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serie
739, 07/11/2015 - Privacy del bagno
739
07 . 11 . 2015

Adolescent Record

Nelle tribù degli Ingegneri (delle Tenebre) i soggetti femmina sono piuttosto rari, è naturale che abbiano qualche difficoltà di integrazione... oppure chissà, forse Gödel e compagni sono semplicemente guardoni pervertiti, cresciuti alla scuola di tanti cartoni giapponesi in cui lo scopo della vita del protagonista è intrufolarsi nel bagno femminile.

In un modo o nell'altro, fanno tenerezza.

Gli editoriali a tema cinematografico si sono fatti più frequenti da un po' di tempo a questa parte: cercherò di tenerli a bada almeno per oggi. Perché bisogna tornare a parlare di videogiochi.
Un paio di settimane fa ho fatto una carrellata dei titoli più assurdi che l'industria videoludica (specie giapponese) ci ha proposto negli ultimi tempi. Oggi devo concludere con il campione incontrastato della categoria, un gioco anch'esso giappo (manco a dirlo) il cui titolo tradotto fa più o meno così:

“Summer-Colored High School ★ Adolescent Record - Un'estate in una scuola su un'isola dove il primo giorno in cui mi sono trasferito ho meditato sull'aver incontrato un amico d'infanzia ed essere stato obbligato a unirmi al club di giornalismo, dove sono diventato popolare tra le ragazze facendo grandi scoop da paparazzo, anche se stranamente la mia macchina fotografica è piena di foto di mutandine, e dove ho iniziato una dolce storia d'amore”.

Direi che è superfluo riportare qui la trama del gioco.
Ci sarebbero forse notizie succose da commentare, come l'uscita puntuale di Assassin's Creed 2015... ma no, voglio darvi ancora un altro titolo bizzarro: chissenefrega dei giochi popolari, di quelli ne parlano tutti dappertutto.
Dragon Fin Soup. Questo stranamente è un gioco occidentale, anche se lo stile si ispira agli RPG nipponici. La protagonista è Cappuccetto Rosso, ma alcolizzata.

Ora sapete da cosa vestirvi per il Lucca Comics il prossimo anno.

Lo-Rez: arte, storia, web design
07 . 11 . 2015

Grow

Tornano le storie d'ufficio più o meno vere di FTR

C'è un vecchio editoriale su Wixoss, che timidamente faceva finta di non essere una recensione, ma provava a essere qualcos'altro. Il motivo della sua reticenza era data dal fatto che, ai tempi, avevo visto solo la prima stagione del cartone, ovvero proprio proprio metà storia secca e molte cose non mi erano chiare.
Sinceramente, non ero molto propenso a recuperare la seconda parte della serie, ma a un certo punto mi sono trovato senza idee interessanti da esplorare nel mondo anime e ho pensato che non fosse così sbagliato vedere come andava a chiudersi la storia della piccola Ru e del suo gioco di carte collezionabili pieno di ragazzine tristi.

Cosa vogliamo dire della trama? Riassumendola in generale, per il Giappone vaga un gioco di carte collezionabili maledetto. Promette di realizzare i desideri delle ragazzine, ma nel caso vengano sconfitte le punisce terribilmente e nel caso vincano, invece, gli fa altre sporcacciate. La protagonista è la solita ragazzina tenerosa che vuole il bene del mondo e che cerca di rompere questa catena iniqua di sofferenza.
Il gioco si basa, in particolare, su una carta-avatar chiamata LRIG che è un personaggio a sé in quanto parla e ha dei sentimenti propri. Col proseguo della storia si scopre che le LRIG sono, in realtà, giocatrici di Wixoss che hanno vinto e che quindi si sono ritrovate intrappolate nel gioco mentre la loro LRIG usciva nel mondo reale a prendere possesso del loro corpo.

Questa caratteristiche delle regole magiche del Wixoss fa si che gli autori, nello scarto tra la prima e la seconda serie, operino un clamoroso mischione tra personaggi che erano LRIG e smettono di essere LRIG, personaggi che finiscono con l'essere LRIG, personaggi un po' più LRIG che rimangono LRIG ma vorrebbero uscire. Il risultato è la creazione di una pletora di personaggi ragazzine che, nella maggior parte, sono solo di passaggio, mentre, in altri casi, ci vengono riproposti in salse diverse.

Il motivo per cui c'è questo ciuffo di adolescenti così folto è evidentemente dato dall'intento comunicativo che è nella testa dei creatori di Wixoss, ovvero esplorare i vari aspetti della difficile età della crescita, in bilico tra solitudine, amicizia, frustrazione e desideri irrealizzabili. Se anche questo è un intento nobile (realizzato altrove in modo meno goffo) quello che però il pubblico vorrebbe sapere è perché esiste il Wixoss, perché il grattacielo davanti a casa di Ru è così inquietante e perché la sua LRIG tenerosa è tanto petulante. Rispetto questi misteri, la prima serie di Wixoss faceva promesse terribilmente cupe, nel solco della consueta Madoka, danto una bella sensazione di apocalisse incombente che teneva un po' in piedi l'interesse. Tutte questeo promesse, però, vengono disattese nella spiegazione dei vari misteri, che finiscono con... l'accartocciarsi sulla difficile età dell'adolescenza e sul dramma personale di una particolare ragazzina, Mayu, che secondo le logiche un po' così dei giapponesi, poiché soffre tantissimo, un bel dì le vengono i poteri di fare cose buffe (no, non avrete spiegazione migliore di così).

Concludendo Wixoss è deludente. Sul gioco di carte collezionabili non saprete niente perché tutta la parte dei combattimenti è a dir poco naif, la storia vi apparirà, con l'andare avanti, sempre più involuta e stanca e anche quando arriverete al finale, anche se potrete magari essere toccati nei sentimenti, comunque non credere sinceramente utile aver buttato la vostra vita nei suoi ventisei episodi.

“Come on, Come on, Come on / Get through it / Come on, Come on, Come on / Love's the greatest thing”

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