Ira per zelum
La differenza tra 24 e 21 °C segna la differenza tra estate e autunno.
Se l'estate finisce quando non possiamo più stare scalzi... allora ci siamo. Ma non a Tokyo, suppongo, dove in genere queste settimane settembrine sono caldo-umide come le fauci di un tirannosauro in epoca giurassica: e in queste magiche settimane settembrine ogni anno atterra, nella baia della Makuhari Messe, l'astronave del Tokyo Game Show.
Uno show un po' così, sottotono, privo persino della sua più famosa star nipponica: il Maestro Kojima infatti si trova ora sul suolo italiano, nella Milano capitale internazionale della Moda, ospite della fondazione Prada per un “evento culturale” (non per farmi i fatti suoi).
La sua presenza però s'è fatta sentire eccome anche a Tokyo: del resto, la bilocazione è prerogativa dei semidei. Questi tre minuti di OD mi hanno lasciato sgomento, e sono l'unico picco emotivo del TGS 2025. Tecnica, regia, sonoro, scenografie sono ancora una volta all'apice di questo medium... ma un horror inquietantissimo a episodi, diretti da registi diversi, non so se all'atto pratico riuscirei a giocarlo.
Però è bello sapere che esiste.
L'isola fatata di Nippon però è stata teatro questa settimana di un altro evento videoludico: sono arrivati i giudizi su Ghost of Yotei. Ho già citato il gioco su queste sacre colonne, quando a proposito della dicotomia Viaggio o Vacanza lo prendevo ad esempio della Vacanza più pura che ci si può concedere con un joypad in mano.
Un titolo che, pur nella sua somiglianza con l'irricevibile e repellente Assassin's Creed Coi Samurai, riesce quasi a redimersi con una meravigliosa attenzione alla direzione artistica e alle citazioni cinematografiche. Anche il fatto che duri neanche un terzo di quell'altra sbobba per i porci, aiuta a non farcelo venire a nausea.
Ghost Of Yotei è la settimana tutto compreso in un resort di lusso, pranzo cena animazione e balli di gruppo inclusi. Dicevamo settimana scorsa che Silksong osa chiederci di stare un pochino attenti? Ecco, qui non c'è questo pericolo: spegnete il cervello e andate tranquilli... questo è un giochetto già pre-digerito, che non vi chiede proprio nulla.
“Morte per troppe carezze”: così muoiono i grandi titoli ad alto budget che devono piacere proprio a tutti. Un rischio che, per tornare a Kojima, l'autore di Death Stranding 2 è stato ben attento ad evitare: mica lo chiamano Maestro per nulla.
L'editoriale poteva anche concludersi qua... ma mi prudono le dita, e non posso oppormi alla tentazione di rimestare nel fango della Polemica online in cui si è impelagata la comunità dei videogiocatori italiani.
Ammetto che mi rode un po’ non esser partecipe di queste Feroci Polemiche su Internet del 2025, dopo che nella nostra prima gioventù vi ci siamo gettati a capofitto senza tirarci indietro mai (parole grosse, lo so, ma voi c'eravate?).
Ma oramai siamo vecchi, e i vecchi devono stare a casa col plaid sulle ginocchia. Sono lontani i tempi in cui gettavamo il guanto della sfida ai colleghi webcomic, smaniosi di iniziare faide nello stile dei gangsta-rapper degli anni '90 (da poco passati)!
Delle polemiche di oggi mi sgomenta la leggerezza con cui partono le querele.
Nella fattispecie del caso in questione, che ha fatto rotolare la testa di un redattore di Multiplayer (si spera gli verrà riattaccata presto, una volta spento il clamore), io se avessi assistito alla diretta nemmeno avrei percepito la gravità dell'offesa... il che mi fa intuire che una ipotetica live di FTR (!!!) non durerebbe 5 minuti. Raccoglieremmo più querele che abbonamenti, questo è certo.
Sarà che veniamo da un'altra era di Internet, quella primordiale rossa di zanna e di artiglio. Però anche questi tizi sono abbastanza cresciutelli, pressappoco come noi... hanno la smania di criticare, ma sono afflitti da una permalosità fatale.
Questi telepredicatori mendicanti sono violenti peggio che dei Manifestanti Per La Pace!
Questi tristi figuri (alcuni sono gli stessi di cui ho già parlato senza nominarli) ne guadagnerebbero in professionalità a far recensioni di tiralatte elettrici.
I videogiochi, o il parlare in pubblico, o lo scrivere, non sono proprio cosa per loro: e se si ostinano a pronunciare sentenze su giochi e persone dall'alto di una bovina ignoranza (ma con una sicumera, quella sì, da campioni), presto o tardi fanno perdere le staffe a qualche pover'uomo d'animo focoso... Gente cui per “tutelare la propria immagine” basterebbe spegnere webcam e microfono, altro che querele.
Non avrei dovuto infangare questa pagina con una materia tanto bassa... e poi il reflusso corrode lo smalto dei denti.
Però alla litigiosità non va contrapposta la mitezza, ci insegna Dante nel canto VIII dell'Inferno, sulla scorta dell'Etica Nicomachea: ma l'ira per zelum.
L'allegra maga morta
Meg Raspberry scopre nel giorno del suo diciassettesimo compleanno che a un anno da lì una maledizione inesorabile la ucciderà e solo recuperare mille lacrime di gioia l'aiuterà a salvarsi la vita. Meg è una strega in un mondo dove stregoneria e magia convivono con le persone comuni e di certo si ribellerà a questa sua condanna, senza perdere il suo contagioso buon umore.
Once Upon a Witch's Death dal titolo e dalla sinossi può sembrare un cupo dramma di maledizioni e demoni e invece no, è un anime estremamente leggero, pieno di vita e di gag. Cugino di The Ancient Magus Bride è ambientato anche lui in questo universo alternativo in cui sembra un po' tutto una placida campagna del Sussex, tolte le grandi città che hanno architetture e stili a caso, dove la magia va a braccetto con la scienza, tanto che non si capisce bene se la strega che si occupa di medicine possa effettivamente definirsi strega e non vada definita tecnicamente scienziata. In questo mondo Meg, nonostante i suoi problemi, si muove con l'allegria e la spensieratezza di una Pollyanna, producendosi spesso in gag ridicole scritte per strappare una risata. E' anche esplicitamente lesbica (a riprova di una rinnovata consapevolezza degli anime per gli orientamenti sessuali) e infatti molte delle scenette divertenti riguardano il modo in cui cerca di insidiare la sua migliore amica con evidenti secondi fini o flirtare con gli altri personaggi femminili, arrivando a sembrare, come le rinfaccia spesso la sua maestra, un tipico vecchietto pervertito (personaggio che, di contro, è un classicissimo trope degli anime). Meg e l'anime in generale non perdono la loro verve giocosa neanche quando si tratta di riflettere sulla condizione della sua ragazza e il suo crudele destino. Lo scenario non diventa mai tetro, al massimo malinconico, raccontato in punta di poesia.
Ecco, fate attenzione. Once Upon a Witch's Death è un maledetto anime di piantini che cerca di fare di tutto per commuovervi episodio dopo episodio. Tra mamme morte, bambini soli, nonne in fin di vita e gente che ha perso il gatto i comprimari di Meg, a cui lei cerca di strappare una lacrima di gioia, sono tutti coinvolti in storie strappalacrime che potrebbero anche raggiungervi, se siete molti sensibili. Personalmente io mi sono trovato piacevolmente commosso soprattutto nei primi episodi, mentre con l'andare avanti della serie le storie sembrano focalizzarsi meno su questo tipo di meccaniche. Anzi, per dirla tutta, con l'andare avanti della serie è proprio Meg che, in un modo un po' fastidioso, smette di focalizzarsi sulla sua missione per recuperare le lacrime e si lascia coinvolgere nelle vicende più disparate, come se non gliene fregasse di essere sul punto di crepare.
E' questo un anime di maghette? Il compito di recuperare le lacrime e la bottiglia che le contiene che Meg si porta sempre appresso fanno quasi pensare agli anime di maghette di una volta, ma proprio quelli delle origini, in cui le bambine protagoniste usavano la magia per compiere buone azioni che poi valevano loro una qualche ricompensa che le avvicinava al completamento della loro missione finale. Se OUWD si fosse incanalato su quella serialità forse avremmo avuto un prodotto del genere, invece mentre la nostra protagonista (non) si impegna nel suo compito principale, la storia si dipana anche in altre direzioni, raccontandoci l'epica lotta delle streghe al climate change (mmmmh) e mostrandoci anche personaggi con qualcosa da nascondere e che riveleranno forse i loro fini nel proseguo (se ci sarà) della storia.
Il motore principale di Once Upon Witch's Death però non sono tali intrighi e forse non è nemmeno il bisogno di vedere Meg salvarsi dopo aver riempito la sua bottiglia. Il motivo per cui continuerete a vederlo è proprio la forza della protagonista e il suo stupore positivo nel conoscere il mondo. Come dicono i saggi non c'è momento migliore per celebrare la vita di quando muori e quest'anime è una deliziosa rappresentazione di questo. Il modo in cui Meg reagisce alla situazione e il suo continuo muoversi in punta di buoni sentimenti sono il cuore della visione e anche la sua lezione filosofica più importante al di là di quel che ne sarà del nucleo magico della Terra che ci salverà dall'inquinamento o la triste esistenza della Strega dei Disastri.
Once Upon A Witch's Death è consigliato? Un po' come The Ancient's Magus Bride ha dei passaggi di pura contemplazione della magia un po' Miyazakeski e non fa nulla per spingere avanti la sua storia, lasciando che tu ti goda il suo contesto. Riflettendoci questo modo di fare si sta facendo sempre più comune nei prodotti moderni, ovvero avere delle storie in cui non c'è più una spinta a tutta sulla trama e l'evoluzione della storia, ma si lascia spazio a momenti contemplativi. Sebbene questi momenti contemplativi, a mio gusto, siano molto ben realizzati, però, è anche vero che ci troviamo di fronte a un anime che, almeno per la sua prima cur, non ti lascia in mano molto, se non qualche ora lieta e giusto un paio di momenti di reale emozione (tolti i piantini). Se vi ci avvicinerete consapevoli di questa sua generale leggerezza e questa leggerezza sarà quello che cercate probabilmente finirete con l'apprezzarlo molto.
Canzoni nuovamente abbastanza trascurabili, sebbene intonate col tono di malinconia che pervade la serie, soprattutto la closing.
Cymon: testi, storia, site admin- Se la magia non esistesse probabilmente non saresti nemmeno vittima di una maledizione. E ti piace comunque?
- Si, mi piace eccome. Le sono molto grata. Per me la magia è un legame. Ho incontrato tante persone grazie a essa. E ne ho aiutate altrettante. Mi rende molto felice essere in grado di aiutare gli altri usando la magia.