Strip
serie
420, 11/07/2009 - O'Reilly
420
11 . 07 . 2009

Hoshizora no Mamoribito

Se cercate le vacanze dovete tornare indietro di una settimana. Oggi il clima della strip è tutt'altro che vacanziero: c'è Neo chino nella penombra dell'open space (scusa, Cymon, se prendo in prestito la tua parola preferita), a sgobbare per fare l'inventario.
Fare l'inventario è una di quelle mansioni che distinguono le persone che Fanno Carriera dagli Sfigati Perdenti... e mi sembra chiaro a quale categoria appartiene il nostro protagonista. Eppure non è un semplice inventario: maneggiare i Sacri Tomi che custodiscono tutta la sapienza dell'Ingegneria è un grandissimo onore! E poi i libri della O'Reilly ispirano tanta simpatia, con i loro animali strani in copertina, e nel bene e soprattutto nel male hanno fatto la storia della scienza informatica (ha ha ha!).

Questa settimana sarà finalmente dedicata al videoludo, perché è uscito nell'isola di Nippon Dragon Quest IX. Ora, un titolo come questo si porta dietro talmente tanta storia, e non parlo solo di storia videoludica ma della storia popolare del Giappone intero, che se dovessi parlarne ad un rozzo ignorante non saprei da dove cominciare.
Ma voi non siete rozzi ignoranti, cari lettori. Se lo siete scappate via da qui finché siete in tempo. Comunque, di Dragon Quest ho parlato qui, quando raccontavo la mia esperienza con DQ6. A Dragon Quest e a quello che ha significato per il Giappone nell'epoca d'oro degli anni '90, abbiamo dedicato anche una miniserie di GTR.
Per farla breve, diciamo che ogni volta che è uscito un nuovo gioco della serie ci sono state scene di guerriglia urbana davanti ai negozi. Dragon Quest IX esce oggi per Nintendo DS, una console posseduta da ogni uomo, donna, bambino e animale domestico giapponese: le condizioni per un nuovo fenomeno di massa ci sono.
Purtroppo la gloria di un tempo ormai è sbiadita, ma 2 milioni di copie prenotate sono comunque una cifra rispettabile. È una cifra che mi riempie di gioia, perché si tratta di un gioco vecchio stile, come li facevano una volta: un RPG immenso e senza fronzoli, fatto per ragazzini con tanto tempo libero e per adulti maniaci.
Tra le curiosità: pare che alcuni negozi abbiano anticipato l'uscita del gioco, chiedendo però ai clienti per piacere di non aprire la scatola fino alla data ufficiale di uscita. Sempre qualche giorno fa, invece, è apparso sui soliti canali di distribuzione parallela una fantomatica ROM che prometteva di essere una versione di anteprima del gioco... inutile dire che si trattava di un fake, una cartuccia strapiena di pornografia hentai. Immaginate l'amara sorpresa.

Un tempo Dragon Quest era l'acerrimo rivale di Final Fantasy, ma oggi entrambi i giochi sono di proprietà di Square Enix, per cui la rivalità è rimasta solo tra i fan. Eppure mi sembra troppo bello che proprio quando esce Dragon Quest venga annunciato un nuovo Final Fantasy sempre per Nintendo DS. Ma di questo si parlerà un'altra volta.

Lo-Rez: arte, storia, web design
11 . 07 . 2009

Noblesse Oblige

Settimana scorsa Lo_Rez ha voluto parlarvi di Higashi no Eden e questa volta tocca a me.
Se volessimo essere molto, molto, ma molto superficiali potremmo credere che gli autori di Eden of the East abbiano una preoccupante ossessione per il pisello, ma probabilmente questo allontanerebbe una parte del pubblico dalla visione di questo anime che invece merita molto, per cui taceremo questo dettaglio. Non lo hanno fatto, in verità, i vari siti del settore, che, parlando del primo episodio, si sono tutti soffermati sulla preoccupante tendenza del protagonista a girare senza nulla addosso e mostrare il suo jhonny un po' in giro, ottenendo, oltretutto, notevoli risultati.
Parlando di cose serie, invece, EotE è la vicenda di un ragazzo, Takizawa Akira, che incontra una ragazza a Washington, davanti alla casa bianca. Lei è nel pieno della sua vacanza post-laurea ed è piena di dubbi, lui è vestito solo di una pistola e un cellulare ed è preda di una profonda amnesia. Nonostante questo incontro decisamente sui generis tra il ragazzo e la ragazza nascerà un certo feeling tanto che torneranno in Giappone assieme e lei sarà al fianco di lui mentre lui cercherà di ricostruire il suo passato. Passato scomparso, certo, ma che sembra ruotare intorno a una sorta di "gioco" a cui Takizawa sta giocando assieme a altri 11 sconosciuti: salvare il Giappone dal collasso avendo a disposizione 10 miliardi di yen e una "segretaria" al telefono capace di esaudire qualsiasi desiderio.
Tra Washington, amnesie e personaggi conosciuti solo tramite numeri, Eden of the East mi ha fatto venire in mente subito due altre opere, occidentalissime: la saga di Bourne (scritta da Ludlum e portata al cinema da uno stranamente decente Matt Damon) e XIII, fumetto francese di Jean Van Hamme e William Vance che non è esattamente TinTin, ma che potreste conoscere anche in virtù del gioco che ne hanno tratto. In entrambi queste storie il protagonista ha perso la memoria, scopre di essere piuttosto pericoloso ed è incastonato in un complotto decisamente più grande di lui, tutte caratteristiche che sono in comune con Takizawa, caratteristiche che combaciano al punto da far sospettare che questi titoli siano stati punti di riferimento per gli autori. La vicenda, però, snodandosi, prende però dei contorni decisamente più Giapponesi, virando verso situazioni estranianti e grottesche piuttosto che rivelando un cervellotico piano globale di dominazione del mondo.
L'elemento in qualche modo rivoluzionario o comunque estremamente moderno di Higashi no Eden, però, non è né la sua trama né i suoi personaggi, ma l'idea, centrale, di mostrare un Giappone molto vicino a quello reale in un quadro terribilmente crudo, dettagliando le ombre e le patologie maggiori della nazione. E' finita l'epoca in cui le città del sollevante erano dipinte tutte alla stessa maniera, con comunità stereotipate centrate intorno a monolitici licei, con amabili vecchine che gestiscono chioschi di ramen e templi adagiati su pacifiche colline per meditare. Eden of the East mostra la società suicida verso cui sta correndo senza scampo il Giappone, la terra della cultura del lavoro portata all'estremo che, da una parte, costituisce un sistema che inghiotte e umilia le nuove generazioni e, dall'altra, favorisce il proliferare di una cultura come quella dei NEET, che non sono semplicemente i disoccupati, ma sono una vera e propria corrente di persone che rifiuta il mondo del lavoro giapponese a causa della sua brutalità e cerca un modo diverso per sopravvivere. Parla dei giovani costretti a essere mantenuti dalla generazione precedente e incapaci di visualizzare un futuro, del kikomori, la decisione di chiudersi in casa per tagliare fuori un mondo oggettivamente dannoso, della mancanza di orgoglio di un popolo che, di fronte a un attacco missilistico, non riesce a fare altro che a lamentarsi di essere stato incauto.
In cima a tutto questo il gioco dei selecao, la cantilena di Juiz sul dovere di chi possiede, la galleria dei personaggi che compongono i 12 ha un sapore più amaro e forte, proprio perché assume la forma della satira e della critica sociale, più del semplice intrattenimento. Un'evoluzione del mondo anime a mio parere netta e estremamente rilevante.
Tecnicamente Eden of the East vira verso il fotorealismo con molti ottimi effetti. Il disegno dei personaggi non è particolarmente dettagliato né definito, in generale è un po' imperfetto (la cacciatrice di Jhonny sembra una bambola gonfiabile), ma gli scenari sono ottimi e potenti. Certo, non è un anime spettacolare se si esclude l'ultima puntata, ma fa il suo dovere. Notevoli le sigle, a parte l'uso degli Oasis quella iniziale ha un tratto grafico affascinante.
Per finire, l'anime finisce nella casella vivamente consigliato, anche se è qualcosa di molto particolare, difficilmente classificabile e potreste trovarvi un po' spersi, soprattutto all'inizio. Dopo averlo visto, però, nell'attesa dei due NECESSARI film per chiudere la storia, guarderete il vostro cellulare in modo diverso.

“Noblesse oblige, per favore stanotte continui a essere un salvatore”

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