Strip
serie
179, 09/10/2004 - Il patto delle streghe, tav. 14
179
09 . 10 . 2004

Gore

Quando è iniziato questo fumetto, nè io nè Cymon avevamo una chiara idea di chi fosse Clara Croft (a parte alcune sue ovvie qualità, che non vale la pena di citare). Le abbiamo dedicato questa serie anche perchè vedevamo un certo potenziale nel complesso di inferiorità di Clara rispetto alla sorella stra-famosa. Non bisogna dimenticare che siamo condizionati da dozzine di storie squallide e tamarre, tutte che insistono sulla rivalità tra l'Eroe e il suo gemello cattivo, da Liquid Snake contro Solid Snake a Sub-Zero contro Scorpion, fino a Django contro Sabata... questa serie si è praticamente scritta da sola.
Se qualcuno si chiede cosa significhi quel "tunz tunz" di sottofondo alla strip, diciamo che si tratta di una rappresentazione alternativa (dato che il formato delle strip non supporta funzioni multimediali) di una musicaccia tamarra, che ha cominciato a pompare a tutto volume la volta scorsa per accompagnare l'entrata in scena dei ninja malvagi.
Ho sempre sognato i miei ninja malvagi personali.

E' un periodo di forte saturazione per quanto mi riguarda, pericolosamente vicino a un breakdown a valanga. Nondimeno, continuo a disegnare due strip a settimana, come da solenne impegno preso sull'altare sacro dei miei defunti antenati. Magari potreste avere un'impressione diversa, visto che su M.it sono saltati praticamente due appuntamenti... ma come abbiamo spiegato più volte sul forum questi ritardi non dipendono da noi, ma dall'amministrazione di Multiplayer.it. Sorry. Fosse per noi, verremmo a consegnarvi la strip porta a porta.

Naturalmente l'ultima affermazione era completamente falsa. Non Lo Facciamo Per Voi®, carissimi amici.
Comunque il tempo che posso dedicare a FTR in questi giorni si è ulteriormente ridotto, a causa di un fenomeno che in codice è denominato "GTA3". L'ho trovato in versione budget e ho pensato bene di recuperare uno dei classici del videogioco, dopotutto è un'offerta che non potevo rifiutare. Ora, se mi mettessi a parlare di GTA3 qui, adesso, forse mi renderei ridicolo davanti a tutti i miei lettori, perchè GTA3 è roba passata. Normalmente non mi faccio problemi a parlare di rpg dell'era 16-bit, perchè quella è Storia, ma GTA3 si trova a metà strada tra la Storia e il Presente... è vecchio e basta.
Non dubito che chiunque aveva interesse in questo titolo se lo sarà ormai procurato, anche perchè statisticamente un essere umano su due ne possiede una copia. Mi limito a dire che mi piace, è un gameplay radicale, vasto, con una visione abbastanza potente da fondare un sottogenere, e una personalità inconfondibile. Inizialmente si resta perplessi per l'assenza di un tasto "azione" o cose del genere, ma come in Quake prima di lui, presto ci si rende conto di non averne bisogno, perchè è l'ambiente stesso che si offre spontaneamente alla nostra interazione. E il fatto che l'interazione sia qualcosa di più articolato della pressione di un tasto è un'ottima cosa. Ho presente alcuni esempi ben precisi di questo fenomeno ma non li citerò, perchè riguardano certe signorine che passeggiano sul marciapiede.
La grafica naturalmente non può impressionare il videogiocatore moderno, ma gli effetti di luce al tramonto, le luci dei semafori nella nebbia, l'asfalto bagnato, e il cielo multicolore e sempre in movimento fanno la loro figura dignitosa.
Tutto nel gioco è calibrato per creare situazioni cinematografiche, e puntualmente quando mi viene da gridare "Woah!" di fronte a quanto succede sullo schermo, la telecamera mi legge nel pensiero e cambia angolazione, attivando la moviola. Combinare grossi guai è il fulcro del gioco, e per fortuna l'AI è abbastanza furba da riconoscere le situazioni di casino (o semplicemente le più spettacolari) e farmi vincere dei punti. Per "grossi guai" intendo ad esempio creare posti di blocco improvvisati parcheggiando autobus in mezzo a un incrocio trafficatissimo, lanciare una granata, e innescare esplosioni a catena... oppure farsi inseguire da cinque pattuglie di polizia e sterzare all'ultimo momento, per vederne tre o quattro che precipitano in mare.

Il tema di questa settimana ormai sono i giochi più tartassati dalla censura, e tanto vale parlare di Mortal Kombat: Deception. L'aneddoto buffo è che in Francia il gioco ha cambiato nome perchè suonava come "Mortal Kombat: La delusione".
Dopo MK4 il mio entusiasmo per questa serie si è raffreddato, ma non posso negare che la mia adolescenza è trascorsa in fila davanti al cabinato di MK2 in sala-giochi. Probabilmente una buona metà dei tizi che erano in quella folla oggi sono in carcere, ma il punto è che MK2 è una pietra miliare del divertimento elettronico. Da quando la serie è passata in 3D non ha più lo smalto di allora, però sembra che questo nuovo gioco non sia malaccio. Le trappole sparse per le arene sono sempre divertenti, sono stati ripescati personaggi oscuri della mitologia della saga (come Ermac), e poi ci sono tre sottogiochi bizzarri. Uno è Super Puzzle Fighter plagiato senza il minimo pudore, ma più brutto. L'altro mischia scacchi e picchiaduro togliendo il divertimento a entrambi. Il terzo è un action/adventure decisamente troppo lungo, ma almeno l'idea è buona: guidare una simpatica canaglia di MK dall'infanzia alla vecchiaia, allenandosi nel combattimento.
L'atmosfera di MK mi ha sempre affascinato, con la musica techno che rulla e la voce cavernosa del presentatore, coi personaggi segreti e l'infinità di sporchi trucchi da scoprire. In fatto di picchiaduro 3D un uomo savio non ha bisogno di nient'altro che Soul Calibur, per tutta la vita... però MK è una serie smargiassa che non si prende sul serio, e a me piace questo genere di giochi.

“Sexual tension, Captain. There's no doubt in my mind.”

Lo-Rez: arte, storia, web design
09 . 10 . 2004

Teledipendenza

Arriva il momento in cui i tuoi esami universitari finiscono e, sebbene le preoccupazioni per la tesi ti stiano ben piantate in mezzo al cervello, tutto il tuo corpo inizia a scivolare in un turbine di fancazzismo, mollezza e inerzia. Così prostrato, sbattuto su un divano come un mollusco, diventi facile preda di malattie e disturbi anche gravi, pronti a pascersi delle tue membra e, soprattutto, del tuo cervello, tanto dolce al chiudersi delle loro mascelle. La teledipendenza è sicuramente uno dei più comuni killer che ti possono strisciare alle spalle in questi casi, soprattutto se sei dotato di parabola e di una naturale inclinazione per i cartoni animati e le serie TV in generale. Questa peste nera del nuovo millennio (e anche di una certa parte del vecchio) ha il bello di non essere debilitante, almeno non in modo manifesto, permettendoti di convincerti di essere completamente operativo, ma intanto inducendoti ad allocare risorse per attività assurde e particolarmente vuote, depennando dalle tue abitudini cose più sane come potrebbero essere due-tre ore di programmazione dura giornaliera in java o la fruizione spensierata di antichi testi orientali di magia nera. Ai primi stadi si manifesta semplicemente con un certo piacere per la pubblicità e il meteo e una passione per i tastini morbidi del telecomando, ma col peggiorare si porta dietro una conoscenza generica (fortunatamente non profonda) di ogni reality show la TV passi, una venerazione aborigena per determinate configurazioni tette-culo e l'abitudine a canticchiare sotto la doccia gli stacchetti di Passaparola (accompagnata, quest'ultima, con una certa indulgenza nei confronti di DJ Francesco). Naturalmente esistono stadi peggiori, come quello in cui poni Costantino a tuo riferimento culturale unico e indivisibile o quello in cui provi venerazione aborigena per Platinette, ma il Cymon, fortunatamente, possiede ancora alcuni anticorpi che niente può debellare e non è ancora arrivato al fondo.
Il Cymon, dicevamo, che ormai flette i possenti muscoli del suo indice per librarsi tra il Gioco dei 9 e Affari tuoi, che cammina con piè veloce in mezzo a Enterprise, Star Trek Voyager, Harsh Realm e Alias, che zompetta aracnoide fino alle vette inviolabili dei telegiornali. Ma naturalmente non è di queste cose che posso parlarvi qui, nel tempio del coniglio, in cui bruciano alte le pire in nome di nostro signore videoludo, non sono certo queste mie parole adatte alle vostre orecchie, miei cari! Dunque? Devo tacere? Tacere? IO? Avete letto il mio nome in sovrimpressione? Sapete chi sono? Io non taccio! Non taccio! E infatti...
Avete visto che figata il nuovo cartone animato di Sonic? Sonic, personaggio SEGA di cui mi vergognerei a parlarvi tanto è famoso, ha avuto un po' di anni fa, lustri quasi, una sua incarnazione cartoonesca al pari del collega/rivale Mario, ma, proprio come nel caso di Mario, si trattava di un prodotto squallidamente infantile, in cui il porcospino aveva una voce a dir poco odiosa e il buon Eggman (che continuo invariabilmente a chiamare Robotnik) era il tipico fallitaccio che combinava più pasticci che cose giuste e finiva invariabilmente col prendere martellate dai suoi marchingegni medesimi. Sonic X, invece, al momento in onda per parabolizzati su FoxKids di pomeriggio, sfrutta il classico escamotage di paracadutare i personaggi della saga nel mondo reale, inserisce da copione un bimbetto rompiballe nelle vicende e cerca di allestire una storia che, pur stentando a chiamarla matura, è già un po' sopra la soglia del guardabile. Gli aspetti interessanti del cartone sono principalemente due. Il primo è dato dall'uso estensivo e completo di TUTTI i personaggi del Sonic-mondo, da Knuckles a Cream (chao chao), da Rouge al gatto pescatore di cui non ricordo il nome (io ho giocato Sonic Battle, mica Sonic Adventures). Il secondo riguarda l'elevato livello tecnico della serie perché l'uso del computer è si estensivo e visibile (come farne a meno oggi?), ma almeno è fatto con una certa perizia. Niente immagini appiccicate con la colla sugli scenari e mosse a mano, niente uso casuale del treddì, niente colori puri privi di ombre. C'è una certa classe nella realizzazione di Sonic X che permette al personaggio di mantenere il suo carisma originario, gli consente di sfruttare la sensazione di velocità assurda che tanto lo ha aiutato a sfondare nel mondo dei videogames e quindi rende la visione godibile, soprattutto per i fan. Vi capitasse, vi consiglierei di dargli un'occhiata, è sempre meglio che perdere la propria giovinezza sul remake di Holly e Benji.
Diamo una sbircia alla vignetta qua sopra, tanto per chiosare a tema. Questa è indubbiamente una delle tavole più carismatiche della serie, la tavola in cui il personaggio prende coscienza di sé e agisce, il momento in cui capisce che da grandi poteri vengono grandi responsabilità, oltretutto senza che gli si debba sterminare la famiglia per fargli capire l'antifona! Bye bye!

"Ridere dei piccoli dolori è sollievo dei deboli. Ridere sull'abisso è proprio degli eroi"

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