Strip
serie
809, 25/03/2017 - Lo stagista Vietnamita
809
25 . 03 . 2017

Lo stagista

Con la strip odierna entra in scena lo Stagista Vietnamita, un nuovo personaggio che si aggiunge al cast fisso di FTR.
Il lettore accorto e affezionato (incredibilmente, ne abbiamo!) non sarà rimasto sorpreso più di tanto, perché nel corso degli ultimi mesi abbiamo disseminato indizi sia negli editoriali che nelle stesse strip, dove la sagoma misteriosa si poteva scorgere rintanata tra le ombre oppure nascosta in bella vista, come insegna il nostro modello di vita Solid Snake.
Sulla fenomenologia dello Stagista Coreano nelle sue più disparate manifestazioni non voglio dilungarmi oltre: avremo tutti modo di conoscerlo meglio sulle pagine di questo fumetto, dalla sua viva voce (il giovane muso giallo ha imparato in fretta l'italiano, ed è solo uno dei suoi molteplici talenti). Ricordo solo che uno stagista era già comparso su questo fumetto nel lontano 2008: era Link, alle dipendenze di Cloud, in un ruolo che il saggio TheRabbit definiva “tipo un pet, ma con meno diritti”.
In effetti, è probabile che Link sia tuttora uno stagista, perché dubito che Cloud abbia deciso di promuoverlo... nel qual caso, ecco, lo Stagista Vietnamita sarebbe in realtà il secondo che entra a far parte della nostra serie Jobs. Accidenti, anche FTR ormai è pieno di stagisti che spuntano ovunque! Forse dovrei trovarne uno che disegni le strip al posto mio (e a mio nome, naturalmente): oltretutto sono un fan dell'arte coreana, a partire da Kim Hyung Tae... Ma per il momento sono ancora io a tenere in mano il pennino digitale, e ho avuto perfino la forza di produrre questa illustrazione promozionale che mostra il chara-design del nuovo personaggio.

A proposito di chara-design, in mezzo a tutto il ciarpame di fan-art su Overwatch che inondano i siti del settore, da un po' di tempo è emerso un altro soggetto ben più interessante: 2B, la protagonista di NieR: Automata.
Immagino che il nome sia un velato riferimento alla sua caratteristica di spicco: il suo lato B, per così dire.
Intere gallerie di screenshot sono monopolizzate da questo soggetto artistico, che a quanto pare ispira le folle come non succedeva dai tempi di Lara Croft nei primi Tomb Raider. A dire la verità a me non pare che la direzione artistica di questo titolo sia particolarmente notevole, sebbene i chara-design siano del maestro Akihiko Yoshida (e finalmente ce li fanno vedere). Ma tutto impallidisce di fronte al genio selvaggio e indomabile che anima la sua storia e la sua giocabilità.
E non si direbbe mai, a prima vista: a un'occhiata superficiale parrebbe il solito gioco d'azione open world, generico e tecnicamente arretrato. Niente di più falso! La trama di questo NieR ci sconvolge con una ferocia e una tetraggine indicibili, e presenta più svolte assurde e inaspettate di un Metal Gear Solid (insomma, quasi). E il gioco in sé non ha paura di spaziare nei generi più disparati, dallo scorrimento orizzontale allo sparatutto in stile danmaku, con le astronavine e le grandinate di proiettili.
Proprio una bella sorpresa.

Lo-Rez: arte, storia, web design
25 . 03 . 2017

Frattale di crescita

Un nuovo personaggio! Incredibile! Era veramente tanto tempo che le nostre strip non proponevano qualcuno di nuovo. Beh, immagino capiate anche voi che la routine dell'ufficio ha proprio questa caratteristica, ovvero di divenire uguale a sé stessa col proseguire del tempo, ma una strip dovrebbe dare qualcosina di più. E così. a secoli dall'ultiva molta che vi abbiamo proposto qualcuno, eccoci di fronte allo stagista Vietnamita, che non ha un riferimento nei videogiochi, come avevano invece la maggior parte del nostro cast, ma a suo modo rappresenta un aspetto convoluto del mondo IT in cui viviamo.
Esattamente come accade nelle aziende quando smetti di essere l'ultimo arrivato, lo stagista Vietnamita permette a Neo (e quindi a noi) di prendere coscienza di essere diventati vecchi. Per quanto possiamo sforzarci di continuare a cavalcare l'onda e stare sulla breccia, dobbiamo inevitabilmente prendere atto che il tempo passa e che quindi guardiamo le cose che facciamo con occhio diverso. Fortunatamente, sul fronte videogiochi, abbiamo preso atto di essere anziani diversi anni fa, perché tanto ci eravamo vissuti la crema della storia (si, rosicate pure, ma è così) e quindi potevamo ritirarci soddisfatti. Il ragionamento sul fronte informatico è più intricato.
Quando è nato FTR c'era un'informatica molto diversa e sia io che Lo-Rez ci avventavamo su tecnologie strane qua e là, che venivano raccontate in raffazzonatissimi blog realizzati senza Twitter Bootstrap. Avevamo poche conoscenze perché eravamo giovani e quindi ci potevamo gettare con entusiasmo su qualsiasi conoscenza. Per quello che mi riguarda, quel tempo è passato. Anche oggi continuano a uscire un mucchio di nomi strani e idee nuove, ma io non riesco più a mettermi lì, di fronte al primo tutorial, e a emozionarmi mentre imparo. Ormai sto fare le mie quattro cosette, in una quantità di ambiti abbastanza vasta (troppo vasta, considerando certe cose orribili) e curiosamente non riesco a vedere niente che possa darmi del valore aggiunto. Ci sono sicuramente nuovi approcci, nuove strategie, nuove possibilità, ma non sento il bisogno di esplorarle.
Per esempio, se volete presentarvi ai caffé informatici e farvi offrire da bere in quanto membri della banda, ormai oggi almeno un compilatore di Go dovete avercelo. Ecco, io non ho proprio voglia nemmeno di vedere com'è il Go. Non riesco neanche a capire se effettivamente lo si possa considerare meglio di altre cose. Una volta acquisito che i linguaggi di programmazione hanno tutti la stessa espressività, non riesco proprio a percepire il valore aggiunto del cambiamento.
Per esempio vedo effettivamente del gran futuro per i linguaggi funzionali, sarei sinceramente tentato di imparare l'approccio come si deve, ma lì non si tratta solo di percorrere una nuova reference di sintassi, lì si tratta di fare uno shift concettuale. Forse dovrei trovare il testo corretto su cui impegnarmi, chissà.

E ora, per qualcosa di completamente diverso... avete mai sentito parlare del termine populismo? Si, beh, sono sicuro che fuori di qui sia un argomento di discussione che vi abbia intrattenuto spesso, perché è all'incirca in tutti i media generalisti. Non voglio però che esso trasbordi tra queste mura se non per constatare come effettivamente anche il nostro mondo ne è infetto. Gli episodi che mi lasciano perplesso nel rapporto tra stampa, industry e popolino si moltiplicano in modo sgradevole. Recensori che vengono linciati mediaticamente per non aver dato perfect score a Zelda, insulti personali ai creatori di Mass Effect: Andromeda... questi sono tutti segnali di un giocattolo che si è rotto da tempo, ma sono anche un riflesso di come oggi, purtroppo, la gente approccia i massimi sistemi.
I Social Network hanno tolto delle reali gerarchie nella critica e, così facendo, hanno affidato al popolino un grandissimo potere. Il popolino avrebbe potuto usare questo potere a fin di bene e invece, semplicemente, lo ha usato per sfogare la sua frustrazione e il suo rancore. Non è tanto il tema se certe critiche sono ragionevoli o non sono ragionevoli, il problema è più il fatto che tutte le volte che ci si trova di fronte a un'opinione diversa le persone si sentono il dovere di avviare una Crociata per il Bene Superiore che non ammette che si indietreggi e non ammette sconti. Questo è ridicolo persino quando si parla veramente di porzioni di Bene Superiore, quando cioè si applicano questi principi alla politica e al vivere civile, perché comunque, anche a fronte di istante corrette, fa apparire ottusi e invasati. Figuratevi cosa può significare in un contesto frivolo e inutile come quello dei videogiochi. Dove può esserci un Bene Superiore tanto grande da darci il diritto di andare a d assalire la sfera personale del nostro prossimo?
Ho da sempre, in questa sede, difeso i flame, le risse e le guerre di religione. Perché, negli anni d'oro, queste sono sempre state il sale della terra nelle comunità videoludiche. Quello che è cambiato è che al tempo non lo avevamo il mito del Bene Superiore, non eravamo ammantati di nessun tipo di reale e intima scienza infusa. Giocavamo anche lì, eravamo cosplayer di crociati che si picchiavano con spade di gomma, scendevamo in guerra perché le guerre erano divertenti. Come fanno, da sempre, i bambini.
Comincio a temere che non sia più così.

“Offrirò tra tutte queste a' lettori miei alcune ottave, che mandai al nobilomo Pietro Zaguri, che comincian così: Ho presa dieci volte in man la penna; e forse ancora certi sonetti tronchi, che scrissi contro Chiovini, da me, per somiglianza del volto col deretano, chiamato Chiappino, e che, non essendo drammi, il signor abate Casti medesimo mi fece l'onor di lodare e di paragonarli a quelli della Giuleide, scritta da lui.” - Lorenzo Da Ponte, Memorie

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