Strip
serie
891, 17/11/2018 - Corrente mese
891
17 . 11 . 2018

Uomini veri

Ancora una volta FTR mette in scena l'angoscia esistenziale di un impiegato nel settore informatico: l'unico sollievo dallo strazio delle nostre sorti avverse è divertirsi un po' a far imbestialire chi dovrebbe pianificare il nostro lavoro. E così ci infliggiamo sofferenza a vicenda, in un eterno ciclo infernale. Capita dunque molto a proposito che il ruolo del Direttore sia interpretato da Diablo... ops!
Potrei sbagliarmi, ma mi sembra che questa sia la prima volta in diciassette anni di questo fumetto che dichiariamo esplicitamente l'identità del nostro Direttore... Ma come, si dirà, non pensi ai deboli di cuore tra i fan di FTR? Come faremo a gestire lo shock di questa rivelazione? Altro che Jon + Daenerys! Altro c-che Goten + Trunks! (vado a memoria.)

Basta fare gli stupidi. Ci sono questioni serie da riportare su queste pagine: appena una settimana fa citavo Kingdom Hearts III, ed ora sono state rivelate diverse linee di abbigliamento maschile e femminile ispirate al gioco.
Prosegue così una venerabile tradizione di casa SquareEnix. Bene! Il mondo ha bisogno di più giapponesi vestiti in modi buffi.

Tutto qua. Avevo una mezza idea di esprimere il mio disappunto perché First Man è carino, ma non regge minimamente il confronto con Uomini Veri (1983). Ma non lo farò, per non rischiare di apparire ancora più vecchio di come sono. A una certa età uno ci tiene a queste cose.

“There was a demon that lived in the air. They said whoever challenged him would die. Their controls would freeze up, their planes would buffet wildly, and they would disintegrate. The demon lived at Mach 1 on the meter, seven hundred and fifty miles an hour, where the air could no longer move out of the way. He lived behind a barrier through which they said no man could ever pass. They called it the SOUND BARRIER.” (BOOOOOM!)

Lo-Rez: arte, storia, web design
17 . 11 . 2018

The storyteller

Non volevo tornare su Calenda e i videogiochi, anche se questo è l'unico luogo dove ha effettivamente senso trattare la questione. In realtà l'ultima evoluzione è solo uno spunto che mi ha fatto riflettere, mi ha fatto riflettere abbastanza da consegnarvi un intero editoriale.
Come è stato fatto in passato (molte volte) stavolta si è messa in contrapposizione la passione per la lettura con quella dei videogiochi.
Sul momento, ribattere mi è sembrato facile, perché è un fatto che diverse delle mie letture sono state stimolate dai videogiochi. L'industry dell'età dell'oro, dando la caccia a idee all'interno del fandom, si è spesso dedicata a rivisitare opere letterarie, andando a esplorare mondi che oggi, con una cultura di un certo tipo, mi paiono quasi scontati, ma che allora non lo erano. I videogiochi mi hanno fatto conoscere Discworld, Dune, persino autori come Matheson. Ubik, uno dei libri più importanti di Dick, pur non essendo mai arrivato a essere un film, è arrivato ad avere un suo videogioco dedicato. Insomma, come videogiocatore io non possono negare un certo legame tra le letture della mia gioventù e il mio passatempo. Questo ovviamente, nega fortemente che i videogiochi allontanino dalla lettura, è anzi abbastanza pacifico il contrario.
Prima di espormi con questa tesi, però, mi sono dovuto porre la domanda: è ancora così? I giochi odierni (e parlo ovviamente delle grandi produzioni) attingono ancora alla letteratura, alla letteratura di ogni genere, hanno l'ardire di allargare l'immaginario delle persone?
Anche se la mia conoscenza della scena è ormai superficiale la mia conclusione è che no, quello che si faceva una volta non si fa più con la stessa cura, ma in questo caso non si tratta più di età dell'oro contro età oscura, ma di un discorso più ampio.
Abbiamo assistito, in questi rapidi e tumultuosi anni, all'emerge della cultura popolare, da entità nascosta da sondare con un po' di vergogna a vero e proprio faro dell'intrattenimento. Il considetto mondo dei fandom è risalito dagli abissi trascinato, come abbiamo già detto, dall'invecchiare della generazione di palombari che l'aveva esplorato. Oggi non c'è più bisogno che i libri e le opere meritevoli di questo tipo siano tradotti in videogiochi. L'onore e l'onere della processazione di questo materiale perché diventi di dominio pubblico è demandato alle serie TV. Se ci pensate, quello che una volta era il ruolo degli autori di videogiochi, ovvero attraversare le biblioteche più strane per trarre idee, è oggi appannaggio degli autori delle opere seriali per la televisione. Ci hanno portato American Gods e ci daranno Good Omens (forse l'unico prodotto che aspetto da un bel po'), hanno preso e riprocessato opere come Westworld, sono persino tornati ad attingere a Dick (come fu per Ubik) con l'Uomo nell'Alto Castello. Le serie TV hanno un'audience maggiore perché colpiscono anche la popolazione più passiva, sono un piatto più ricco e transgenerazionale e se ormai certi elementi culturali sono al centro dei flussi dello zeitgeist è giusto che questi siano cavalcati da mezzi tanto nazional-popolari.
Eppure, l'impressione è che comunque ci stiamo perdendo qualcosa. I palombari degli abissi dei richiami hanno esplorato i fondali per anni prima di agganciare i loro palloni a ciò che doveva risalire, ma non hanno scoperto tutto. Altre cose hanno cominciato a nuotare sul fondo, nel frattempo. Tutto ciò farebbe credere che sotto i nomi che oggi riteniamo quasi banali (Dick, Pratchett, Gaiman, per dire quelli citati) debbano essercene degli altri, che nessuno sta portando a galla. In questi casi i videgiochi avrebbero ancora senso, perché nella mia testa è ancora plausibile che un autore di videogame si innamori di un'idea, di una storia, di un personaggio e decida di portarlo alla conoscenza del grande pubblico mediante la sua opera. Forse solo Witcher, sempre nel contesto dei triplaA, ha subito questo processo recentemente, ma si è trattata di una vicenda tragicomica, presto ridotta a una guerra di diritti e che non ha effettivamente rivelato qualcosa di vasto che valeva la pena mordere.
Concludendo: i videogiochi e la lettura sono alleati o antagonisti? Riallacciandomi al primo editoriale che ho fatto sull'argomento la mia risposta è, nuovamente, alleati. Perché le cellule cerebrali che diversi ambiti del videoludo stimolano sono le stesse cellule che vengono stimolate da un certo tipo di letteratura, una letteratura che forse non si potrà considerare alta, ma che rappresenta spesso l'essenza del piacere di leggere, che è alla base di qualsiasi percorso di lettura si voglia intraprendere.

“La ragione del suo potere stava in questo: che, nell'arte d'amare, egli non aveva ripugnanza ad alcuna finzione, ad alcuna falsità, ad alcuna menzogna. Gran parte della sua forza era nell'ipocrisia”

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