Strip
serie
862, 14/04/2018 - Milestone del non ritorno
862
14 . 04 . 2018

Luce

La luce filtra con smodata intensità da ogni minimo spiraglio, causando lacrimazione copiosa e raffreddori di stagione. La luce ci è nemica, è la nostra debolezza elementale, la calamità scesa dal cielo per affliggere i nostri giorni: non meraviglia dunque che un Ingegnere delle Tenebre come Gödel scenda nei sotterranei aziendali ogni volta che può.
Che ironia, dunque, se la nuova meraviglia tecnologica dell'HDR cerca di rendere in maniera accuratissima proprio quella luce che è la nostra nemesi! Eppure God Of War su uno schermo molto grosso, molto HDR, è uno spettacolo che ci riempie di sacro timore, anche se ignoriamo e disprezziamo i prati fioriti e i cieli assolati che si dispiegano appena fuori dalla finestra.
Il gioco di per sé, al di là della tecnica mirabolante, mi sembra sempre la solita zuppa servita oramai ogni sera alla nostra mensa: un pizzico di Open World (?), una spolverata di RPG con i livelli e l'esperienza e tanti numerelli da far salire sempre più, insomma tutti gli ingredienti per accattivarsi il palato delle masse degli acquirenti.
Però apprezzo la scelta di mostrare l'intero gioco in un unico piano sequenza, senza uno stacco per le trenta ore necessarie a finirlo. Lo apprezzo soprattutto perché l'ha già fatto Hideo Kojima in Metal Gear Solid V, e gli era venuto molto bene.

Passando ad altro: il sale sparso dall'ultimo Guerre Stellari non ha ancora smesso di bruciare sulle nostre ferite, ed ecco che Disney torna alla carica con un nuovo film.
Ma siete pazzi? Un film di Guerre Stellari è un cataclisma che richiede una preparazione psicologica molto laboriosa, non è che potete spararceli in faccia a distanza di pochi mesi come fossero dei filmetti di supereroi qualsiasi!
Non sono emotivamente pronto ad accogliere questa nuova “Star Wars Story”, e forse anche per questo le anteprime viste finora mi avevano assai infastidito. Ma l'ultimo trailer di (Han) Solo mi ha donato, come dire, una nuova speranza? Ormai non ci credo più nemmeno io.
La direzione artistica mi sembra degna del nome sacro, soprattutto nei design dei comprimari e di quei banditi impellicciati sul pianeta desertico. E poi si tratta innegabilmente di una storia con un potenziale enorme: non nella trama, che non potrà dire nulla che già non sappiamo, ma nel carisma di Han e soprattutto di Lando, il pappone più figo della galassia.
Ma oramai credere in questi film è diventato un atto di pura fede.

Lo-Rez: arte, storia, web design
14 . 04 . 2018

Tette, muscoli e orrore

Il meccanismo dell'orrore negli anime mutua molto dai meccanismi classici dell'horror occidentale, come spesso accade con tutto il materiale di consumo prodotto in Giappone. In pratica si prendono delle persone e le si mette in una condizione disperata, prese di mira da "qualcosa di mostruoso". Quello che i giapponesi cambiano è il finale di questo tipo di situazioni. Nell'horror occidentale, mediamente, il male rimane superiore ai comuni mortali quindi i protagonisti o ne escono grazie a qualche deus ex machina oppure periscono miseramente. I giapponesi, invece, on top a questa situazione, montano un personaggio positivo che risulta invariabilmente più forte dei demoni così da far culminare il racconto in una battaglia ad armi pari, che naturalmente vede invariabilmente il bene vincere.
Questo è dovuto anche al fatto che gli anime non sono mai veramente degli "horror" secondo le precise specifiche del genere, ma sempre e comunque delle storie di eroi che combattono, anche se in un'ambientazione con taglio differente.

Garo - Vanishing Line rientra perfettamente in questa categoria di storie. Gli Horror infestano la prosperosa città d Russel City, ma fortunatamente di pattuglia c'è Sword, il cavaliere d'oro, che può prenderli letteralmente a sberle oppure, quando la situazione si fa drastica, indossare una sfolgorante armatura e farli a fette con la sua spada gigante. Sword è in cerca di qualcosa che viene genericamente chiamato "El Dorado" e proprio questa parola magica fa incrociare la sua storia con Sophie, la solita ragazzina che ha perso il fratello, la cui scomparsa sembra essere legata alla stessa misteriosa entità.
Garo si dipana sulla corposa lunghezza di 24 episodi. La prima decina rappresentano un blocco più o meno procedurale, utile a scoprire i vari personaggi della vicenda, mentre vengono spappolati un po' di cattivi minori. Dopo questi, fortunatamente, si palesano i cattivi grossi e l'anime si trasforma in una specie di road movie, in cui scopriamo che il bizzarro mondo dell'anime (non esattamente identificabile col nostro) nonostante abbia in Russel City un posto di florida esistenza, presenta in realtà, in gran parte, una desolazione che è quasi post-atomica, con luoghi desolati e completamente privi di speranza. Il tutto, naturalmente random, in salsa sudamericana, come se ci trovassimo in un para-Messico schiacciato sotto il tallone delle plutocrazie occidentali. Infine, completato questo viaggio, l'ovvio showdown nell'El Dorado di cui parlavamo prima.
In generale, ci troviamo davanti a un anime che svolge il compitino. Sword è un buon personaggio, bonaccione e maniaco delle tette, ma sotto sotto eroe genuino con capacità di combattimento da bad-ass, però tutti i suoi comprimare stanno un po' troppo nel loro ruolo, tra Luke il piangina e Gina la vamp, per non parlare dell'ancora più ovvia Sophie, tipica ragazzina che frigna onìccian per tutta la storia. Nonostante l'ambientazione sia piuttosto curiosa, con il contrasto ben marcato tra la città delle luci e dei colori e l'arida sierra povera, il fatto che il contesto non sia molto chiaro, ma semplicemente esposto non è che faccia sì che questo particolare apporti reale vantaggio alla narrazione. Inutile parlare dei cattivi, che a loro volta svolgono il piano secondo un copione ingiallito e spento.
Nonostante questo, bocciare Garo sarebbe una crudeltà, perché dopotutto è piacevole e divertente, ben disegnato, con un tratto iper-realista (molto usato negli horror) e una buona capacità di far risaltare l'armatura del cavaliere d'oro. Ha anche delle opening e closing che, in un'epoca abbastanza di declino, rispettano le genuine direttive del J-Pop e conferiscono un buon mood. La mia idea è che se guardate proprio tanti tanti anime e quindi avete bisogno di divorarne un po' di ogni genere, potete anche decidere di inserirlo nelle vostre code di visione. Se invece volete solo il top, probabilmente potete passare oltre senza troppo rammarico.

Vi sia conferma che Garo, in fin dei conti, è decente, il fatto che uno straccio di receanime completa ce l'ha. Blood Blockade Battlefront invece, nella mia idea, non la merita, sebbene abbia visto tutta la prima serie, per la sua eccessiva mediocrità. Lascio quindi un appunto per citarla, qui in calce, giusto per completezza

“Boobs are much more sacred than you imagine”

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