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serie
741, 21/11/2015 - Nel cloud
741
21 . 11 . 2015

La Principessa sull'Insetto

Seguiamo anche per questa settimana la nostra Clara, che (forse per la prima volta) si addentra nell'antro oscuro della Sala Server, là dove dimorano i mostruosi Sistemisti. Il loro responso: “è nel Cloud”. La risposta utile a qualunque domanda.

Questo editoriale giunge a voi da tanto tempo fa: è stato scritto infatti prima che partissi per un lungo viaggio. Il viaggio e la sua meta stavolta non vi dovranno interessare... si tratta infatti di luoghi abbastanza trascurati dai videogiochi, ma in compenso sono apparsi in almeno un Indiana Jones.

Non mi sono fatto trovare senza argomenti, però: devo celebrare la pubblicazione su Steam dell'ennesimo capolavoro del passato, Mushihimesama...!
Finalmente, dopo tante suppliche, anche la Cave, gloriosa casa di sparacchini con le astronavine, ha iniziato a riproporre i suoi classici su PC. Come spesso accade, la conversione è tecnicamente imperfetta, anzi fa proprio schifo. Ma pazienza, è il pensiero che conta.
Mi rendo conto che a dire queste cose sembriamo ancora più vecchi, ma FTR parlava di Mushihimesama quando ancora doveva uscire, ed oggi è considerato un grande classico del passato. Il gioco, non FTR.
Peraltro, in questa edizione Cave ha voluto mantenere la schermata iniziale di avviso con tutti i buffi errori grammaticali, tra cui il famosissimo “To the Full Extent of the Jam” di cui parlavo anche in un altro mio editoriale. Grazie per tutta la nostalgia.

“Regalami il cuscino sopra il quale sogni / E mandami anche un paio dei tuoi strani disegni”

Lo-Rez: arte, storia, web design
21 . 11 . 2015

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Persino io, dal mio vault, mi sono facilmente accorto che il gioco che domina lo spirito del tempo in questi giorni è indubbiamente Fallout4. Potrei anche non parlarne, visto che non ci ho esattamente giocato, ma questo, in fondo, è un sito di videogiochi e ogni tanto ce ne ricordiamo pure.

C'era grande attesa intorno a questo capitolo. In realtà non è che l'episodio precedente della serie sia uscito nel lontano passato, ma è ben vero che ormai ci stiamo aiatuando a seguiti che vengono fuori sei mesi dopo il capitolo originale, quindi anche un paio d'anni alle generazioni attuali possono sembrare un abisso.

Perché la gente ama tanto la serie Fallout? Beh, se devo rifarmi alle mie esperienze personali, che risalgono comunque al capitolo secondo, Fallout funziona perché, pur innestandosi in maniera abbastanza manieristica nel post-atomico, è riuscito comunque a costruire un mito tutto suo, basato su simboli molto riconoscibili, come il pip-boy e la tutina da sopravvissuto, e anche con l'aiuto di una carica di humor nero sparsa abbondantemente per l'universo di gioco. E' anche un gioco che ha una vocazione open da molto prima che l'open diventasse cool. Ricordo perfettamente come già ai tempi dell'isometrica potevi addirittura prendere in autonomia scelte sul destino di intere zone di gioco come ricordo benissimo che io, con la mia mania di cliccare a caso, ero riuscito a fondere una centrale nucleare e contaminare una vasta area di gioco in cui tutti avevano cominciato bellamente a odiarmi.

E' ben probabile che dai tempi delle due dimensioni il gameplay si sia evoluto un bel po' e quindi di questo non ho grandi possibilità di parlare, eppure ricordo ancora con nostalgia il sistema di combattimento a turni dei vecchi capitoli, perché per quanto molto legato alla componente RPG del gioco, era anche estremamente strategico, avvicinandosi quasi all'adorato UFO e al suo centellinare punti azione.

Trovo abbastanza inquietante che oggi puoi trovare nuove generazioni che sgranano tanto d'occhi quando gli parli di giochi a turni. I turni non erano una limitazione dovuta all'hardware a disposizione nelle epoche lontane, erano una precisa scelta di gameplay che andava verso un sistema di gioco che aveva ascendenze decisamente nobili. Forse però un discorso del genere meriterebbe sul serio un intero editoriale.

Ok, piccolo branco di sopravvissuti, il vostro Cymon vi saluta e vi aspetta alla prossima. Chissà che per allora non abbia giocato a qualcosa o visto qualcosa di interessante. Chissà che quel qualcosa, poi, non appartenga per puro caso al secolo in corso.

“Well, how could you have waited so long / It must have been a bitch while I was gone / All this time you put up a fear / For a hundred thousand years”

Cymon: testi, storia, site admin