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647, 04/01/2014 - Aprire google
647
04 . 01 . 2014

Est

Mai dirigersi a est, ce lo raccontano sin dalla nascita.

Ma noi, come altri giovani hobbit avventurosi, non abbiamo voluto seguire quel consiglio: quel che volevamo invece era lanciarci quanto più a Est possibile, sul finire dell'anno, per anticipare di un'ora o un minuto l'arrivo dell'anno nuovo... Tanta è l'impazienza che avevamo di cominciare il 2014, così carico di nuove speranze.
Non so se incontreremo un Drago a sbarrarci la strada prima che possiamo metter le grinfie sul Tesssoro, ma anche questo fa parte della vita e ci siamo preparati. E allora fatti sotto 2014, tiraci contro tutto quello che hai.

Potremmo avere anche altri motivi per dirigerci a est, noialtri che coltiviamo certi gusti in fatto di videogiochi. Ad esempio potremmo andare in cerca del Gioco dell'Anno, che è inevitabilmente giapponese, talmente giapponese che la parola compare anche nel suo genere: il Gioco di Ruolo Giapponese. Bravely Default.
Chi segue queste pagine non poteva avere dubbi, Bravely Default è il gioco che mi ha emozionato di più nel 2013. Tutto il resto svanisce nella nebbia indistinta dei secondi posti. Se però voglio seguire la tradizione, e diciamo pure che lo voglio, oggi dovrò nominare qualche altro titolo per tirare un bilancio dell'annata videoludica, come facciamo su questo sito da 12 anni.
Dunque se mi soffermo a ricordare mi viene in mente Dragon's Crown, esponente di un genere ormai quasi estinto: il gioco di combattimento a scorrimento con grafica in 2D. Fondali e personaggi disegnati e animati a mano con tanto amore. Poi ci sarebbe King Of Fighters XIII, che è uscito per PC quest'anno, ma la versione originale risale a 3 o 4 anni fa... però lo adoro al punto da barare pur di inserirlo anche in questa classifica. A suo tempo ne ho parlato qui.
Gli ultimi giorni del 2013 hanno visto venire al mondo un altro titolo degno di entrare in classifica: la riedizione di Final Fantasy X e X-2. Per ora è uscito solo nell'estremo oriente, ma nel 2014 troverà la strada per giungere fino a noi. Ho un legame speciale con Final Fantasy X che lo distingue perfino tra gli altri Final Fantasy, una serie da sempre che mi ossessiona fino alla malattia. È uscito nel 2001, ma sono tuttora convinto che le prime 3 ore di gioco di FF X siano tra le esperienze più commoventi che l'industria videoludica ha saputo offrire al mondo.

Quindi, ricapitolando, i titoli migliori dell'anno per mio conto sono stati: un giochetto piccino dichiaratamente nostalgico e retrò; un altro gioco dichiaratamente nostalgico e retrò; la conversione di un gioco del 2010; la riedizione di un gioco del 2001.
Vedete bene che razza di videogiocatore sono diventato, e come mai le testate giornalistiche non mi vogliono nella giuria delle loro classifiche dei Giochi dell'Anno.

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04 . 01 . 2014

Remember the 14

Le prime settimane dell'anno sono quelle in cui finisci sistematicamente per sbagliare a scrivere l'anno, quando devi, e per la pubblicazione FTR devi scriverne un mucchio. Lo so, lo so, potrebbe essere tutto automatizzato, ma non lo è. C'è una grossa porzione del lavoro di pubblicazione che è ridotto a mero scambio di informazioni tra macchine, ma non tutto. E quello che non lo è non lo sarà mai. Perché ormai credo sia legittimo dire che sono abituato bene così.

Oggi partiamo segnalando uno di quei progetti che trovo sfiziosi proprio io, per come sono fatto: The internet Archive ha aperto nelle ultime settimane una sezione destinata ai videogiochi. Per intenderci, The Internet Archive già prima era una fonte estremamente preziosa, perché nei suoi meandri conserva un numero spropositato di film vetusti tra cui dozzine di perle supertrash. Per esempio è il posto giusto se volete finalmente recuperare le opere di Ed Wood come Plan 9 from Outer Space.
Attenzione, il termine supertrash è stato usato oculatamente, la maggior parte del materiale contenuto è ormai ben al di là della soglia del guardabile, ma per una serata di feticistica cinematografia assurda potreste anche trovare delle chicche.
Il progetto relativo ai videogiochi ha un valore strettamente culturale e, come tale, pone certi limiti alla sua fruizione. In internet, lo sappiamo bene, esistono dozzine di archivi di abandonware dove recuperare oggetti di tutte le epoche che, se anche sono pure proprietà di qualcuno, di certo a quel qualcuno non interessano poi granché. Questi siti permettono il download di pacchetti che ricordano le confezioni di quel dì: iso di CD, zippi di dischetti, ma, assieme portano anche i necessari crack per... ehm... liberare i prodotti.
Il progetto dell'Internet Archive, in questo senso, agisce in modo più soft: sostanzialmente cerca di accumulare tutte le demo che giravano contestualmente ai prodotti finiti, così da cristallizzare un assaggio, per ognuna delle opere archiviate.
Quella delle demo, val la pena ricordarlo, è stata un'epoca gloriosa. Nei tempi in cui non eravamo benedetti dalla larga banda, le riviste di videogiochi ci somministravano, assieme al cartaceo, anche dei supporti ottici contenenti appunto decine di demo per provare i vari videogiochi del momento. Questo macchinoso meccanismo che permetteva a noi, povere creature della provincia, frammenti del software creato dai grandi nomi, faceva sì che le demo non fossero delle robette buttate lì, ma dei veri e propri prodotti editoriali, studiati dalle major con una certa strategia e rilasciati con perizia. Una demo poteva rappresentare l'unica idea che ti saresti fatto sul gioco per mesi. Una demo molto ricca o articolata poteva rappresentare un divertimento di per sé. Non erano cose da sottovalutare.
Oggi, con la benedizione di larga banda e con l'idea che siamo connessi ventiquattr'ore su ventiquattro alla mammella ubertosa dell'informazione e che quindi possiamo ricevere, in maniera silente, qualsiasi minima variazione al software che usiamo, si è perso persino il concetto di release gold, per cui un gioco viene messo in vendita quando è perfetto (?) consolidato (?) e privo di bug (???). Figurarsi cosa potrebbe significare gestire delle demo.
Quindi, conigli miei, il progetto dell'Internet Archive non è il nuovo nido dove potete andare a rinchiudervi piangendo di nostalgia mentre muovete sparuti pixel, vi ho avvertiti, però è un'opera nobile da un punto di vista filologico e ci si sta muovendo con intelligenza nel realizzarla. E poi sapete che qualsiasi attività mi permetta di usare il termine "filologico" è ben accetta.

Che ci crediate o no in queste ferie ho speso moltissimo tempo a guardare serie TV, spupazzare anime e giocare videogiochi. Un anime lo avrei anche completato e sarebbe lì lì pronto per la recensione, ma credo che non la meriterà, per quanto mediocre sia apparso. Un altro sta invece incontrando molto il mio gusto e quindi credo che finirò col parlarne bene. Per quello che riguarda il 3DS invece sto sfondando facile le venti ore di Fire Emblem e, intanto, nel tempo libero, non perdo occasione di provare un pochino Tekken. E' un peccato che nessuno abbia veramente deciso di pubblicare un picchiaduro come si rispetti su 3DS, ma che tutti abbiano deciso di mettere insieme qualcosa giusto per sfruttare il lancio della macchina. Devo dire che, a conti fatti, sia Dead or Alive, Street Fighter IV Turbo e Tekken sono tre prodotti molto belli, sotto tantissimi aspetti, ma lasciano sempre l'amaro in bocca di farti pensare che "da qualche altra parte" c'è il gioco vero, che non è decisamente quello che hai in mano.

Non ci lanceremo però in nuove maratone filosofiche, per oggi. Per oggi l'editoriale chiude qua. Avremo a rivederci quando, ahimé, saremo persin tornati a lavorare.

“You'll never know how I watched you / From the shadows as a child / You'll never know how it feels / To be the one who's left behind / You'll never know the days, the nights, / The tears, the tears I've cried / But now my time has come / And time, time is not on your side”

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