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682, 20/09/2014 - Al bagno
682
20 . 09 . 2014

Tokyo Game Show

C'è un'isola incantata in mezzo al mare, su cui una volta l'anno, attorno all'equinozio d'autunno, le divinità celesti scendono per camminare tra i mortali. Grandi sono i prodigi che si compiono in quei giorni.

Nel momento in cui queste righe vengono pubblicate, se tutto procede secondo i piani, io sarò lontano da casa ma piuttosto vicino ai suddetti prodigi, e alle divinità celesti.
La mia missione: cercare di penetrare nel segreto che avvolge Final Fantasy XV (e magari nel Closed Mega Theater). Se non ci riuscirò, o se non vi sarà alcuna presentazione, segreta o meno, il mio obiettivo diventerà: andare a prendere Tetsuya Nomura e schiaffeggiarlo con affetto finché non mi rivelerà qualcosa sul titolo che tutti noi fanatici attendiamo ormai da quando eravamo bambini.
Gli obiettivi secondari della mia missione in territorio nipponico sono molteplici, e non conviene darsi la pena di elencarli tutti qui. Per quello c'è la guida strategica completa, che uscirà prossimamente.

Nel momento in cui qualcuno leggerà queste righe (e intendo te), invece, il Tokyo Game Show 2014 avrà probabilmente già svelato al mondo tutti i suoi segreti, il che naturalmente rende assai spinosa la faccenda di scrivere questo editoriale.
Ci troviamo nella situazione bizzarra in cui tu, adagiato sul divano come una balenottera spiaggiata, conosci già tutto quel che ti interessa sapere sul Tokyo Game Show grazie ai mezzi di comunicazione istantanei... mentre io, che ho scelto un pellegrinaggio deliziosamente anacronistico, compiendo un certo sforzo per recarmi laggiù di persona, devo scrivere qui con molto anticipo.
Sì, ho sentito parlare dei social network e so che potrei perfino pubblicare qualcosa su questa stessa pagina dalla lontana terra di Nippon, in tempo reale, compiendo un miracolo di cui non si meravigliano nemmeno i nostri nonni.
Non lo farò. Queste pagine non sono per le notizie, questo non è un blog. Prima ci penserò un po', poi forse scriverò qualcosa. Dopotutto, dal mio punto di vista devo ancora arrivarci, su quella dannata isola.

Per distrarvi fino alla prossima settimana, ed evitare che l'attesa vi uccida, potete intrattenervi con questo simpatico documentario sulla musica dei videogiochi giapponesi a 8-bit, che è pieno da far schifo di roba nipponica.

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20 . 09 . 2014

...il gruppo di ninja

Sarebbe probabilmente interessante tediarvi con una lunga disanima sul fenomeno delle Tartarughe Ninja attraverso i decenni, ma persino io comprendo che questo potrebbe tagliarvi le gambe e impedirvi di arrivare a leggere le mie impressioni sul film. Ho deciso quindi di saltare l'argomento pié pari, riservandomelo, magari, per un'altra volta.

Non parte benissimo, il nuovo film delle Tartarughe Ninja, cattive sensazioni da pellicolaccia di supereroi. C'è il prologo a disegni per tenere la durata sotto le due ore, c'è lo scienziato che sembra buono, ma sappiamo tutti che è cattivissimo, c'è la piccola eroina che continua a inciampare nei cattivi con chirurgica casualità. Di certo non aiuta a migliorare la situazione la prima battaglia al molo, uno scimmiottamento di Batman e, in generale, il tono leggero con cui sono costruite le scene.
A un certo punto, però, bisogna venire a patti con una grande verità: Tartarughe Ninja è un film per bambini, bambini veri.
Transformers è la saga dell'immaturità, ma è rivolto a uomini immaturi. Il target è costituito da grossi omoni che hanno ancora dei giocattoli sugli scaffali di casa. Questo permette infinite concessioni, come la ciclopica lunghezza delle pellicole, per dirne una. Tartarughe Ninja ha in mente il mercato dei bambini di fatto, quelli bassini, con le vocette e senza un reddito proprio. Accettare questo porta a guardare il film con una prospettiva diversa e questo gli giova tantissimo, fa passare in secondo piano certe cose e ne mette in risalto altre. Come film per bambini Tartarughe Ninja si presenta come film di qualità, soprattutto da quando appaiono loro.
Soprassedendo da signori sulla "polemica del naso" il lavoro fatto nel disegnare le quattro tartarughe è stato evidentemente enorme. Innanzitutto viene messo in primo piano il fatto che sono adolescenti, un aspetto che nel cartone originale andava un po' perduto. Non si tratta solo di essere degli sbruffoni immaturi, queste Tartarughe Ninja incarnano l'età dell'adolescenza sotto tutti i punti di vista, compresi i problemi che comporta, le insicurezze, le paure.
Poi ci si è impegnati a evidenziare le differenze tra loro, costruendo così quattro personaggi che, anche estrapolati dal gruppo, si reggono sulle loro gambe. A giovare di più di questo trattamento è sicuramente Raffaello, l'eroe scontroso e colossale, contrapposto al più solare leader Leonardo. Michelangelo e Donatello, invece, vedono esaltate le loro caratteristiche di spalle più o meno comiche che già ostentavano nell'incarnazione originale.
Ultimo polo di questo sistema Shredder, costruito abilmente per sottrazione, personaggio cinematograficamente difficilissimo, che però riesce a tenere la scena pur con addosso un'armatura cibernetica così così. E' il cattivo e riescea a sostenere il suo ruolo senza cadere mai nel ridicolo, evitando accuratamente i momenti di ironia della pellicola.
Debolino, infine, Splinter, la cui biografia, rispetto all'originale, è violentata e svilita. Avremmo voluto il nostro maestro ninja nascosto nelle fogne, antico rivale di Shredder stesso, impregnato di cultura orientale. Ci hanno dato un topo di laboratorio che trova un manuale da edicola per terra e raggiunge l'illuminazione.
I personaggi reggono il film, che di certo non può affidarsi alla consueta trama zoppicante e fragilina. L'ironia li aiuta concedendogli molte scene leggere, ben incastonate nell'impianto generale, scene che culminano nel capolavoro della scena dell'ascensore. Registicamente è evidente che il comando lo ha sempre avuto Liebesman, che ha affrontato il compito con una professionalità pulita, ma un po' timida, sebbene è Bay, padrino spirituale del progetto, ha probabilmente impugnato le redini per tutta la lunga sequenza del camion (che, non a caso, è una delle poche cose che esplodono del film). Ninja Turtles è un ottimo film per bambini. Se avete già raggiunto l'età della ragione probabilmente non diverrà il vostro film preferito, probabilmente lo dimenticherete, ma se avrete la possibilità di portarvi un pargolo forse gli darete qualcosa che gli illuminerà gli occhi a lungo.
E ovviamente il merchandising vi sbranerà.

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