pretesto narrativoo (con tutte delle implicazioni che vedremo più avanti). Come hanno già spiegato molti niente origine del personaggio, niente culla che si schianta nei campi, niente Smallville eccetera eccetera. Per un'ora buona di film pure niente Kent e fattorie e mitologia dell'America campagnola, solo un riferimento ai genitori alieni, con il padre che, da tradizione, deve essere interpretato da un attore famoso pagato però per fare quasi un cazzo, in questo caso Bradley Cooper.
Esattamente come accadde in Suicide Squad, anche stavolta Gunn decide di "rifare" una storia che il DCEU aveva fatto male, ovvero quella di Superman V Batman, stavolta centrandola correttamente sul tema politico di quale sarebbe l'impatto di un essere come Superman se questo intervenisse attivamente nelle guerre e se questo dovesse essergli consentito o no. In questo senso il film personalmente mi ha conquistato nel dialogo-intervista tra Lois e Clark in cui cercano di mettere in parole proprio questo tema e risultano goffi entrambi, per una ragione o per l'altra, esplicitando molto bene la complessità del quesito che però si declina a diversi livelli anche sulla nostra vita reale (e i collegamenti di Superman con la vita reale sono ahimé angoscianti a vari tratti, ma non li tratteremo qui).
Da questo punto si sviluppa il piano del diabolico Luthor, un Luthor che, pur nel mio grande amore per Hoult, devo mettere dietro sia quello di Eisenberg che quello di Spacey, visto che funziona bene nell'economia generale, ma non spicca. Forse anche qui bisogna ammettere che la pressione su Hoult per mettere in scena un personaggio che è de facto una caricatura di alcuni personaggi del nostro tempo è stata infinitamente superiore rispetto agli interpreti precedenti, che potevano sbizzarrirsi per mettere in scena un archetipo ai tempi molto lontano dalle possibilità reali (ah che bei tempi).
Nel piano di Luthor si inserisce poi la lunga parte dell'universo-tasca (sigh) decisamente più vicina a quanto abbiamo visto nei Guardiani della Galassia, la parentesi Smallville con degli ottimi Kent assolutamente defilati e "normali" (e riferimenti di Superman proprio per questo, non perché portatori della morale come accaduto in altre occasioni) per arrivare poi al mega-scontro finale ben girato e realizzato che chiude ovviamente la pellicola.
E poi c'è il cane.
Non so se ve l'ho mai detto, ma io non ho animali domestici, non sono una dog person né una cat person però l'attacco che Gunn porta a tutto il pubblico con Krypto è un colpo basso che dovrebbe essere reso illegale nella cinematografia. A fronte del coraggio di inserire in un film uno dei personaggi decisamente meno "seri" dell'universo del supereroe bisogna ammettere che tutti i tempi che coinvolgono il cane sono calibrati magistralmente per farti adorare il cane e, di conseguenza, farti adorare il film in maniera irrazionale. Ci sono alcuni abili climax che riescono a coinvolgerlo senza abbassare la gravità delle situazioni, alcune ovvie gag, un'infinità di espressioni meravigliose e comunque anche una finalità del personaggio in termini di trama invidiabile, se si pensa il suo punto di partenza. Non si può dire che nell'universo supereroistico e nell'economia della mitologia di Superman Krypto abbia un qualche ruolo, ma è necessario ammettere che nella macchina del film, per la sua godibilità, è uno dei pistoni che spinge più efficacemente.
Abile anche la trattazione della Justice Gang, a partire da personaggi misconosciuti (ma non misconosciutissimi. Mr. Terrific, una versione meno arcigna, compare nell'Arrowverse, Hawkgirl stava già in Legends of Tomorrow e Black Adam e, vabbè, anche se Guy Gardner non è la lanterna verde che ti aspetti le lanterne verdi sono comunque alte in classifica tra i personaggi importanti dell'universo DC). Quello che è apprezzabile della squadra di supereroi a supporto è che riesce a essere ben delineata anche senza prendersi più spazio del necessario, mantiene il suo ruolo di supporto credibilmente dall'inizio alla fine e non strizza l'occhio a eventuali film spin-off. Era uno degi aspetti che faceva più paura, ai tempi del trailer, portato a casa con intelligenza.
Considerando la marea di caratteri spesi è ora di tirare un po' le somme. Cos'è questo Superman? Un film di Superman, genuinamente, che non cerca di infilarsi in dinamiche non sue, che ha un punto di vista molto diverso da Snyder (ma, sia chiaro, sono legittimi entrambi) e che riesce a essere divertente senza perdere rispetto per sé stesso, con dell'action ottimamente girato e recitato e tutte le dinamiche a loro posto. Certo, il passaggio degli informatici forensi e del vero messaggio dei Kryptoniani è molto debole e si poteva spendere più tempo, a livello di sceneggiatura, per farlo funzionare, ma una volta che lo si accetta come un anello di congiunzione tra le dinamiche per arrivare al finale si può tollerare. (in confronto, il Superman che si consegna in Man of Steel ha un'altra caratura, ma lì il personaggio arriva a quel punto senza aver costruito realmente la sua immagine, quindi nell'economia generale è una scena meno potente). La stessa idea che Jor'el non sia l'ennesimo punto di riferimento morale di Superman è una bella botta per i filologi del Superman fumettistico, su cui forse si dovrebbe dibattere di più.
Guardate Superman perché è un buon film di supereroi. Quindi non è il cinema assoluto e bellissimo dei nostri sogni, ma all'interno di quel contesto è comunque un cinecomic molto solido proprio perché non fa niente per essere un cinecomic, è la storia epica di un uomo che vola con un mantello, il punto di partenza da cui scrisse la sua pellicola Donner negli anni 70, tracciando un solco nel cinema che non ha esaurito la sua influenza nemmeno ai tempi nostri. E dite poco...
Cymon: testi, storia, site admin“So my envy is a calling! It is the SOLE hope for humanity! Because it is what has driven me to annihilating you. 1A! 1A! 1A! 1A! 1A! 1A! 1… A!”