Strip
serie
875, 14/07/2018 - 2001: odissea nell'assistenza
875
14 . 07 . 2018

Il Neonato Stellare

Speriamo che il Neonato Stellare e i Monoliti (detto così sembra il nome di un gruppo metal) ci rivolgano uno sguardo benevolo, perché nella strip di oggi abbiamo invocato il famigerato Supporto Tecnico.
Dannato Supporto Tecnico. Ometto meschino che ridacchi protetto dall'anonimato e dalla distanza! Folletto maligno, vermilinguo insolente! Ridi delle disgrazie altrui, schernisci chi ha la morte nel cuore!

Un giorno ti troverò.

Accade infatti che nella storia ormai settordicinale di questo sito, ogni volta che nella strip è comparso l'omino del Supporto Tecnico, di qua dallo schermo nel mondo reale la tecnologia si è ribellata, scatenando devastazione e sciagure su noialtri autori. Su di me, nello specifico. Sin dal 2002.
Capirete quindi con che stato d'animo mi accingo a digitare queste righe. Per ora non è successo nulla, se escludiamo il fatto che una di quelle trappole per zanzare a luce ultravioletta cinesi mi ha quasi ucciso. Oggi il mio telefono sembra più affaticato del solito, non scrolla più con la fluidità di un tempo. Lo schermo della mia macchina non si è acceso quando ho messo in moto... forse era troppo surriscaldata? Hm, cos'è questo aggiornamento? Installiamolo subito...

Nel mondo reale i giorni scorrono dissolvendosi nel languore estivo, e nulla sembra avere più importanza. Sono giunto alla conclusione che il più grave torto della storia commesso nei confronti degli Italiani è: la traduzione di Infinite Jest pubblicata da Einaudi.
Maledetti bastardi.
L'estate continua. Teniamo duro.

“Mi siedono in un ufficio, sono circondato da teste e corpi.”

Lo-Rez: arte, storia, web design
14 . 07 . 2018

Evoluti

Spero non vi sia sfuggito che il mese scorso 2001: Odissea nello spazio è tornato nelle sale. In quest'epoca di remake, reboot, scopiazzature e nostaglie, una delle poche cose buone che ci sono rimaste è il fatto che le major, quando proprio si trovano a fantasia zero, prendono le pellicole e le rimettono nei cinema. Perché potete fare i fighetti quanto volete, con i vostri proiettori, i vostri 4K e i vostri caschi della realtà virtuale, ma il cinema è un luogo, prima che un mezzo di fruizione dei film, e un luogo è qualcosa in cui bisogna andare. Andare al cinema per vedere un qualsiasi film è sempre un'esperienza, un'esperienza sociale e sensoriale. Non credete a tutti i falsi puristi cinefili che vi dicono che non vanno al cinema perché non riescono a seguire le pellicole. Sono persone che hanno una visione arida del mezzo, una visione che necessariamente gli toglie qualcosa. Andate al cinema e vivete il cinema, è una cosa bella da fare. Per vedere il film in religioso silenzio, con la massima concentrazione e attenzione ai dettagli, c'è sempre la seconda visione in DVD. E se credete che un film non abbia bisogno di una seconda visione o a una seconda visione non rischia di essere persino più bello che alla prima, allora non era un film che meritava granché.

2001, però, dicevamo, un film con cui ho un rapporto un po' conflittuale, perché ammetto di non averlo mai visto. Lo so, è sacrilego, soprattutto dopo il pistolotto di qui sopra, venire qua candidamente ad ammettere di aver saltato questo capolavoro, ma in qualche modo sto tutt'oggi aspettando il momento. E magari questo momento è anche prossimo, ma non è ancora giunto. La paura, guardandolo oggi dopo aver attraversato a testa bassa infiniti fandom per anni, è avere una sensazione di già visto, come se il film, alla fine della fiera, fosse filtrato oltre la pellico e penetrato in me in maniera inconscia. E' una cosa che mi è già successa, quindi non è insolita. Purtroppo dobbiamo accettare che vedere un film e riprodurre la sensazione di stupore di quanto è uscito la prima volta o di quando ha iniziato a incidere la sua impronta su un'epoca è impossibile, dobbiamo accettarlo. Dobbiamo essere abbastanza maturi da capire che il cinema non è solo un luogo, come ho scritto sopra, ma è anche un momento, e come tutti i momenti può accadere assieme a noi o essere già accaduto. Non è una tragedia, spesso, aver perso il momento, ma esserne consapevoli aiuta. Aiuta anche a non farsi infinocchiare da pirlate come Stranger Things.

E poi 2001 è oggi di attualità, con tutti questi computer che parlano come noi e cominciano a pensare e hanno la voce solo leggermente più gioviale di HAL (che era uno shift dell'acronimo IBM, sapevatelo). Se Siri oggi volesse uccidervi (e con l'Internet delle cose presto potrà) non sarebbe 10 volte più inquietante se lo facesse col suo tono ammiccante e servizievole, pronto alla battuta? E il timbro dell'eterno giovane di OK Google, mentre vi blocca i freni e manda a schiantare la vostra macchina contro un muro non è esattamente l'ultima cosa che vorreste sentire prima di spirare? Ma questi discorsi di ingegneria e e costume lasciano il tempo che trovano, servono solo a mettere allegria.
Di certo c'è un rapporto tra HAL e il nostro omino dell'Assistenza Tecnica. Entrambi dovrebbero essere al loro posto per risolvere malfunzionamenti, entrambi rispondono alle nostre domande con gentilezza. Entrambi ci odiano. Cosa volete di più dalla vita?

Andiamo da tutt'altra parte. Pochi mesi fa è finito Americans, la serie della FOX sulle spie russe, arrivata tranquillamente alla sua sesta stagione. Può essere che ne abbia parlato, in questi anni, da queste parti. Ho avuto un rapporto conflittuale con questa serie perché sebbene sia piena di cose bellissimo, fatta da Dio e interessante, la sua scrittura, a tratti, ha rallentato terribilmente, rendendomi difficile andare avanti in molti momenti. Eppure devo ammettere che questo finale è stato uno dei finali più intensi che abbia mai affrontato in una serie TV. E' una serie che non aveva misteri misteriosi da rivelare alla fine o colpi di scena da tirare fuori dal cappello. Improntata su un forte realismo e su una drammaticità molto sociale, non ha messo in campo nessun espediente per arrivare a conclusione. Ha solo fatto arrivare la sua trama principale alla sua naturale conclusione, caricandola però di una tale potenza emotiva e, se vogliamo, morale, da colpire lo spettatore molto più di un qualsiasi plot-twist studiato sotto metanfetatime il giorno prima. Dovremmo chiedere più cose scritte così e meno Game of Thrones. Ma si sa che, a sperarlo, sono un'anima bella.

“We had a job to do”

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