Strip
serie
288, 16/12/2006 - GTR 1998 (1)
288
16 . 12 . 2006

Tuonano i martelli da guerra

Da un paio d'anni abbiamo questa tradizione, a FTR, per cui sotto le feste pubblichiamo un nuovo episodio della nostra serie più sanguinaria, dedicata allo sporco mondo del crimine. Perchè TheRabbit, vedete, non è sempre stato un coniglietto domestico, e non lasciatevi ingannare solo perchè nelle strip solitamente lo vedete sul divano col joypad in mano... no, TheRabbit ha un passato oscuro, intrecciato con i fatti di sangue (più o meno immaginari) che hanno segnato la storia dell'Industria videoludica.
E allora ecco la terza serie di Grand Theft Rabbit, che per la prima volta sarà ambientata ai giorni nostri, con qualche flashback dal 1998. Noi autori teniamo particolarmente a questa serie, e se sfogliate l'archivio vi renderete conto che cerco di curare più del solito l'arte (come succede anche per Kunoichi Clara, naturalmente). Tanto più che in questa storia compare una “guest-star” che forse sarà sconosciuta al grande pubblico, ma a cui volevo rendere giustizia perchè si tratta di un personaggio disegnato da alcuni dei miei artisti preferiti.
Della trama non dirò nulla oggi, meglio attendere che la storia si sviluppi un po': chi ha problemi di concentrazione non si spaventi, saranno solo 4 episodi.

E' fisiologico che le occasioni di interesse per questa Industria in questi giorni si moltiplichino, ma su tutte ovviamente spicca il teaser trailer di Final Fantasy XIII Versus.
Si tratta di quel fantomatico filmato presentato all'E3 2006 e rivelato al pubblico soltanto adesso: tra cori lirici in latino, atmosfere da metropoli notturna e citazioni shakesperiane, adesso capisco l'impressione suscitata dal filmato tra i Giornalisti Di Professione che furono ammessi alla conferenza di SquareEnix. Il nostro M.it ha un'anteprima sul gioco, che come si sapeva da tempo è un RPG d'azione in stile Kingdom Hearts. Mi permetto di fare una correzione, da fanatico psicopatico quale sono: il protagonista ha gli occhi blu, che diventano rossi solo quando combatte. Parola di Tetsuya Nomura.
Ma veniamo al cuore pulsante dell'editoriale, perché come anticipato ho iniziato a giocare Dawn Of War: Dark Crusade, l'RTS ambientato nell'universo di Warhammer 40K. L'ultimo RTS che ho provato fu Dragonshard, per cui il lettore attento può intuire che mi sono perso parecchio di quanto è successo sulla scena degli strategici in tempo reale negli ultimi anni. Il fatto è che che dopo Warcraft non è stata più la stessa cosa, in ogni RTS che incontro vedo il pallido riflesso della gloria di un tempo, il primo amore non si scorda mai, e ormai credo che il mio cuore appartenga agli RTS di Blizzard, e a nessun altro.
Eppure, se consideriamo questo Dark Crusade come un prodotto a se stante, si tratta di un gioco notevolissimo. Non posso perdonare a Relic di averci messo due episodi prima di giungere a questo Dark Crusade, che di fatto è l'opera che fin da subito avrebbero dovuto realizzare, se avessero avuto un po' di rispetto per i fan di Warhammer... d'altronde quelli sono già dei masochisti, considerato le cifre che spendono per il loro costoso hobby, e un paio di 49 euro in più per i videogiochi non fa una gran differenza.
Certo mancano ancora i Tiranidi, che è come dire fare un gioco di Guerre Stellari senza i Jedi: è vero, l'ambientazione è talmente vasta e particolareggiata (a livelli inimmaginabili per chi non sia addentro all'hobby) che può fare a meno anche dei suoi elementi più conosciuti e risultare molto interessante lo stesso. E' ovvio che si sono riservati i Tiranidi per un seguito, se non per l'ennesima espansione, e bisogna portare pazienza.
Del resto con ben sette fazioni giocabili lamentarsi perchè manca l'ultima è un po' patetico: io stesso so che mi mancherà la forza di giocare la campagna single-player sette volte. Il problema però non è solo mio, perchè credo che Relic avrebbe potuto sforzarsi un po' di più per dare sostanza alla suddetta campagna, abbellendola con un po' di trama e magari qualche sequenza di intermezzo. Invece hanno optato per una struttura interessante per il gameplay, con una mappa del mondo da conquistare come in Risiko e libertà assoluta nelle strategie: ovviamente questo penalizza la trama. Le uniche missioni che non si riducono a distruggere la base avversaria sono quelle nelle roccaforti delle 6 fazioni avversarie, le sole che hanno obiettivi dinamici e piuttosto vari.
A questa monotonia generale contribuisce anche l'assenza dei Mostri Erranti: è più forte di me, e ne ho sentito spesso la mancanza. Tanto più che nei vari manuali di Warhammer 40K non manca il materiale.
Però con sette razze decisamente diversificate come personalità e tattiche, anche la monotonia è un problema relativo. In sostanza era difficile sbagliare con un titolo del genere, perchè quasi tutti i difetti si possono tollerare in virtù dell'ambientazione favolosa che pervade tutto il gioco. Mi sembra superfluo ricordare qui la qualità della direzione artistica di Warhammer, che di fatto è la pietra di paragone per qualsiasi produzione occidentale.

PS: Se il sito vi pare leggermente più veloce, non è un'impressione. E' il risultato di un perfezionamento della politica di caching. Ringraziate pure gli elfi di babbo natale.

Lo-Rez: arte, storia, web design
16 . 12 . 2006

Biohazard

E' ricominciato GTR e vi assicuro che sul Tutubo un ragazzo ha messo un video con lui che rappa affinché i genitori gli permettano di leggerlo. Visto che è un video molto trendy la cosa che potete fare per evitare di essere bollati come sfighi é passarlo a tutti quelli della vostra cumpa così che anche loro possano notare quanto è strabello.
Ehm... intendiamoci, io contro la pubblicità virale non ho niente, il mio problema è che non sono sicuro che esista. Mi sembra uno di quei fenomeni montati dai media per così dire tradizionali, tanto per far finta che loro ne capiscono della sociologia sottesa alle nuove tecnologie. Dicasi pubblicità virale quel fenomeno secondo cui si stimola nella comunità virtuale il passaparola rispetto a un certo marchio o prodotto, magari tramite filmati e idee un po' anticonformiste, affinché poi si generi intorno ad esso hype autoindotto, creato dagli stessi utenti (con costi irrisori). Etichettare una cosa del genere, però, mi sembra tanto imbottigliare la passione, la passione di quella gente che, magari affascinata da certe idee, comincia a coltivarci sopra delle illusioni, illusioni che naturalmente possono essere disattese, ma che comunque rappresentano un'espressione genuina di entusiasmo. La comunità online è un'estratto terribilmente concentrato di gente appassionata delle più svariate cose che riceve addosso una pioggia costante e massiccia di informazioni. E' nella sua indole divertirsi a ingigantirle, in qualche modo è il suo modo di fare festa.
Finchè le società sfruttano queste ondate di isteria collettiva sostenendo il loro ruolo nel gioco delle parti, anche con chiari intenti di marketing (NON, insomma, come nel caso PSP), secondo me la cosa è sana, ma non è un fenomeno nuovo, è solo una pratica comune da sempre più facile da mettere in scena. E' il semplice far parlare di sé, una volta sussurrato dal cugino dell'amico dello zio, oggi in onda in streaming video. Una volta trafiletto su giornali, oggi post di blog. Quello che è cambiato è il fatto che l'infrastruttura che diffonde il virus è dieci, venti, cento volte più potente e migliaia di volte più veloce. Senza contare che, come dicevo sopra, la comunità su cui agisce è estremamente più recettiva. Forse è per questo che gli investimenti in strategie del genere stanno aumentando sensibilmente.
Passiamo oltre, volevo esprimere una punta di dispiacere per la cancellazione del cartone di Rat-Man che (ah già, probabilmente non lo sapete...) andava in onda su Rai Due. Non ho mai avuto occasione di vederlo perchè sfortunatamente in un orario a me poco congeniale, però chiunque segua un pochino il Ratto sa quanto fosse un progetto a cui Ortolani tenesse e soprattutto sa quale sia la potenzialità di un prodotto del genere. A parte il fatto che, al solito, il cartone è stato maltrattato da una promozione inesistente, è più sconsolante il fatto che, in verità, sembra sia rimasto coinvolto in qualcosa di più vasto, ovvero la morte della fascia pomeridiana della televisione per bambini. Ora, lo so che sono tutte idiozie, che voi siete strabravi, strabelli e straacculturati, che la televisione è cattiva e bisogna lasciarla dove è e che vi guardate i cartoni trendy fansubbati, ma io con la televisione per bambini delle quattro di pomeriggio CI SONO CRESCIUTO e non posso che trovare tragico come sia stata ridotta da anni di menefreghismo, mentalità bigotte e ultraconservative, pura stupidità. E trovo altrettanto tragico come questo rischi di danneggiare l'ancora giovanissima animazione italiana che, a mio parere, è riuscita anche a tirare fuori cose tecnicamente egrege, ma che naturalmente ha bisogno di essere sostenuta in primis dal mercato interno per poter sperare di raggiungere qualche obiettivo significativo (certo, il cartone sulla Pallastrada l'han fatto i francesi, ma questo è un altro discorso).
L'editoriale chiude con una riflessione su un altro fenomeno che è di questi giorni, ovvero i Wii-more che vengono proiettati in giro per le case sfondando televisori e finestre. Potete anche gettare biasimo e scoramento sulla Nintendo che ha fatto cordini poco robusti, ma santo cielo, COSA DIAVOLO CI FATE con quel maledetto controller? (oltre a correre per casa urlando WIIIIIIIIIIIIIIIIII).

“DQ is played by hardcore gamer nerds, sure, but it's also for little kids and moms and dads and retirees. It's a simple, accessible game for everybody. It's Japan's equivalent of Disney movies.”

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