Strip
serie
723, 04/07/2015 - Polvere
723
04 . 07 . 2015

Il viaggio continua

Dopo aver cantato un appassionato peana a Metal Gear Solid V, settimana scorsa, ecco che la strip odierna ripropone il suo protagonista, “Serpente Solido”. Lo abbiamo ripescato dal limbo in cui era finito da oltre un annetto, quando a sorpresa (?!) è stato ingaggiato anche lui nella nostra serie Jobs, come tutto il resto del nostro cast.

Oggi proseguirà il mio entusiasmo a scoppio ritardato per i titoli presentati all'E3 2015. Tutto mi sarei aspettato tranne l'annuncio di Shenmue 3, che sarà finanziato dal popolo come va di moda ora.
L'aspetto follemente sovrannaturale di questa vicenda è che, all'incirca mentre veniva presentato questo Shenmue 3, io mi trovavo a ricordare su queste stesse pagine il compianto Shenmue 2, come quella serie di culto si fosse interrotta sul più bello, e invocavo una petizione per riprenderla.

Oh, cieli, se sono stato accontentato!

E dunque il viaggio di Ryo Hazuki proseguirà: la sua storia non rimarrà persa per sempre nell'indeterminatezza di uno sperduto villaggio cinese, dopo aver attraversato Yokosuka e Hong Kong.
Solo il futuro ci dirà se è stato un bene. Come tutti coloro che hanno giocato questo classico sull'originale Sega Dreamcast, ho memorie contrastanti: da un lato si trattava di un titolo assurdamente insulso e noioso, dall'altro però la sua ambizione visionaria ha lasciato un segno indimenticabile nel nostro animo e in tutta l'industria.

Lo-Rez: arte, storia, web design
04 . 07 . 2015

Pixel a pixel

Fa sempre piacere avere un sito in cui il tempo può darti ragione, dove cioé ipotesi espresse molto tempo fa adesso trovano inaspettate conferme. FTR permette questo perché ormai la sua esistenza è vicina ai quindici anni, senza una tale perseveranza è difficile vedere tanta fortuna. Lo spirito del tempo è convulso errativo, ma a volte smisuratamente paziente.

Quando in FTR si è parlato negli anni passati di pixel art si è sempre fatto riferimento a prodotti storici di altissima qualità che avevano di necessità virtù. Giochi creati per computer con schede VGA a 256 e risoluzioni 800x600, giochi con motori bidimensionali e decisamente poco spazio a disposizione per essere distribuiti.
Eppure, sebbene la pixel art fosse, in quell'epoca, un limite tecnico, noi ne abbia sempre sostenuto il valore artistico. Si, la pixel art è bella, è bello il modo in cui i suoi artisti si sono dovuti ingegnare per ottenere quello che volevano, è bella nei suoi colori vivi, è bella perché lo stacco con la realtà che introduce aveva a sua volta una valenza narrativa, sospendendo le storie in un universo a sé, un po' come fa il fumetto quando si tiene lontano dal realismo.

L'arte, però, per essere tale, deve svincolarsi dal contesto della sua epoca e soprattutto dalle sue limitazioni tecnologiche. Quello che serve è qualcuno che faccia pixel art anche quando tecnologicamente potrebbe realizzare qualcosa a dettaglio ben più alto.
Bene, i giochi indie dell'epoca attuale, declinati in infiniti esempi che ora non mi va di citare, tutti usciti non più tardi di sei mesi fa, sono esattamente la risposta a ciò. Sono opere moderne, vicine a noi, pronte a girare su computer enormi, eppore hanno scelto scentemente di tornare alla pixel art, rappresentare il loro mondo attraverso immagini scalettate, costringendo il giocatore a arditi voli di fantasia.
Qualche limite tecnico, in realtà possiamo rilevarlo: i giochi così realizzati che finiscono sulla piattaforma reietta, ovvero i telefonini, possono farlo senza stressare un hardware che comunque ha dei vincoli stringenti. Giochi in pixel art sulle console o sui PC comunque presuppongono che si abbia a disposizione un artista per la pixel art, che per quanto possa essere geniale ha costi diversi da quelli di una legione di modellizzatori 3D o creatori di immagini ad alta risoluzione.
I giochi in pixel-art, però, arrivano comunque all'impatto col mercato e qui, molto spesso, rimangono in piedi, scavandosi una nicchia di profitto. In questo senso la tecnologia impiegata dimostra realmente di essere sufficiente per andare incontro ai gusti del pubblico.

In conclusione la pixel art è arte, ciberneticamente parlando. E credo che la letteratura a riguardo sia ancora poca. Eppure potreste guadagnarci molto a studiarla un pochino, soprattutto se vi è rimasta la voglia di programmare videogiochi.

“And I said darling, tell me your name, she told me her name / She whispered to me, she told me her name / And her name is, and her name is, and her name is, and her name is G-L-O-R-I-A / G-L-O-R-I-A Gloria G-L-O-R-I-A Gloria / G-L-O-R-I-A Gloria G-L-O-R-I-A Gloria”

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